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Doriforo di Policleto

Il Doriforo di Policleto è una delle sculture greche più conosciute dell’antichità classica, raffigurante un guerriero robusto, muscoloso, in piedi, originariamente portante una lancia in equilibrio sulla sua spalla sinistra: il suo nome dal greco significa infatti “portatore di lancia”. L’originale era in bronzo, databile intorno al 450 a.C, ma è andato perduto come gran parte della statuaria in bronzo, e conosciamo l’opera attraverso le copie marmoree successive, principalmente di epoca romana: la copia considerata migliore fu ritrovata a Pompei ed è databile tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. Si trova oggi al museo archeologico di Napoli.

Policleto aveva studiato a lungo la figura umana e aveva scritto un trattato in cui riassumeva quello che secondo lui doveva essere il “canone” per la rappresentazione dell’uomo, basato su proporzioni perfettamente armoniose ed equilibrate. Le sue proporzioni sono idealizzate, più che reali, infatti il Doriforo è reso leggermente più grande delle dimensioni reali.

Doriforo Policleto

Il Doriforo di Policleto nella sua versione più nota fu rinvenuto negli scavi di Pompei nel 1797, nell’area della cosiddetta palestra Sannitica, dove si tenevano gare ginniche o riunioni militari

Le regole di Policleto per la statuaria umana sono riassunte nel concetto di “ponderatio” (ponderazione, cioè distribuzione dei pesi) e si basano sul principio del chiasmo, cioè dell’incrocio: alla tensione muscolare a destra deve corrispondere rilassamento a sinistra, e viceversa, per creare un effetto di naturalezza. Per questo, il Doriforo ha la gamba destra tesa, su cui poggia il peso, e la sinistra rilassata, la spalla sinistra in tensione perché il braccio è piegato (originariamente reggeva una lancia), mentre la spalla destra è rilassata, perché il braccio è abbandonato lungo il corpo. Allo stesso modo, la linea del bacino è inclinata in modo opposto a quella delle spalle. Il rapporto tra la testa e il corpo, infine, è di uno a sette.

Nelle copie marmoree romane superstiti, dietro una gamba della statua è aggiunto un grande ceppo d’albero in marmo per sostenere il peso della pietra; questo non sarebbe stato presente nel bronzo originale, perché la resistenza alla trazione del metallo lo avrebbe reso superfluo. Lo stesso vale per i piccoli ponti di sostegno che assicurano le due braccia al tronco.

 

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