Una delle posizioni attualmente utilizzate per combattere il cheating è quella del processo indiziario: se un giocatore gioca come un computer sta barando. Personalmente ritengo questa convinzione priva di fondamento sia tecnico sia giuridico.
Tecnicamente è tutto da definire cosa si intende con “gioca come un computer” e questo articolo vuole fare un po’ di luce sull’imprecisa locuzione.
Giuridicamente parlando, si ha l’impressione che a molti scacchisti sfugga la differenza fra sospetto e indizio. Un sospetto è un dubbio più o meno fondato, ma resta sempre un dubbio lontano dalla certezza; come spiega la Corte di Cassazione (sent. 6682 del 4-6-92), un indizio è una prova indiretta che consiste in un fatto certo dal quale, per inferenza logica basata su regole di esperienza consolidate e affidabili, si perviene alla dimostrazione del fatto incerto secondo lo schema del cosiddetto sillogismo giudiziario. Mentre si fanno processi indiziari non si fanno processi basati su sospetti, per cui uno scacchista, accusato e punito in base a sospetti su una partita, può facilmente far ricorso alla giustizia ordinaria e agire contro chiunque abbia preso provvedimenti (arbitro, federazione ecc.).
Per capirci, il sospetto è che Tizio possa aver usato il computer, l’indizio è che la sua partita ha una percentuale di corrispondenza altissima. Qualunque esperto può sostenere in sede civile che da quell’indizio non si può dedurre la colpevolezza di Tizio per il semplice fatto che statisticamente non è affatto impossibile che Tizio non abbia barato. Vediamo perché.

Negli scacchi il cheating è l’equivalente del doping in sport come il ciclismo o l’atletica.
Gli aspetti tecnici
Nell’articolo Il cheating negli scacchi abbiamo mostrato che:
- non ha senso parlare di mossa del computer in una determinata posizione.
- Poiché la prima mossa dipende dal motore, dal livello (tempo) di profondità, dalle risorse informatiche, chi vuole indagare la percentuale di corrispondenza (PC) fra le mosse del motore e quelle dello scacchista, deve definire un range di bontà che comprende le mosse che stanno in una valutazione molto stretta (per esempio 0,10) fatta dal motore X a profondità Y.
L’analisi alla base di questo articolo è stata condotta con
- motore: Houdini 3
- livello di profondità: 21
- range di bontà: 0,10
- fase di apertura definita in base alle partite presenti in Chessbase fra giocatori con Elo superiore a 2300 punti
- fase chiusura (quella oltre la quale il vantaggio è tale che non ha senso criticare la mossa dell’umano, mossa comunque vincente): +5.
Nulla si può dire dall’analisi di una sola partita! – Come già dimostrato con l’analisi dell’Albanesi-Badano (ved. Il cheating negli scacchi), fattori facilitanti possono alzare molto la percentuale (così come altri penalizzanti possono abbassarla). Tali fattori non sono banali o occasionali, ma rientrano nella normale logica degli scacchi. Come si vedrà, certe aperture, la passività dell’avversario ecc. possono far giocare molto bene anche giocatori tutto sommato non eccelsi. Come ulteriore esempio porto la Altieri (1983)-Lazzarini (1801) (Lucca 2013, 0-1, 27 mosse, TCS luglio/agosto 2013). Sabrina Lazzarini ha ottenuto una PC dell’81%; se si considera che 2 delle 4 mosse “sbagliate” erano facilmente viste da chi studia quella variante al computer, sarebbe potuta arrivare al 91%: infatti il motore, dopo aver giocato h6, dà sempre la priorità alla ritirata dell’Alfiere (in f5) in h7, piuttosto che in g6. Alte percentuali di giocatori non a livello professionistico rientrano nella logica delle cose, esattamente con la performance Elo di un giocatore può essere superiore (o inferiore) anche di 200-300 punti in un determinato torneo (su 8 o 9 partite!).
L’importanza dell’Elo – Sulla singola partita l’Elo non conta molto; se si analizzano partite di superGM si trovano spesso percentuali tutto sommato basse. Per esempio nella decisiva ultima partita del torneo di Salonicco (2013) Caruana ha battuto Kamsky (che era al comando ed è stato superato per spareggio tecnico dal nostro che è arrivato secondo alle spalle di Dominguez) con una PC di solo il 70%.
Verificare anche le sconfitte – Qual è la differenza fra un GM e un comune mortale? Che il GM non abbassa mai la sua PC oltre un certo valore, cosa che invece capita a un giocatore “normale”: nello stesso torneo in cui ho ottenuto una PC del 90%, in un’altra partita (la peggiore, non avevo capito granché dell’apertura) ho ottenuto una PC del 38,1%! Si noti comunque che un giocatore con Elo inferiore rispetto a un altro può comunque avere una PC media migliore per gli altri fattori che incidono sulla PC.
Lo stile posizionale – Giocatori con stile posizionale tendono ad avere una PC più alta di altri che cercano sempre e comunque la confusione sulla scacchiera; questo perché il motore è molto più tattico di qualunque umano e, se è relativamente facile giocare mosse strategicamente buone, non altrettanto facile è accorgersi di mosse tatticamente molto brillanti. Stesso discorso vale per aperture tranquille, rispetto ad altre che lo sono molto meno. Nella Rombaldoni (2484)-Rowson (2574) (Porto Mannu 2013, 1-0, 33 mosse) il Bianco ha una percentuale di corrispondenza di solo il 58,8% (10 su 17, fase di apertura 10 mosse, fase di chiusura 6 mosse). L’apertura (una Siciliana con arrocchi eterogenei) non è certo di quelle che favoriscono un’alta percentuale di corrispondenza.
Sequenze forzate – Le sequenze forzate migliorano la PC. Ovviamente non si intende solo il caso in cui l’avversario ci ha appena catturato la Donna e noi dobbiamo riprenderla (esistono comunque anche i sacrifici di Donna e le mosse intermedie!), ma anche e soprattutto:
- esistenza di un unico piano d’attacco – Nella Rombaldoni-Rowson, Rowson va presto in svantaggio netto, anche se non decisivo. A questo punto esistono diversi piani vincenti e il motore ne sceglie uno diverso da quello scelto dall’umano (per esempio spende un tempo per mettere in sicurezza il Re, preferisce l’attacco sulla colonna f anziché su quella h, anticipa il trasferimento nella casa e4 del Cavallo ecc.). La presenza di più piani equivale ad avere sequenze di mosse non forzate, quindi abbassa mediamente la percentuale di corrispondenza.
- Esistenza di un’unica mossa che ci lascia in partita (anche se non è così facile da scoprire come il classico cambio delle Donne) – Nella Stella-Bertagnolli (Ortisei 2013, 0-1, 18 mosse) il Nero ottiene una PC del 100% dopo la novità d’apertura 8… fxe5; dopo aver sacrificato una qualità, il Nero trova tutte le mosse corrette per intrappolare la Donna avversaria.
Lunghezza della partita – La citata Stella-Bertagnolli è una miniatura: partite corte innalzano la PC sia perché una parte ha commesso un grave errore che “instrada” l’avversario verso la brillante vittoria, sia perché non ci sono problemi di zeitnot. Partite che durano 50 o più mosse difficilmente hanno un alto grado di precisione, sia perché l’umano in zeitnot peggiora decisamene il suo livello di gioco, ma anche perché a volte la parte in vantaggio preferisce continuazioni buone e sicure, anziché quelle ottime, ma potenzialmente meno chiare.
Conclusioni
Da quanto detto, si deduce che:
il sospetto che il giocatore bari usando il computer diventa sempre più fondato quante più partite del giocatore si analizzano.
Realisticamente (come per l’andata a regime dell’Elo) si devono analizzare diverse partite. La brutta notizia è che, per quanto visto sopra, statisticamente, per trasformare i dati in un indizio importante che può portare a un provvedimento inattaccabile è necessario considerare solo partite con PC molto alta.
Senza entrare in noiosi dettagli matematici, quanto più si abbassa la PC, tante più partite si devono esaminare; praticamente si può fare un processo indiziario solo nel caso che un giocatore giochi diverse partite con PC molto prossima a 100. Con una piccola digressione vediamo perché.
Supponiamo che in un processo l’unica prova (che sia unica è importante per il ragionamento che segue) che inchioda l’imputato sia la prova del DNA (per esempio sull’arma del delitto di uno stupro avvenuto in un parco di una grande città); il test è preciso con un margine d’errore di 1 su 10 milioni. La maggior parte delle persone della giuria condannerebbe l’imputato; l’ottimo avvocato difensore fa però presente che 1 su 10 milioni vuol dire che in Italia ci sono almeno altre 5 persone che sarebbero risultate “positive” e che nel mondo (un turista di passaggio) ce ne sono ben 700. Quindi l’imputato va assolto per un ragionevole dubbio, in fondo, considerando gli italiani abbiamo ben 5 possibilità su 6 di sbagliare!
Analogamente supponiamo che l’esperto di turno ci dica che un GM ha una possibilità su 10 (10%) di giocare una partita con PC=100%, quindi ha 1 probabilità su 1 miliardo di giocarne 9 di fila con PC=100%. In pratica, se le gioca, si è smascherato da solo perché è “praticamente” impossibile che sia avvenuto per caso!
Se invece consideriamo una PC=80% (che è comunque molto alta), se l’esperto ci dice che la probabilità che il GM la superi in una partita è del 60%, che la superi per nove volte di fila è di poco inferiore al 3% e quindi il sospetto resta tale, non si può condannare!
Penso che solo chi è malato di protagonismo sia così ingenuo da giocare sempre e comunque partite perfette; nei casi più “normali” (e più subdoli da scoprire) il sospetto resterà sempre e comunque un sospetto, ma potrà indirizzare gli arbitri a prestare particolare attenzione al giocatore in esame, scoprendolo con i mezzi già visti ne Il cheating negli scacchi.