Il movimento artistico e letterario del dadaismo sorse in contemporanea in Svizzera e negli Stati Uniti, all’incirca nel 1916, con l’intento di ironizzare sui valori preconfezionati dalla società e culturalmente accettati e celebrare, invece, la creatività spontanea dell’artista. L’intento era quello di rifiutare la cultura in cui erano nati i presupposti per la guerra mondiale, opporvisi stravolgendone fino all’eliminazione i canoni, rovesciarla per scardinarne le logiche. A essa, il dadaismo oppone un’arte apparentemente priva di logiche, la cui chiave non è la ragione ma la bizzarria. Dalla ragione era scaturita la guerra, perciò bisognava fuggirne.
Libertà e provocatorietà erano le parole d’ordine degli artisti dadaisti, che per esprimersi usavano tutti i materiali possibili e tutti i linguaggi possibili. Gli stessi dadaisti definivano la propria attività “anti-arte”: qualcosa che rifiuta i canoni estetici, non vuole trasmettere messaggi, non vuole esprimere valori positivi, qualcosa di distruttivo più che di creativo.
Ad animare il Dada fu un gruppo di intellettuali rifugiatisi in Svizzera per fuggire alla guerra, tra cui Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, che si riunivano al Cabaret Voltaire a Zurigo.

Opera senza titolo di Hans Arp
Il nome dada fu scelto aprendo casualmente un dizionario, per simboleggiare quanto la scrittura fosse superflua nella poesia e imporre l’illogicità con cui volle caratterizzarsi il movimento. Dada era anche il nome della rivista che pubblicizzava il pensiero di questo movimento che si esprimeva con collage, pitture e sculture dai significati sottointesi. Il movimento si spostò poi a Colonia per iniziativa di Arp e Ernst, dopo lo sgretolamento dell’esperienza svizzera.
Con gli stessi scopi nacque il dadaismo a New York che ebbe una seconda fioritura nel secondo dopo guerra con il new dada e il nome più noto in Marcel Duchamp, ideatore dei “ready-made”, cioè oggetti creati senza finalità estetiche o artistiche (per lo più oggetti di largo consumo) e presentati come opere d’arte, per esempio il suo orinatoio esposto con il titolo Fontana.
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