La pittura fiamminga fu il risultato della fusione della tradizione gotica francese e del naturalismo senese e si affermò nel ‘400 quando Jan van Eyck divenne celebre con dipinti quali il Ritratto dei coniugi Arnolfini.
La pittura fiamminga predilesse la natura come soggetto di studio e di rappresentazione a cui l’uomo si aggiunse solo come dettaglio ulteriore, ma il reale protagonista nei dipinti fiamminghi fu senza dubbio la luce, usata realisticamente per dare continuità agli spazi e alle scene. Notevole anche la cura dei dettagli. L’influenza di questa corrente artistica si diffuse in tutta Europa, Italia compresa.

Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck (National Gallery, Londra)
Altri noti esponenti della pittura fiammnga furono Rogier van der Weyden (La deposizione), il Maestro di Flémalle (nome con cui è noto Robert Campin), Hugo van der Goes (Adorazione dei pastori, nota anche come Trittico Portinari dal cognome di chi commissionò l’opera).
Questo clima di vivacità culturale si protrasse anche per tutto il ‘500, secolo di grandi maestri e di profondi cambiamenti: la riforma luterana e la controriforma cattolica, eventi che scossero gli animi e posero grandi interrogativi sull’uomo, sulla ragione e sulla divinità. Tutto ciò influì anche sull’arte e sul suo manifestarsi. Fra i grandi artisti del XVI sec. vanno ricordati Hieronymus Bosch e Pieter Brueghel il Vecchio.

Trittico della Tentazione di Sant’Antonio di Hieronymus Bosch (Museo Nazionale di Arte Antica, Lisbona)
La locuzione pittura fiamminga è spesso impropriamente usata:
- geograficamente, dovrebbe riferirsi non tanto alla pittura deila regione comprendente Belgio e Paesi Bassi, ma solo alla produzione artistica del territorio che comprende i Paesi Bassi Meridionali (le cosiddette Fiandre, l’Artois, il Brabante, l’Hainaut, il Limburgo) e le regioni denominate Olanda e Zelanda più a nord.
- temporalmente, dovrebbe escludere il periodo barocco.
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