La Camera degli Sposi, nota anche come Camera picta (“camera dipinta”), è una stanza affrescata con dipinti illusionistici da Andrea Mantegna nel Palazzo Ducale di Mantova, su commissione di Ludovico III Gonzaga. Dipinta tra il 1465 e il 1474, la Camera degli Sposi divenne nota poco dopo il suo completamento come capolavoro nell’uso del trompe-l’œil che dello scorcio prospettico. Con questa importante decorazione il marchese intendeva accrescere il prestigio culturale della sua corte, in un momento storico in cui le varie corti facevano a gara a chi si aggiudicava gli artisti migliori in circolazione.
La Camera si trova al primo piano di una torre nord-orientale nella parte privata del Palazzo Ducale, con vista sul lago di Mezzo. Questa stanza sarebbe stata utilizzata come camera da letto per Ludovico, come area di ritrovo per la famiglia e gli stretti cortigiani e una sala di ricevimento per ospiti particolarmente importanti. Per quest’ultimo scopo, era importante che la sala celebrasse la ricchezza e la cultura dei Gonzaga.
L’effetto della pittura illusionistica di Mantegna, che evoca un padiglione classico e un’apertura verso il cielo sul soffitto, è accentuato da sottili spostamenti dei punti di vista che fanno sembrare reale allo spettatore ogni elemento fittizio.

Dettaglio del soffitto della camera di sposi, l’elemento più scenografico della decorazione del Mantegna
Sulle pareti settentrionale e occidentale, incorniciate da un fregio marmoreo fittizio sul fondo e un bastone per tende dipinto lungo l’intera lunghezza di ciascuna delle pareti, si incontrano scene dei Gonzaga e della loro corte davanti a ampi paesaggi idealizzati che sembrano essere rivelati allo spettatore da tende tirate o sciolte nella brezza.
Le pareti meridionali e orientali sembrano essere velate da tende di broccato dorato che imitano quelle che sarebbero state usate per il baldacchino dei letti di Ludovico, i cui ganci sono ancora nel soffitto sopra l’angolo sud-est della stanza.
Dalle colonne fittizie che separano le diverse scene sulle pareti si innalzano nervature illusionistiche in rilievo con volute che dividono il soffitto in sezioni contenenti finti busti in stucco dei primi otto Cesari di Roma sostenuti da putti alati. Mantegna creò così un’implicita connessione tra la gloria del passato romano d’Italia e la Mantova dei Gonzaga. Al centro, un oculo che si apre sul cielo azzurro con putti che giocano su una balaustra dipinta con la tecnica di scorcio “da sotto in su”, e diverse donne che osservano la stanza in basso, alcuni uomini e una grande pianta in vaso che si estende nell’oculo con un supporto a traversa. L’impressione dello spettatore è quindi quella di essere osservato dall’alto.
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