Il figlio dell’uomo è un dipinto del 1964 del pittore surrealista belga René Magritte, che partì da quello che doveva essere semplicemente un autoritratto per esprimere poi il tentativo dell’uomo di andare oltre il visibile, sempre nascosto. L’autoritratto era stato commissionato dall’amico e mecenate di Magritte Harry Torczyner. Oggi fa parte di una collezione privata ed è uno dei quadri più famosi di questo artista, iconico e citato nei più svariati ambiti. Il dipinto è costituito da un uomo con un soprabito e una bombetta in piedi davanti a un muretto, oltre il quale si trovano il mare e un cielo nuvoloso. Il volto dell’uomo è in gran parte oscurato da una mela verde sospesa nel vuoto. Tuttavia, gli occhi dell’uomo possono essere visti sbirciare oltre il bordo della mela. Un’altra caratteristica sottile è che il braccio sinistro dell’uomo sembra piegarsi all’indietro all’altezza del gomito.

Il figlio dell’uomo, come molte delle opere di Magritte, è diventato un’icona pop
Il figlio dell’uomo ricorda molto altri dipinti di Magritte: L’uomo con la bombetta, con lo stesso uomo con la bombetta ma il viso coperto da una colomba, e solo a mezzobusto, e La grande guerra delle facciate, con una donna davanti a un muretto sul mare e con il viso coperto da fiori.
Riguardo al dipinto, Magritte disse che il suo obiettivo era rappresentare un meccanismo che avviene a ognuno quotidianamente: vedere nascoste delle cose apparentemente visibili, essere consapevoli che tutto ciò che si vede nasconde qualcos’altro e provare un interesse insopprimibile per questo altro.
L’opera, però, sembra anche rivolgere una critica alla classe borghese, a cui allude l’abito indossato dal soggetto, che Magritte accusava di ipocrisia: il viso nascosto è di chi finge, di chi si mostra diverso da quello che è realmente. Molti critici hanno spesso associato la mela alla tentazione di Adamo.
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