Metamorfosi di Narciso è un dipinto a olio su tela del surrealista spagnolo Salvador Dalí, realizzata nel 1937. Risale al periodo critico-paranoico di Dalí, il cui metodo consisteva nel guardare un oggetto e dipingerne un altro. Il dipinto raffigura la sua interpretazione del mito greco di Narciso, l’uomo così bello da rifiutare tutte le donne e da ricevere la punizione divina di innamorarsi del proprio riflesso nell’acqua: nel mito, Narciso finisce per morire di stenti, incapace di staccarsi dal suo riflesso, e sul luogo della sua morte nasce un fiore.
L’ispirazione per quest’opera venne all’artista dopo un viaggio in Italia, dove ammirò le opere del Rinascimento, di cui riprodusse le pose classiche in questo e in altri dipinti.

Metamorfosi di Narciso è un dipinto ricco di letture sovrapponibili che sviluppa il tema del doppio
Nel dipinto di Dalí, la metamorfosi si svolge davanti allo spettatore nelle sue varie fasi, che convivono sulla stessa tela da sinistra verso destra. La figura di Narciso si trova sul lato sinistro della tela accovacciata vicino a un lago, con la testa appoggiata sul ginocchio, e appare di consistenza rocciosa. Sulla destra, una mano effettivamente di pietra stringe un uovo e crea una forma che rispecchia esattamente quella del corpo di Narciso. Dall’uovo rotto, inoltre, spunta un fiore di narciso. Sulla mano sono presenti anche delle formiche, ricorrenti nei dipinti di Dalí, che simboleggiano la decadenza e la morte. Al centro del dipinto c’è un gruppo delle corteggiatrici rifiutate da Narciso. Tra le montagne sullo sfondo, infine, si intravede una terza figura di Narciso, posta su un piedistallo come una statua.
Spesso Dalí dipinse figure raddoppiate nel suo periodo critico-paranoico, sviluppando una vera e propria tecnica creativa. Nel 1938 Dalí incontrò Freud e portò con sé la Metamorfosi di Narciso, per usarlo per discutere la teoria psicoanalitica del narcisismo e il suo concetto di paranoia critica, che l’artista aveva sviluppato sulla base del concetto di paranoia di Freud.
Torna alle Grandi opere