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Il quarto stato – Pellizza da Volpedo

Il quarto stato è un dipinto a olio su tela del divisionista italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato intorno al 1900 e conservato al Museo del Novecento a Milano. Originariamente il titolo dell’opera era Il sentiero dei lavoratori. Il termine “quarto stato” deriva dal tradizionale concetto europeo dei tre stati del regno, il clero, la nobiltà e il popolo comune: Pellizza aggiunge a essi la classe operaia, rappresentata durante uno sciopero per la negoziazione di maggiori diritti per i lavoratori. La classe operaia, secondo Pellizza, aveva ormai iniziato a distinguersi dal terzo stato, perché in esso era emersa la borghesia, che al contrario degli operai aveva rappresentanza politica.

Pellizza realizzò tre distinte versioni preliminari su larga scala dell’opera, per sperimentare le sue rappresentazioni divisioniste del colore. Dopo la sua morte, Il quarto stato divenne un’icona del socialismo italiano e fu ampiamente riprodotta nonostante il suo iniziale rifiuto da parte dei circoli artistici istituzionali. Nel tempo, il suo successo crebbe fino a diventare uno dei più importanti dipinti italiani di inizio Novecento.

Il quarto stato Pellizza da Volpedo

Il quarto stato di Pellizza da Volpedo è usato ancora oggi come simbolo delle rivendicazioni popolari

L’opera ha un grande dinamismo dato dai gesti tutti diversi dei personaggi che compongono la folla in fermento e dall’incedere sicuro e determinato dei tre personaggi che avanzano in primo piano come ambasciatori delle istanze del gruppo di operai. Il loro passo è calmo, non aggressivo ma deciso, come quello di chi sa di essere nel giusto. Suggerisce la consapevolezza di una vittoria imminente. La piazza dove avanzano è probabilmente piazza Malaspina a Volpeto, dove il pittore aveva già ambientato le tele che anticipavano questa. La compattezza della folla alle loro spalle esprime il senso di unità dei lavoratori, che condividono le stesse esigenze.

La donna, che Pellizza ha modellato sulla moglie Teresa, è a piedi nudi e invita i manifestanti a seguirla con un gesto eloquente: il suo atteggiamento è più animato rispetto a quello dei suoi due compagni, e anche ae pieghe del suo vestito mostrano un movimento in avanti più dinamico. Pellizza descrisse l’uomo al centro come un “uomo di 35 anni, focoso e intelligente, un operaio”.  Ha una mano nella tasca dei pantaloni e con l’altra porta una giacca gettata sulla spalla, ha uno sguardo dritto, sicuro e intenso e procede con disinvoltura. Alla sua destra c’è un altro uomo che avanza più pensieroso, con lo sguardo rivolto lontano una giacca che gli cade sulla spalla sinistra.

Gli altri manifestanti compiono una serie di gesti spontanei: alcuni portano i bambini in braccio, alcuni dialogano fra loro in modo concitato, altri usano le mani per bloccare il sole dai loro occhi e alcuni semplicemente guardano dritto davanti a sé. Formano una massa orizzontale che ricorda i fregi classici ma è assolutamente realistica come evocazione di una manifestazione di piazza.

La luce vibrante data dai piccoli tocchi di colore tipici del divisionismo avvolge gli operai ponendoli in contrasto con l’oscurità prevalente dello sfondo. I colori sono pochi, tutti neutri, tra il giallo, l’ocra e il marrone in tutte le loro sfumature. Questo stile, simile al puntinismo, utilizza la giustapposizione di singoli punti di colore per creare nuove esperienze cromatiche, piuttosto che mescolare i colori prima che raggiungano la tela, per una rappresentazione della luce il più naturale possibile.

 

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