Il Medioevo si concluse, all’incirca, alla fine dell’XV sec. lasciando spazio a un secolo di rinnovamento e di personaggi di prim’ordine nell’arte come anche negli altri settori culturali (basti pensare a Dante per la letteratura).
Giotto è considerato il primo vero artista moderno della pittura italiana, come il contemporaneo Dante è ritenuto il padre della nostra lingua. Fu talmente importante che la sua opera influenzò anche i secoli che seguirono, in particolare, gli artisti del Rinascimento.
Oltre Firenze, sede della scuola di Giotto, anche Siena si sviluppo come importante centro artistico, grazie anche alla potenza economica della città e al grande progetto per la costruzione del duomo che attirò artisti di grande rilievo nel panorama dell’epoca, come Nicola e Giovanni Pisano. La scuola senese combinò gli usi bizantini con la raffinatezza della linea e del colore tipici del gotico per raffigurare soggetti sacri e allegorie in linea con lo stile “cortese” proprio dei letterati dell’epoca. Alcuni dei maestri della scuola senese furono Duccio di Buoninsegna, da ricordare per la sua Madonna Rucellai, e i fratelli Lorenzetti. Ambrogio Lorenzetti, dapprima vicino alla pittura di Giotto, definì in seguito uno stile proprio, più realistico ed espressivo sia nei personaggi che nei paesaggi; si espresse pienamente negli affreschi realizzati nel palazzo pubblico di Siena, le Allegorie ed Effetti del buono e cattivo governo in città e nel contado, in cui realizzò l’intera scena senza alcuna stilizzazione formale.
Anche il fratello, Pietro Lorenzetti, sentì l’influenza della scuola di Giotto da cui poi si emancipò in nome di una pittura solenne e drammatica dalle dimensioni spaziali ben definite e prospetticamente precise.
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