L’Adorazione dei Magi è un dipinto incompiuto di Leonardo da Vinci realizzato a olio su tavola e tempera grassa e conservato agli Uffizi dal 1670. Leonardo ricevette l’incarico dai monaci agostiniani di San Donato in Scopeto a Firenze nel 1481, ma dopo aver realizzato diversi disegni preparatori e bozze partì per Milano l’anno successivo, lasciando il dipinto definitivo incompiuto.
In primo piano è raffigurata la Madonna con il Bambino, che crea una forma triangolare con i Magi inginocchiati in adorazione. Dietro di loro c’è un semicerchio di figure di accompagnamento, incluso quello che potrebbe essere un autoritratto del giovane Leonardo (all’estrema destra). Sullo sfondo a sinistra vi è il rudere di un edificio pagano, sul quale si vedono operai che pare lo stiano riparando. Sulla destra ci sono uomini a cavallo che combattono e uno schizzo di un paesaggio roccioso.

L’incompiutezza dell’Adorazione dei Magi di Leonardo permette di visualizzare le varie fasi del lavoro dell’artista
Le rovine sono un possibile riferimento al tempio di Gerusalemme, a indicare il declino dell’ebraismo a favore del cristianesimo, oppure alla basilica di Massenzio, che, secondo la leggenda medievale, i romani sostenevano sarebbe rimasta in piedi fino al parto di una vergine. Si suppone che sia crollata quindi durante la notte della nascita di Cristo. Le rovine dominano un disegno prospettico preparatorio di Leonardo, che comprende anche i cavalieri combattenti. La palma al centro è il simbolo della passione di Cristo, mentre l’altro albero, l’alloro, è il simbolo del trionfo di Cristo sulla morte.
Come per il Tondo Doni di Michelangelo, lo sfondo dovrebbe rappresentare probabilmente il mondo pagano soppiantato dal mondo cristiano, inaugurato dagli eventi in primo piano. L’artista utilizza colori vivaci per illuminare le figure in primo piano del dipinto: Gesù e la Vergine Maria sono pervasi dalla luce, che va scemando invece ai bordi, ma non sappiamo come sarebbe stato il risultato finale.
Una delle novità di Leonardo consiste nell’aver colto il momento esatto in cui il Bambino compie un gesto di benedizione, rivelando la propria natura divina e generando nei presenti reazioni di sconcerto o turbamento, diversamente da quanto succede comunemente nei dipinti di questo soggetto, caratterizzati da compostezza e solennità.
Torna alle Grandi opere