Olympia è un dipinto di Édouard Manet, esposto per la prima volta al Salon di Parigi del 1865 e oggi in mostra al Musée d’Orsay. Quest’opera destò molto scandalo all’epoca della sua prima esposizione, perché mostra una donna nuda sdraiata su un letto, con lo sguardo diretto verso lo spettatore, mentre una serva le porge dei fiori. Per la figura di Olympia posò una delle modelle favorite di Manet, Victorine Meurent, e il fatto che fosse una donna ben riconoscibile fu considerato sconveniente, ma una serie di dettagli del dipinto fecero identificare il soggetto con una prostituta, generando uno sdegno ancora maggiore.
Ciò che scioccò il pubblico contemporaneo di Manet non fu la nudità di Olimpia, ma il suo sguardo di sfida, l’orchidea tra i capelli, il braccialetto, gli orecchini di perle e lo scialle orientale su cui giace, simboli di ricchezza e sensualità che fecero pensare immediatamente al ritratto di una prostituta. Il nastro nero intorno al collo, in netto contrasto con la sua carnagione pallida, e la sua pantofola abbandonata sul letto sottolineano l’atmosfera voluttuosa. “Olympia”, per di più, era un nome tipicamente associato alle prostitute nella Parigi del 1860.

Manet puntava il proprio successo sull’esposizione dell’Olympia, non aspettandosi la mole di critiche accusatorie che avrebbe sollevato
Il dipinto è modellato chiaramente sulla Venere di Urbino di Tiziano, ma mentre la mano sinistra della Venere di Tiziano era piegata sul pube, la mano sinistra di Olympia è tesa e ferma: la prima fu accusata di avere un aspetto adescatore e di essere intenta alla masturbazione, il gesto della seconda invece fu interpretato come simbolico del suo ruolo di prostituta, perché l’accesso al suo corpo può avvenire solo in cambio di un pagamento. Manet, inoltre, sostituì il cagnolino (simbolo di fedeltà) del dipinto di Tiziano con un gatto nero, creatura associata alla promiscuità notturna. Per di più il gatto ha il pelo rizzato, una postura provocatoria, e in francese chatte (gatto) è lo slang per i genitali femminili. I fiori porti dalla serva, in quest’ottica, sono probabilmente un regalo di un cliente, e per questo Olympia li ignora. Altri modelli di quest’opera sono la Maja desnuda di Goya, di cui Olympia riprende lo sguardo diretto, e La grande odalisca di Ingres.
Il dipinto si discostava dal canone accademico oltre che nel soggetto anche nel suo stile, caratterizzato da pennellate ampie e veloci, illuminazione priva di mezzitoni, ampie campiture di colore e poco interesse per la resa della profondità. Generò sorpresa anche il fatto che la tela fosse di notevoli dimensioni, di solito riservate a soggetti storici o mitologici.
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