I mangiatori di patate è un dipinto a olio di Vincent van Gogh realizzato nell’aprile 1885 a Nuenen, nei Paesi Bassi. Si trova oggi al Museo Van Gogh di Amsterdam ed è uno dei primi capolavori dell’artista, molto apprezzato anche da lui stesso. Tuttavia, l’opera fu criticata dal suo amico Anthon van Rappard subito dopo essere stata dipinta e questo fu un duro colpo per la fiducia di Van Gogh come artista emergente.
Van Gogh disse che voleva rappresentare i contadini per come erano realmente. Scelse deliberatamente modelli grossolani e brutti, pensando che sarebbero stati spontanei e incontaminati, più autentici della popolazione cittadina. L’ispirazione arrivò dal pittore belga Charles de Groux e in particolare dalla sua opera La benedizione prima di cena. L’opera di De Groux è una rappresentazione solenne di una famiglia di contadini che prega prima di cena, strettamente legata alle rappresentazioni cristiane dell’Ultima Cena.

Nel dipinto I mangiatori di patate Van Gogh evidenziò negli sguardi dei personaggi l’alienazione serale dopo una giornata di lavoro
Questo dipinto fu inoltre il frutto dell’esperienza come pastore tra i minatori del Borinage belga, che conducevano una vita miserabile e ispirarono in Van Gogh uno slancio verso i poveri e gli afflitti. Per questo quando dopo questa esperienza decise di dedicarsi alla pittura, come primi soggetti scelse i contadini nei dintorni del villaggio dei genitori, Nuenen. Prima de I mangiatori di patate, Van Gogh realizzò numerosissimi ritratti in primo piano dei contadini, per prendere confidenza con il loro aspetto e le loro emozioni.
L’obiettivo di Van Gogh con I mangiatori di patate era di rappresentare i contadini e il loro ambiente in modo autentico e realistico, senza idealizzazioni o filtri sugli aspetti più brutti e miseri. Van Gogh rifiutò l’idealizzazione applicata dal romanticismo all’ambiente contadino come positivo perché vicino alla natura, presentando la situazione così com’era nella sua crudezza. Per questo usò colori terrosi, densi, in poche tonalità cupe. La durezza della vita contadina deforma anche i volti, dai lineamenti grossolani e spessi. I contadini sono raccolti intorno a un tavolo in un’abitazione molto piccola e male illuminata, intenti a consumare un magro pasto. La luce proviene dalla lampada a petrolio appesa al soffito e si riflette sugli elementi chiari del dipinto, le cuffie, il pasto, le tazzine, ed evidenzia le rughe dei volti, non solo di vecchiaia, come per i personaggi sulla destra, ma anche di fatica e rassegnazione, come per l’uomo sulla sinistra. Le mani sono nodose per il lavoro e magre per la scarsità di cibo. La bambina in primo piano è controluce e di spalle e dà allo spettatore la sensazione di sbirciare dalla finestra.
Sulla parete a siistra si distingue una stampa di un crocifisso, che stende un’aura di sacralità sulla riunione familiare, che richiama il rituale del ringraziamento prima dei pasti.
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