La Primavera è un grande dipinto su tavola a tempera di Botticelli realizzato tra il 1470 e il 1480 circa. È uno dei dipinti più rappresentativi del Rinascimento. Il titolo fu dato al dipinto dallo storico dell’arte Giorgio Vasari quando lo vide nella sua collocazione originaria di Villa Castello, appena fuori Firenze. Oggi si trova agli Uffizi.
La storia del dipinto non è certa: pare sia stato commissionato da uno dei Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico, per un palazzo cittadino, per poi essere trasferito più tardi nella villa fuori città.
Il soggetto è mitologico e attinge da numerose fonti letterarie classiche e rinascimentali, comprese le opere dei poeti latini Ovidio e Lucrezio, e potrebbe anche alludere a una poesia di Poliziano, il poeta di casa dei Medici che potrebbe aver aiutato Botticelli a ideare la composizione.
Il dipinto presenta sei figure femminili e due maschili, insieme a un cupido, in un aranceto. Il movimento della composizione è da destra a sinistra, quindi seguendo quella direzione l’identificazione standard delle figure è la seguente: all’estrema destra Zefiro, il vento pungente di marzo, rapisce e possiede la ninfa Clori, che poi sposa e trasforma in una divinità, Flora, la dea della primavera, eterna portatrice di vita, e sparge rose per terra. Flora ha un sorrisetto che era insolito per le rappresentazioni rinascimentali.
Al centro e un po’ arretrata rispetto alle altre figure si trova Venere, una donna vestita di rosso e azzurro, simbolo dell’amore puro. Come Flora, ricambia lo sguardo dello spettatore. Gli alberi dietro di lei formano un arco spezzato per attirare l’attenzione in quel punto. Nell’aria sopra di lei un Cupido bendato punta il suo arco a sinistra. Lì le Tre Grazie, tradizionali compagne di Venere, si danno la mano in una danza. All’estrema sinistra Mercurio, isolato dagli altri, vestito di rosso con una spada e un elmo, alza il suo caduceo (bastone alato con due serpenti attorcigliati) per scacciare le nuvole.

La Primavera di Botticelli si presta a un gran numero di interpretazioni allegoriche
Lo scenario naturale è elaborato: si sono 500 specie vegetali identificate raffigurate nel dipinto, con circa 190 fiori diversi,[ di cui almeno 130 possono essere identificati in modo specifico. Questo aspetto e le dimensioni del dipinto rimandano agli arazzi fiamminghi millefleur (“mille fiori”) che erano decorazioni molto richieste per i palazzi dell’epoca. Come negli arazzi, i fiori non diventano più piccoli nella parte posteriore dello spazio pittorico.
I costumi delle figure sono rivisitazioni di abiti della Firenze contemporanea di Botticelli, seppure abbiano anche valenze allegoriche. Il giardino è un aranceto, che richiama il frutto simbolo dei Medici. Anche Mercurio, dio della medicina, potrebbe essere un’allusione alla famiglia committente del dipinto.
La Primavera di Botticelli si presta a diverse letture e nel corso dei secoli sono state avanzate varie ipotesi di interpretazione che non si escludono a vicenda ma piuttosto possono stratificarsi l’una sull’altra. Il dipinto riflette una profonda conoscenza della letteratura e della filosofia classica che stavano rifiorendo grazie all’umanesimo e alla diffusione del neoplatonismo.
Una prima interpretazione è legata alla committenza: la Primavera potrebbe essere l’allegoria del matrimonio tra Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (cugino di Lorenzo il Magnifico) e Semiramide Appiani e la lettura da destra a sinistra condurrebbe dall’amore istintuale e passionale all’amore spirituale e puro. Anche i fiori raffigurati hanno significati matrimoniali: i fiori d’arancio sono da sempre simbolo di felicità coniugale, così come la borrana, mentre fiordalisi, margherite e nontiscordardimé simboleggiano la donna amata. La coppia di sposi sarebbe quindi da individuare in Mercurio e nella donna centrale delle Tre Grazie, che rivolge lo sguardo verso di lui ed è puntata dalla freccia di Cupido.
Un’altra interpretazione è più strettamente legata alla filosofia neoplatonica molto diffusa nei circoli intellettuali medicei: la Primavera rappresenterebbe il percorso dell’uomo nel distacco dal mondo terreno verso quello spirituale grazie all’amore. Anche in questo caso Zefiro e Clori simboleggiano l’amore sensuale e irrazionale, che genera la vita e che grazie a Venere ed Eros si trasforma in quello spirituale, simboleggiato dalle Tre Grazie e da Mercurio, che rappresenta la ragione guida.
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