La tattica negli scacchi è sicuramente il fattore più importante del gioco. Tramontata l’era della strategia, è ormai chiaro che il valore di un giocatore ricalca il suo valore tattico. Vediamo una caso classico in cui il giocatore è ancora ammaliato dalla strategia e dimentica la dimensione tattica.
1.Cf3 c5 2.Cf6 c4 3.d4 d5. Dunque, il mio avversario, il Nero, ha scelto una variante simmetrica. Non ricordo bene cosa si debba giocare, ma devo evitare di entrare in una variante di suo gradimento; ormai sono venti minuti che mi arrovello nel cercare di ricordare quale linea si debba giocare, cavolo nel mio repertorio ora il Nero doveva giocare 3…cxd4 oppure 3…g6 o al più 3…e6! Mah, applichiamo i santi concetti generali: devo cercare di sfruttare la simmetria, uscendone con vantaggio. 4.cxd5 mi sembra buona.
Bene, ha risposto 4…Cxd5. Ora che faccio? Ah, certo l’affiancamento 5.e4 deve essere fortissimo, ci penso su qualche minuto perché in effetti si potrebbe anche prendere il pedone c con 5.dxc5. E se la soluzione buona fosse una mossa alla Marin, tipo 5.g3? No, troppo passiva, meglio considerare la presa del pedone d, ma c’è il solito trucco con Da5 che se lo riprende. No, la strategia non sbaglia, meglio l’affiancamento, gioco 5.e4. Cavolo, ho già perso quasi mezz’ora!
Come? Ha risposto 5…Cb4? E io che mi attendevo 5…Cf6! Che faccio? Mah, sviluppiamoci, lo sviluppo è fondamentale! L’Alfiere però non saprei dove metterlo, non è chiaro in che casa sia meglio collocarlo, mentre il Cavallo di Donna, quello sì, va in c3: solo cinque minuti per decidere 6.Cc3.
Il Nero risponde subito 6…cxd4. Guardo l’orologio, al Nero resta 1h28′ a me 58′, devo sbrigarmi, qui è chiaro che si riprende di Cavallo perché di Donna giustificherei subito un ritorno del Cc6 con attacco alla mia Donna e non resterebbe che il cambio (il poverino non si accorge che, dopo 7.Dxd4, 7…Cc2+ sarebbe devastante!, n.d.A.) e questi finali senza Donne non mi piacciono. Bene due soli minuti per 7.Cxd4!.

Il Nero muove e vince
7…Dxd4! ma come, sacrifica la Donna? Ah, no! Dopo 8.Dxd4 c’è 8…Cc2+, ho perso un pezzo!!!
Qual è il principale difetto dell’approccio sopraesposto? Il giocatore pensa soprattutto in termini posizionali, convinto che nelle mosse iniziali non ci sia nulla di tattico. Anche nel prosieguo della partita, se la scelta delle mosse candidate ha una preferenza posizionale ecco che, come minimo, il tempo non sarà ottimizzato e il giocatore si troverà sempre in ritardo sull’orologio.
Da notare che anche il difetto opposto porta a conseguenze analoghe: gran perdita di tempo per chi vuole calcolare tutto, visto che comunque l’uomo non ha la capacità tattica dei motori.
La tattica: i tre fattori principali
L’approccio attraverso i temi tattici standard è altamente inefficiente perché il controllare a ogni posizione se esistono i tanti temi tattici proposti dalla didattica richiederebbe troppo tempo e sarebbe operazione troppo complessa.
Altri autori cercano di semplificare la tattica con un approccio a regole come si fa con la strategia. Nel suo manuale per il gioco d’attacco, analizzando una complessa partita, Aagaard arriva persino a suggerire che “l’importante è che il Bianco abbia avuto una strategia di incremento della pressione piuttosto che tentare di calcolare tutto”. Per un giocatore medio tale posizione è assolutamente demotivante perché sa benissimo che quelle poche regole che Aagaard descriverà nel suo testo senza calcolo preciso portano comunque a prendere grossi abbagli.
Come si può migliorare nella tattica esercitandosi con gli esercizi come quelli proposti da siti come chesstempo.com? Sicuramente il giocatore di medio livello conosce tutti i temi tattici più importanti, il problema è di riconoscerli nella posizione e di applicarli correttamente secondo l’ordine e la priorità opportuna. Non è quindi il caso di rivederli, ma, pur dandone per scontata la conoscenza, è necessario chiederci perché la nostra abilità tattica resta spesso carente.
Vogliamo esaminare tre fattori troppo sottovalutati.
Il primo è il fulcro della posizione. Perché molto spesso in partita non vediamo una combinazione? Semplice: perché non siamo abbastanza allenati a trovare il fulcro della posizione, cioè il punto in cui la leva tattica fa saltare la situazione dell’avversario. Se il Re avversario è decisamente scoperto, è abbastanza ovvio capire che il fulcro è la sicurezza del Re avversario, ma spesso il fulcro sfugge e si fa una tranquilla mossa posizionale per consolidare la nostra posizione, aumentare la pressione, differendo la tattica più avanti. Per questo è fondamentale non darsi troppo tempo nel risolvere le posizioni. Se sappiamo che il Bianco vince e ci mettiamo 10′ a trovare il fulcro, beh, in partita sicuramente non lo avremmo “visto”. Si noti che il fulcro non si identifica con il settore dove si agisce, ma sulla reale e più grande debolezza dell’avversario: per esempio si può attaccare il Re per posizionare meglio i nostri pezzi e poi catturare un pezzo avversario (che era il vero fulcro della posizione).
Si osservi questo diagramma (Gaiukov – Slutsker, URSS 1990):

N
Il Nero è sotto di un pezzo e ha la Donna attaccata (1…Dh1+ non dà ovviamente nulla perché la Donna sarebbe in presa); 1…Te1+ non dà nulla perché il Re fugge, anche se aumenta la complessità della posizione e il Bianco potrebbe sbagliare (per esempio dopo 2.Rxe1 Dg1+ la migliore è 3.Re2, non 3.Rd2 per difendere l’Alfiere). In partita molti sceglierebbero la “semplice” 1…AxTd5 e il Bianco resta in vantaggio. Il fulcro è la posizione del Re Bianco che viene mattato dopo 1…Dg1+!! 2.Rxg1 Te1#. Questa posizione si risolve con una mossa a effetto che probabilmente molti troveranno avendo molto tempo a disposizione (diciamo almeno 5′) e sapendo che il Nero vince. Ma in partita si sarebbe visto il fulcro?
Il secondo punto è la tecnica. Come per i finali, la tecnica, è la capacità di “concretizzare la visione del fulcro”, una visione concreta della capacità di calcolo (applicata appunto al fulcro) . Posso capire che il fulcro è la scarsa mobilità della Donna, ma se la tecnica tattica è carente finisco per scegliere la mossa sbagliata. Si osservi questa posizione (El Gindi – Ponomariov, Khanty-Mansiysk 2007):

N
Supponiamo di aver trovato il fulcro nella scarsa mobilità della Donna bianca (corretto!). Si potrebbe pensare a sequenze del tipo: Da1+, Dd1 (per controllare h5), g5 (per spingere la Donna in g3), Cc3 e Ce2. La sequenza è molto lunga, faraginosa, elaborata e soprattutto non tiene conto che anche l’altro muove: dimostra scarsa tecnica. La soluzione è molto facile (se la si vede!): 1…Ad8! e 2…Cc3. Un’altra carenza di tecnica è nella cattiva scelta delle sequenze di scacco quando “si sa” che si deve dare matto.
Il terzo punto è la visualizzaione, cioè la capacità di visualizzare diverse posizioni (di passaggio, le chiama Tisdall) fino alla conclusione della combinazione. Errori nella visualizzaione sono per esempio l’incapacità di “vedere” l’esito di lunghe catene di catture oppure l’inversione di due mosse, dando per scontata la sequenza A-B (non vince), quando la sequenza B-A vincerebbe! Si potrebbe pensare che la scarsa visualizzazione sia una carenza di tecnica, ma non è così. Nella carenza di tecnica c’è sempre una lentezza operativa, nalla carenza di visualizzaione il giocatore non si accorge che due strade non sono equivalenti (per esempio che prendere di Alfiere o di Cavallo non è la stessa cosa) oppure si ferma prima ed elimina una strada solo perché non sa visualizzare tutto il percorso: solo quando ha mosso i pezzi si accorge di cosa sia realmente successo. Purtroppo i libri di tattica sono molto più orientati a posizioni con mosse brillanti (il fulcro) piuttosto che a quelle dove è necessaria un’ottima visualizzazione; per esempio sono del tutto carenti di esercizi del tipo: si può prendere il pezzo (cioè accettare il sacrificio dell’avversario)? Tali posizioni richiedono una sequenza spesso non proprio corta di mosse per verificare se il pezzo si poteva prendere oppure no. Si supponga di trovarsi di fronte a questa posizione (Bublei-Yuffa, Sochi 2017).

N
Ovvio che il fulcro sia la posizione del Re; un giocatore dotato di buona tecnica troverebbe subito 1…Df3+ 2.Tg2 Cg3+ 3.Axg3 fxg3 con la minaccia imparabile 4…Df1+, 5.Dh3#. Ma riuscirebbe ad avere una visualizzazione sufficiente per vedere il ramo: 4.Dc8 (per impedire Dh3) 4…Dh5+ 5.Th4 .Dd1+ 6.Tg1 Df3+ 7.Tg2 Df1+ 8.Tg1 g2+ 9.Rh2 Ae5+ 10.Tf4 Axf4+ 11.Rh3 Df3+ 12.Rh4 Ag5#?
Trovare il fulcro – Si consulti l’articolo Migliorare il colpo d’occhio, dove vengono presi in esame i due concetti tattici di Lasker (immobilità e allineamento/geometria dei pezzi).
Tecnica – Migliorare la tecnica tattica è operazione abbastanza complessa, ma tanto è stato scritto su di essa: si veda l’approfondimento Migliorare la capacità di calcolo per i consigli “classici”. Analizzando gli errori dei giocatori deboli e di quelli medi, si scopre che per il principiante o il giocatore di medio livello, il metodo che più migliora la tecnica è lo SCAS; tale acronimo (scacco, cattura, attacco, spinta pedonale) è il vero succo dell’apprendimento iniziale della tattica. Si può persino arrivare a postulare che
un giocatore di talento è quello che applica lo SCAS naturalmente, ce l’ha nel DNA.
Per approfondimenti si consulti l’articolo sul metodo SCAS.
Visualizzazione – Qui le cose si complicano; si veda l’articolo sul miglioramento della visualizzazione.