La nascita di Venere è un dipinto di Botticelli, probabilmente eseguito a metà degli anni ’80 del Quattrocento. Raffigura la dea Venere che emerge dal mare nascendo già adulta, generata dalla schiuma marina. Il dipinto si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Insieme alla Primavera dello stesso autore, è tra i dipinti più famosi al mondo e icona del Rinascimento. Il titolo fu in realtà attribuito al dipinto ufficialmente solo nell’Ottocento, ma in realtà la scena è quella immediatamente successiva alla nascita, è l’arrivo a terra, probabilmente Cipro, isola sacra di Venere. La committenza dell’opera probabilmente è di nuovo medicea, ma non ci sono certezze in merito.
La maggior parte degli storici dell’arte concorda, tuttavia, sul fatto che la Nascita non richieda necessariamente analisi complesse per decodificarne il significato, come invece fa la Primavera. Sebbene ci siano sottigliezze nel dipinto, il suo significato principale è la rappresentazione di una scena tradizionale della mitologia greca, e il suo fascino è molto accessibile, anche senza indagarne i significati reconditi: da qui deriva la sua grande popolarità. Non mancano comunque gli studi interpretativi su questo dipinto, in cui la Venere è simbolo di bellezza spirituale e dell’amore come forza generatrice.

La Nascita di Venere di Botticelli è diventata nei secoli simboli di un ideale di bellezza femminile
Al centro della composizione la dea Venere appena nata sta in piedi nuda in una gigantesca conchiglia. A sinistra il dio del vento Zefiro soffia verso di lei, con il vento mostrato da linee sottilissime che si irradiano dalla sua bocca e spingono la conchiglia di Venere verso la riva. Zefiro è il vento della passione, da cui scaturisce la vita. Abbracciata a lui vi è una giovane donna, alata come Zefiro, che soffia con meno forza: Vasari la identificò come “Aura”, personificazione di una brezza leggera. I loro sforzi congiunti, oltre a sospingere Venere, fanno svolazzare i capelli e gli abiti dell’altra donna sulla destra.
Si tratta di una figura femminile che sembra quasi galleggiare lievemente al di sopra del suolo, mentre tende un ricco mantello per coprire Venere non appena arriverà a riva. È una delle tre Ore, dee minori greche delle stagioni e assistenti di Venere. La decorazione floreale del suo vestito suggerisce che sia l’Ora della primavera.
Sebbene la posa di Venere sia per certi versi classica e prenda in prestito la posizione delle mani dal tipo Venere Pudica delle sculture greco-romane, il trattamento generale della figura è per molti aspetti derivato dall’arte gotica: Venere è in piedi disallineata rispetto al centro del dipinto, con un corpo curvo morbido e allungato che più che stare in piedi fluttua, infatti il peso è spostato troppo verso la gamba sinistra per poter essere sostenuto in equilibrio. Anche le proporzioni dei due venti non sono precise e nessuna delle figure del dipinto proietta ombre: è evidente che l’interesse di Botticelli non era nella rappresentazione naturalistica tipicamente rinascimentale.
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