SCAS è un acronimo che sta per Scacco-Cattura-Attacco-Spinte pedonali ed è un metodo di gioco dinamico perché privilegia la dinamica alla statica. L’ho elaborato dopo il torneo di Bratto (2016), dopo aver verificato che, se l’avessi usato, avrei realizzato una performance di circa 300 punti Elo superiore a quella ottenuta con un gioco “classico”. Verificato sulle partite di altri giocatori, ho notato come molti errori di giocatori di media forza potevano essere evitati con il metodo che quindi può essere proposto tranquillamente a giocatori il cui livello di gioco è anche di 2200 punti Elo.
Il metodo si compone di quattro stadi.
Prima la dinamica – Alla luce di quanto detto, in ogni posizione si dovrebbero valutare prima le possibilità dinamiche (che possono chiudere la partita o alterarne decisamente il corso) e poi quelle statiche.
Prima le nostre mosse – Uno dei dubbi più ricorrenti è se analizzare prima le nostre possibilità o quelle dell’avversario. Dato che tocca a noi muovere, la logica ci dice che prima dobbiamo dare la priorità alle nostre. Troppi errori vengono commessi perché inconsciamente si pensa che tocchi all’avversario muovere: mi attacca la Donna, devo spostarla. Peccato che potevo dare matto in una!
Poi quelle dell’avversario – Ovviamente contano anche le mosse dinamiche dell’avversario che entrano però nella successiva analisi. Se nessuna mossa dinamica nostra sembra promettente per parare la minaccia (per esempio con il classico meccanismo di salva e attacca, con cui si para la minaccia e contemporaneamente si attacca), ecco che è necessario prestare la massima attenzione alla minaccia (e probabilmente limitarsi a difendersi).
Esaurita la dinamica, domina la statica – In altri termini quello che si dice gioco posizionale. In molte posizioni di dinamico non c’è proprio nulla (nel senso che nulla di dinamico è promettente) e non resta che migliorare la propria posizione staticamente (se, alla Dorfman, ciò è possibile!). Analizzando queste posizioni con i motori si vedrà che molto raramente esistono mosse brillanti che sono decisamente migliori di altre, il più delle volte o la mossa decisamente migliore (didattica) è a livello anche di un giocatore di media forza (non è cioè una brillantezza da campione del mondo) o ne esistono altre equivalenti o leggermente inferiori (per esempio di dieci centesimi di punto). Queste piccole differenze possono essere interessanti solo per il giocatore dai 2200 punti Elo in su.
Si deve ricordare che spesso in passato la fase statica è stata esaltata dall’ottimismo didattico, cioè dall’attribuire il buon risultato a una mossa statica, quando in realtà nella posizione il motore trova molte altre mosse statiche equivalenti o di pochissimo inferiori.
La fase dinamica
In ordine di priorità si devono valutare (metodo SCAS):
- gli scacchi – Uno degli errori classici è dare scacco dalla casa sbagliata! Non si sono considerate cioè tutte le possibilità.
- Le catture – Alterano la posizione e sono irreversibili. Vanno valutate tutte, rientrando in esse anche i sacrifici a prima vista del tutto assurdi.
- Gli attacchi – Per attacco si intende una minaccia diretta a un pedone, a un pezzo o al Re oppure una minaccia più articolata (per esempio l’intrappolamento della Donna).
- Le spinte pedonali – A differenza dello SCAP, la fase dinamica deve considerare anche ogni possibile spinta pedonale. Una spinta centrale è dinamica nel senso che varia la struttura pedonale e quindi modifica completamente la posizione.
Il quarto punto è quello più degno di attenzione: Già Philidor sosteneva che “i pedoni sono l’anima degli scacchi”, ma la spinta di un pedone è spesso stata nel limbo fra strategia e tattica. Ora è chiaro che appartiene totalmente alla dinamica e che ogni spinta ha un potenziale dinamico notevole, positivo o negativo (se è sbagliata!).
Alla fine dell’analisi dinamica delle nostre mosse si potranno evidenziare delle candidate oppure nessuna mossa sarà degna di essere presa in considerazione. Va da sé che l’analisi che porta a questo primo elenco deve durare poco tempo, essere istintiva e basata sul colpo d’occhio. Ovvio che chi sa giocare più velocemente è avvantaggiato.
Si passa poi alla fase dinamica dell’avversario. Soprattutto per valutare le sue possibilità alla luce delle candidate che abbiamo appena elencato.
Finita questa seconda fase si deve fare una valutazione delle candidate che hanno resistito all’analisi. Se nessuna di esse è particolarmente promettente, vuol dire che la partita sta vivendo ancora una fase statica e quindi si passa all’analisi statica, dove la scelta è basata sui classici principi del gioco posizionale.
Vediamo un esempio (Albanesi-Andolfatto, Bratto 2016).
B
Il Nero ha appena giocato 20…Ch5. Cosa deve giocare il Bianco?
La minaccia è l’attacco alla Donna con eventuale scoperta del punto g2 dopo rimozione del Cavallo d5 e matto in g2, vista la posizione della Donna in b7. Inoltre l’Alfiere g5 è in presa.
Il Bianco incomincia ad analizzare se 21.Axe7 para ogni minaccia del Nero.
- 21…Chf4 22.Df3 Dxe7 23.Tfd1 con vantaggio del Bianco
- 21…Cxc3 22.bxc3 Cf4 23.Dg4 f5 24.Dxf4 Dxe7 e il Bianco ha un pezzo in più
- 21…Cdf4 22.Df3 Dxe7 23.Tfd1 con vantaggio del Bianco
Non resta che 21…Cxe7 22.Tfd1 Cf4 23.Dg4 e il Bianco resta in vantaggio. Quindi il Bianco gioca 21.Axe7.
Quali sono stati gli errori del Bianco?
- Non aver applicato lo SCAS
- Essere partito dalla minaccia dell’avversario.
L’applicazione del metodo avrebbe preso in esame le catture (scacchi non ce ne sono) 21.Cxd5, 21.Axd5, 21.Dxh5, 21.Dxe6. Le ultime due vengono subito escluse lampo, la prima viene messa fra le candidate perché dopo 21…Axg5 22.Tc7 Da8 si ottiene una posizione meritevole di attenzione. Ma la seconda ci dice che guadagniamo subito un pezzo! Infatti 21.Axd5 cattura e attacca la Donna; il Nero non ha scacchi; può catturare l’Alfiere con la Torre (con il pedone perde l’Ae7 e resta con un pezzo in meno), ma poi segue comunque Axe7 e il Bianco vince. Non ci sono attacchi (la casa f4 è presidiata dall’Ag5) o spinte pedonali efficaci. Quindi 21.Axd5 guadagna un pezzo.
Gli errori d’analisi
Quali errori si possono commettere durante l’applicazione dello SCAS? In realtà, molti errori si rivelano essere proprio la mancata applicazione corretta del metodo!
Tre comunque sono i problemi più comuni (per altri consigli si rimanda a Migliorare la capacità di calcolo).
Troncamento – Soprattutto nella fase di elenco delle candidate vengono escluse mosse ottime solo perché la nostra abilità a tempo breve non è riuscita da andare abbastanza in profondità, troncando l’analisi a un punto che non ci convinceva. In questo caso è opportuno esercitarsi a tempo breve nella risoluzione di esercizi di tattica. Un caso diverso di troncamento è quando commettiamo l’errore di non terminare l’analisi con una mossa dell’avversario!
Allucinazione – Non si fissa bene la posizione complessa (si veda la teoria delle posizioni di passaggio di Tisdall) e si analizza su una posizione che non è quella reale (per esempio un pedone non è più nella posizione che noi “vediamo”)
Svista – Si trascurano mosse nostre o dell’avversario; in questo caso è opportuno indagare se la mossa è fra quelle dello SCAS dell’avversario (evidentemente applicato male) o se è una nostra deficienza nella visualizzaione (per esempio nell’analisi si muove in una casa un pezzo che risulta poi essere in presa). In questo secondo caso è opportuno esercitarsi a tempo lungo nella risoluzione di esercizi di tattica.
La verifica
Se il tempo lo consente, una volta scelta la mossa da giocare è necessaria una verifica su di essa, dimenticandosi delle altre mosse. Se nulla osta, la si gioca.
Evitare la verifica aumenta gli errori di analisi che è di solito più imprecisa quando si hanno in testa più mosse.
Un esempio
Moltissime posizioni possono essere risolte con lo SCAS; addirittura in letteratura esistono molti esempi in cui mosse statiche hanno portato un colore alla sconfitta, nonostante fossero del tutto plausibili.
Esaminate questa posizione:
N
Quali sono le mosse candidate del Nero? Si tratta della partita Polugaevsky-Mecking (Mar del Plata, 1971). La posizione può apparire superficialmente pari, ma il Nero ha un gioco “umanamente” più difficile perché ha un pedone isolato e il Bianco ha l’iniziativa sull’arrocco nemico oppure, in caso di mossa debole, minaccia il raddoppio sulla colonna c con discesa della Donna in c7.
Un approccio classico non sa che pesci pigliare (e la cosa è tanto più vera quanto più il livello del giocatore è basso): una mossa posizionale, una mossa tattica, giocare in difesa, cercare controgioco? Alla luce di questi dubbi, vista l’esigenza di sviluppare l’Ac8 o di contrastare l’iniziativa del Bianco, le uniche mosse candidate sembrano essere: 15…Ag4, 15…Ad7 (la mossa che poi fu giocata), 15…Ce4 e 15…Cg4. Siamo in una situazione mista in cui il Nero optò per la mossa statica15…Ad7 (non la migliore).
Da una profonda analisi (Preparare le aperture, Dvoretzky-Jussupov) la mossa migliore sembra essere 15…Cg4. Gli autori mostrano come anche alcuni forti giocatori non l’abbiano inserita fra le mosse candidate, ritenendo troppo banale la minaccia di matto in uno (in h2), “facilmente” sventata da 16.g3, 16.Cf4 o 16.Cg3. Può darsi che un principiante, attratto dalla possibilità di matto, proponesse come unica mossa candidata proprio la mossa più forte! In realtà il giocatore che segue lo SCAS non avrebbe avuto dubbi, la prima da analizzare era 15…Cg4!
Vecchi metodi
Da un punto di vista pratico, esistono classicamente tre metodi per costruire l’insieme delle candidate. Vediamoli alla luce del metodo SCAS.
Il primo metodo è quello di concentrarci sulla mossa che riteniamo prioritaria dopo l’analisi della posizione (metodo della priorità) e di passare a una seconda solo se la prima non ci soddisfa (cioè se è inferiore alle nostre aspettative sulla posizione), cioè solo dopo l’analisi della prima: l’insieme delle candidate è composto da una sola mossa. Tale metodo è sempre utilizzato in ristrettezza di tempo, ma molti forti giocatori lo usano anche con molto tempo a disposizione perché sentono che nella posizione “quella” data mossa è buona. Con il diminuire della forza di gioco il metodo diventa sempre meno efficace e rischia di sciupare molte posizioni perché il giocatore s’innamora della prima mossa. Dal punto di vista dello SCAS, tale metodo non dà nessuna garanzia che siano correttamente pesati gli elementi statici e dinamici della posizione, anzi, probabilmente sotto ai 2000 punti Elo la percentuale di prime mosse non buone è molto alta.
Il secondo metodo (di Kotov) consiste, prima di analizzare, nel fare l’elenco delle candidate ragionevoli. Secondo Kotov, ognuna di esse dovrebbe essere analizzata una sola volta, scegliendo alla fine la candidata migliore. In teoria è ciò che fa il computer (anzi, il computer analizza tutte le mosse legali!) e per un umano non sempre è il metodo migliore. Infatti è un metodo molto dispendioso in termini di tempo e non c’è nessuna garanzia che la mossa migliore sia inserita fra le candidate (dipende dalla forza del giocatore). Il vantaggio è che si evita di “puntare” tutto sulla mossa che più ci piace, cioè ci consente di essere oggettivi. In genere il metodo funziona tanto meglio quanto più tempo abbiamo a disposizione e quando nella posizione vi sono da due a quattro-cinque mosse che meritano attenzione, senza che a priori sappiamo orientarci decisamente verso una o un’altra. In questo caso, la priorità con cui analizziamo è puramente soggettiva. Dal punto di vista dello SCAS, si può dire che il metodo di Kotov funziona se il giocatore, quasi inconsciamente, applica lo SCAS. Probabilmente ciò che viene chiamato “talento” sta proprio nella capacità del giocatore di “sentire naturalmente” il dinamismo della posizione e di gestirlo al meglio. Non a caso, molti giovani hanno imparato a giocare dinamicamente grazie all’uso e all’analisi con il computer e ciò ha permesso loro veloci progressi, impensabili nell’era ante computer.
L’ultimo metodo è quello a eliminazione. Di solito si usa quando nella posizione c’è un chiaro elemento dominante (per esempio una minaccia di matto): con un’analisi veloce il giocatore elimina le mosse che non risolvono il problema e si concentra su quella o su quelle (in genere non sono mai più di due le mosse che sopravvivono al processo di eliminazione) che sembrano funzionare. Nella Mena Crespo-Cantillo (Camaguey 2003) la posizione è a doppio taglio; il Bianco vuole sferrare un attacco decisivo (per esempio con matto in h7), ma il Nero ha a sua volta minacce.
B
Il Bianco elimina subito varianti come 1.Dxg5 Da1+ 2.Rg2 Dg1+ e 1.Th3 Da1+ 2.Rg2 Dg1+ 3. Rf3 Cd4#. Da queste eliminazioni si accorge che gli servirebbe un tempo che lo scacco in a1 non gli dà. Ecco allora la soluzione: 1.Tc1!
Se ora 1…Axc1 2.Df6#; 1…Cxc1 2.Th3 h6 3.Dxg5! Txf7 4.Dxh6+ Rg8 5.Dh8#; 1…h6 (la mossa giocata in partita) 2.Td6! Cxc1 (ci sono mosse migliori, ma che non salvano il Nero) 3.Txh6!+ Axh6 4.Df6+ con matto a seguire.
Si noti come questo esempio mostri come il metodo a eliminazione funzioni per il Bianco (ha trovato 1.Tc1 dopo aver scartato le altre), ma non per il Nero che ha scelto frettolosamente 1…h6 non vedendo 2.Td6!. Il Nero avrebbe dovuto eliminare anche 1…h6 e continuare la ricerca, trovando 1….Ah6, basata anche questa sul ritardo dell’attacco avversario (chiude la colonna h su h7), proprio come il Bianco aveva fatto con 1. Tc1!. Il Bianco ha ancora partita vinta, ma deve giocare con attenzione per convertire il suo vantaggio in qualcosa di definitivo.
Come si vede il metodo classico a eliminazione in questo caso funziona, ma non è che una versione dello SCAS. Infatti Il Bianco matterebbe con 1.Df6, se non ci fosse l’Ag5, oppure (visto che 1.Dxh7 non dà nulla) con l’attacco 1.Th3 e 2.Dxh7#. Catture valide non ce ne sono (1.Dxg5 non funziona, si veda sopra) e l’immediata 1.Th3 fallisce, sempre per l’analisi sopramenzionata. Altri attacchi non sono significativi e spinte pedonali di fatto non ce ne sono. In sostanza lo SCAS ripete lo stesso ragionamento del metodo a eliminazione che, in questo caso, ne è un sottoinsieme.
L’elenco delle candidate
Con lo SCAS la priorità è data dalle mosse dinamiche; quando di dinamico non c’è nulla di buono può anche darsi che di mosse statiche da valutare ce ne sia più di una. Dando per scontato che il giocatore sia in grado di arrivare a un giudizio (soggettivo) delle candidate, dovrà comunque ordinare le candidate in ordine di priorità, soprattutto quando queste sono più di una (non c’è bisogno di nessun ordine!) o due.
Questo sembra anche il metodo classico, ma lo SCAS pone una linea di demarcazione fra mosse dinamiche e statiche, nel senso che prima si incominciano ad analizzare le mosse dinamiche candidate e, solo dopo la loro analisi, si cercano (eventualmente, nel senso che le candidate dinamiche non ci hanno convinto) mosse statiche. Questo approccio spiega perché le spinte di rottura vanno effettuate appena possibile (cioè appena ci sono le condizioni favorevoli).
Tenuta presente la distinzione fra candidate dinamiche e statiche, cosa determina l’ordine delle candidate?
- Bontà assoluta della mossa (ovviamente secondo una nostra sommaria valutazione: se possiamo dare matto è sicuramente sbagliato dare una priorità maggiore a una mossa che forse guadagna un pedone).
- Forza e caratteristiche dell’avversario: se giochiamo contro un avversario che ha 400 punti Elo più di noi, è preferibile una mossa che porta a un perpetuo rispetto a una che ci dà solo un po’ di iniziativa. Viceversa, se siamo noi ad avere 400 punti Elo in più!
- Tempo a disposizione
- Stanchezza e nostra situazione psicologica.
Ora che abbiamo l’elenco:
- Si analizzano le candidate una per volta senza saltare (ricordiamoci di Kotov!) alla successiva prima di aver dato un giudizio su quella sotto esame.
- Nel caso in cui, durante l’analisi di una mossa, si scoprisse un’altra candidata, si finisce l’analisi della mossa in questione, poi si analizza la nuova mossa candidata.
- Nel caso in cui, durante l’analisi di una mossa si scoprisse un’idea che potrebbe rivalutare una candidata precedentemente analizzata, si può tornare a rianalizzare la candidata precedente.
- Alla fine si gioca la mossa candidata che è apparsa migliore. Se c’è tempo e se lo riteniamo opportuno, possiamo ricontrollarla.
I punti 2 e 3 sono un ulteriore metodo di gestione dell’insieme delle candidate (Soltis definisce questo metodo come “muoversi da una candidata all’altra“, ma la locuzione è un po’ fuorviante perché ricorda molto l’aneddoto di Kotov: qui ci si muove a ragion veduta da una candidata a un’altra e non perché siamo incapaci di giudicare).
Cosa significa analizzare una candidata? Quante mosse in avanti dobbiamo calcolare? Alcune scuole di didattica scacchistica ritengono che gran parte del valore di uno scacchista dipenda dall’abilità di calcolare varianti. Ciò non è del tutto corretto. I motivi sono due:
- Il grande campione spesso analizza meno varianti del dilettante per il semplice fatto che, grazie alla sua competenza scacchistica, considera candidate un minor numero di mosse! Ciò semplifica il calcolo e non è poi molto difficile protrarre l’analisi per una decina di mosse, se ad ogni mossa le mosse candidate sono una o due al massimo. Il giocatore “normale” magari ne considera 5 o 6 e dopo due o tre mosse l’albero delle varianti è diventato immenso, una foresta in cui è facilissimo perdersi.
- Se la candidata è totalmente statica è abbastanza inutile calcolare molte mosse avanti. Non è raro vedere il forte giocatore giocare velocemente una serie di mosse, salvo poi sprofondare in una lunga riflessione perché ora la posizione richiede un calcolo accurato.
Sicuramente però la difficoltà dell’analisi di una candidata è dovuta alla lunghezza e al numero dei rami dell’albero delle varianti. Per questo la capacità di analisi deve essere sviluppata con un duro allenamento, ma, ricordiamocelo, è abbastanza inutile se non si possiede la capacità di trovare le giuste mosse candidate; e lo SCAS è un metodo per farlo.
Lo SCAS è un buon metodo, ma spesso in partita, anche chi non lo conosce non lo applica per un altro errore tipico: la negazione dell’analisi. Il giocatore si rende conto che non è in grado di analizzare la posizione (perché è troppo complessa, perché manca tempo, perché è stanco ecc.) e allora decide di giocare una mossa senza analisi, ma affidandosi a principi generali (quasi sempre si tratta di mosse statiche). La negazione dell’analisi si usa molto spesso quando il giocatore effettua (senza che ve ne sia la reale necessità) una mossa tranquilla come una profilattica Rh1, se è stato spinto il pedone f) oppure una sicura h6 per evitare il matto del corridoio.
Di solito la negazione dell’analisi è disastrosa. Vediamo un esempio (Avrukh-Rublevsky, Retimo 2003):
B
Il Bianco gioca 23.Tg3 e il Nero pensa giustamente (era comunque molto più forte 23…Dd4!) di togliere il Re dalla colonna su cui si è piazzata la Torre bianca, anche per catturare il pedone b2. Poiché Rublevsky è un forte giocatore, sicuramente non gli sarebbe stato difficile calcolare le due possibilità: 23…Rh7 (migliore) e 23…Rh8 (sbagliata). Si affidò però a principi generali e, non piacendogli esporre il Re lungo la diagonale b1-h7, giocò la perdente 23…Rh8?? Dopo 24.Cf6! Cf4 (la minaccia è 25.Dh6+! gxh6 26.Cxf7+! Txf7 27.Tg8#; se il Re fosse stato in h7 questa variante non sarebbe stata possibile) 25.Cd7 Td4 26.Df4 Txf4 27.Cxb6 e il Nero abbandonò sei mosse più tardi.
Un giocatore può essere debole nella scelta delle mosse candidate, mentre un altro può essere debole nel calcolo delle varianti: lo SCAS cerca di rimuovere il primo problema, per il secondo non resta che allenarsi a calcolare!