I bronzi di Riace sono due bronzi greci raffiguranti due guerrieri barbuti nudi a grandezza naturale. Le statue furono fuse intorno al 460–450 a.C. e ritrovate in mare nel 1972 vicino a Riace, in Calabria. Il ritrovamento fu l’incidentale opera di un chimico di Roma, Stefano Mariottini, mentre faceva snorkelling al largo di Riace.
Sono due dei pochi bronzi dell’antica Grecia a grandezza naturale sopravvissuti, perché di solito le statue realizzate in questo materiale venivano fuse in epoche successive. I bronzi di Riace perciò sono una delle poche testimonianze dirette della superba maestria tecnica e delle caratteristiche artistiche della scultura bronzea in età classica. Non ci sono però elementi sufficienti per un’attribuzione delle due statue, sebbene siano state avanzate diverse ipotesi. Anche l’identificazione dei soggetti non è certa, ma sono stati fatti diversi nomi di eroi greci antichi.
Si ritiene però che le due statue possano essere opera di due autori diversi in due momenti storici diversi, poiché una ha una posa statica, più arcaica, mentre l’altra è più sciolta e rilassata, quindi potrebbe essere stata realizzata qualche decina d’anni più tardi, in piena età classica. Entrambe, tuttavia, presentano la posa a chiasmo individuata dallo scultore Policleto come ideale per la rappresentazione della figura umana.

La sala con i bronzi di Riace al museo archeologico di Reggio Calabria
I bronzi si trovano ora al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, esposti all’interno di una sala microclimatica sopra una piattaforma antisismica rivestita in marmo di Carrara.
Le due sculture in bronzo sono conosciute semplicemente come “Statua A”, in riferimento a quella raffigurante un guerriero più giovane, e “Statua B”, a indicare l’aspetto più maturo della seconda. Entrambe le sculture sono state realizzate con la tecnica della fusione a cera persa e avevano parti in altri materiali oltre al bronzo, per esempio argento per i denti e rame per i capezzoli.
Sebbene i bronzi siano stati riscoperti nel 1972, non sono stati esposti fino al 1981, a causa delle complesse necessità di restauro e conservazione. Considerati ormai uno dei simboli della Calabria, i bronzi sono stati commemorati da una coppia di francobolli italiani e sono stati anche ampiamente riprodotti.
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