La Dama con l’ermellino è un ritratto di Leonardo da Vinci dipinto a olio su tavola di legno di noce e datato intorno al 1488. Il soggetto è stato identificato con Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, duca di Milano nel periodo in cui l’artista era al servizio di quella corte. L’ermellino, infatti, in greco si chiama “galé”, il che alluderebbe al cognome della donna. È il secondo dei quattro ritratti di donne dipinti da Leonardo sopravvissuti, gli altri sono quelli di Ginevra de’ Benci, La Belle Ferronnière e la celebre Gioconda.
La Collezione Czartoryski, che comprende la Dama con l’ermellino, è stata venduta per 100 milioni di euro nel 2016 al governo polacco dalla Fondazione Princes Czartoryski, che portò il dipinto in Polonia dall’Italia nel 1798. Ora è ospitato al Museo Czartoryski di Cracovia ed è uno dei tesori nazionali della Polonia.

La Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci rinnovò la tradizione dei ritratti introducendo una posa più dinamica
La Dama con l’ermellino raffigura una donna a mezza altezza girata verso destra con un angolo di tre quarti, ma con il viso rivolto verso sinistra a osservare qualcosa. L’animale tra le sue braccia si attorciglia in modo simile, indirizzando lo sguardo nella stessa direzione di quello della dama, una tecnica che Leonardo aveva già esplorato in precedenza con l’angelo nella Vergine delle Rocce. Come in molti dipinti di Leonardo, la composizione comprende una spirale piramidale e il soggetto è colto nel movimento di girarsi alla sua sinistra, riflettendo la preoccupazione di Leonardo per tutta la vita per la dinamica del movimento. La mano tesa di Cecilia è dipinta nei minimi dettagli, con ogni contorno di ogni unghia, ogni ruga attorno alle nocche e persino la flessione del tendine del dito piegato.
L’opera fu preparata con uno strato di gesso bianco e uno di fondo brunastro (imprimitura), poi la vernice fu applicata uniformemente come nella Gioconda, anche se alcune aree della pelle della donna sono più stratificate.
L’abito della dama è in stile spagnolo, una moda diffusasi probabilmente dopo il matrimonio di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona. La sua pettinatura, nota come coazone, le ferma i capelli lisci sulla testa con due fasce legate su entrambi i lati del viso e una lunga treccia sul retro.
Molti hanno notato che l’animale raffigurato in questo dipinto è troppo grande per essere un ermellino, ma in realtà esso ha una funzione simbolica, non naturalistica: oltre a richiamare il cognome della dama, l’ermellino era un tradizionale simbolo di purezza e moderazione, con il suo mantello bianco, e si credeva che si sarebbe lasciato catturare da un cacciatore piuttosto che sporcarsi il pelo nella fuga; inoltre l’ermellino aveva un significato personale per Ludovico Sforza, poiché lo usava talvolta come emblema personale, essendo stato nominato da Ferdinando I membro dell’Ordine dell’Ermellino (un ordine cavalleresco). Infine, nella letteratura classica l’ermellino era l’animale che proteggeva le donne incinte, e nel periodo di realizzazione del dipinto Cecilia era probabilmente incinta del figlio illegittimo di Ludovico il Moro.
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