Lo schema di apertura è il sogno di tutti coloro che vogliono evitare di studiare a memoria le varianti del proprio repertorio di apertura.
Gli schemi di apertura sono idee logiche e coerenti su come trattare un’apertura, in base a considerazioni più posizionali che non alla sequenza delle mosse. Esempi di schemi di apertura sono per esempio il sistema Colle oppure l’Attacco Indiano.
Lo schema d’apertura ideale (e utopistico) è quello che esegue una serie di mosse, a prescindere da cosa faccia l’avversario! Mi ricordo che un vecchio frequentatore del mio circolo di scacchi era solito dire: “l’altro faccia quello che vuole, io faccio questa mossa!”. Ovviamente poi, il più delle volte, finiva per prendere matto, ma per lui era molto gratificante poter seguire al 100% il suo piano. Così nello schema di apertura il possedere semplici regolette cui rispondere ai piani dell’avversario dà un senso di sicurezza a tutti coloro che temono che la memoria possa tradirli.
Esistono diversi schemi di apertura, ma il più delle volte non coprono che una parte del repertorio dello scacchista. Come esempi limite vogliamo mostrare due schemi che hanno la pretesa di essere utilizzati nel 100% delle partite.
Con il Nero: l’apertura Ippopotamo
Diffusa in Italia da un piacevole libricino del MF Alessio De Santi (Difesa Ippopotamo, ed. Ediscere; ma se ne trova un capitolo nel pregevole testo sull’apertura moderna del GM Tiger Hillarp Persson, Tiger’s Modern), questa apertura non è praticamente presente in nessun testo classico sulle aperture. L’idea generale dell’apertura è di disporre i pezzi neri come appare nel diagramma seguente:
Come si vede, il non superare la terza traversa rende possibile lo sviluppo delle proprie mosse, praticamente a prescindere da cosa faccia l’avversario (al più la sequenza delle mosse dell’Ippopotamo può essere leggermente modificata, ma si arriva sempre in una posizione simile a quella mostrata).
Ovviamente se il Bianco è un forte giocatore potrà trovare piani adeguati per contrastare lo sviluppo un po’ passivo del Nero, ma realisticamente l’adozione di un’apertura come questa fa perdere al giocatore con i pezzi neri non più di 100 punti Elo, a fronte di un enorme risparmio di tempo nello studio delle aperture. Il giocatore medio può così dirottare il suo tempo verso lo studio per una migliore comprensione strategica e tattica del gioco (mediogioco e finali), rimandando a quando sarà più forte il problema di costruirsi il “miglior” repertorio di aperture possibile.
Da un punto di vista teorico l’Ippopotamo ha come limite la passività: a differenza di altre aperture con poco spazio (come il RIccio), il Nero non ha un chiaro obiettivo di controgioco e praticamente per passare al contrattacco aspetta un’imprecisione del Bianco. Ovvio che tale sistema possa funzionare quanto più il livello dei giocatori è basso.
Ecco come implementare l’apertura Ippopotamo:
- 1… g6 – La prima mossa è fondamentale. Cominciare con la spinta del pedone g consente di confondere l’avversario. Non può sapere se abbiamo intenzione di giocare l’Ippopotamo oppure di usare difese più convenzionali come un’Est Indiana.
- 2… Ag7 – Logica, completa il fianchetto.
- 3… d6 – Ancora una mossa per confondere le acque. A questo punto il Nero può ancora rientrare in molti impianti e il Bianco spesso adotta meccanicamente linee che vanno bene per aperture note, ma diverse dall’Ippopotamo.
- 4… Cd7 – La prima mossa che svela un po’ i piani (anche se il Nero può ancora rientrare in altre aperture moderne).
- 5… e6 – La spinta del secondo pedone centrale serve per bloccare le varie opzioni del Bianco. A questo punto sarebbero ancora possibili rientri standard se il Nero giocasse 5… Cf6, 5… e5 o 5… c5.
- 6… Ce7 – Anche questo Cavallo dietro ai pedoni non è attaccabile.
- 7… a6 – Questa mossa ha vari pregi: prepara il controgioco con … b5 e controlla la casa b5 dall’incursione di un Cavallo o di un Alfiere.
- 8… b6 – Apre il secondo fianchetto; il Nero evita di giocare b5 anche quando è possibile per evitare di aprire troppo presto la posizione.
- 9… Ab7 – Completa il secondo fianchetto.
- 10… h6 – Come a6 con b5, cerca il controllo della casa g5 e permette la spinta di controgioco g6-g5.
A questo punto l’Ippopotamo è completo. Il Bianco ha avuto anch’egli 10 mosse a disposizione per “fare qualcosa”. Cosa succede ora? Che lo schema del Nero si trasforma in una serie di indicazioni molto facili da comprendere.
- Spinte centrali. Se il Bianco spinge in e5 il Nero risponde con d5; se il Bianco spinge in d5, il Nero risponde con e5.
- Una volta effettuate le spinte centrali il Nero attaccherà nella parte di scacchiera del suo pedone più avanzato. Se il pedone è e5, preparerà f5 e attaccherà sull’ala di Re; se il pedone più avanzato è d5, preparerà c5 e attaccherà sull’ala di Donna.
- Sull’ala di Re, se il Bianco spinge in h5, il Nero blocca con 1… g5; se il Bianco spinge in g5, il Nero blocca con 1… h5.
- Sull’ala di Donna, se il Bianco spinge in a5, il Nero blocca con 1… b5; se il Bianco spinge in b5, il Nero blocca con 1… a5.
Le altre sottigliezze della posizione, oltre a una bella collezione di partite, potete trovarle sul testo di De Santis. Qui riporto solo una partita vinta dal big Ruslan Ponomariov contro J. Gallagher (Biel 2000).
1.e4 g6 2.d4 Ag7 3.Cc3 d6 4.Ae3 a6 5.Dd2 Cd7 6.a4 b6 7.Cf3 e6 8.Ac4 h6 9.h3 Ce7 10.0–0 Ab7
11.Tfe1 g5 12.Ch2 Cg6 13.Cf1 Cf6 14.Cg3 0–0 15.Ad3 c5 16.dxc5 bxc5 17.Tad1 Dc7 18.De2 d5 19.exd5 exd5 20.Ac1 Tae8 21.Dd2 Ch4 22.Txe8 Txe8 23.Te1 Txe1+ 24.Dxe1 c4 25.Af1 d4 26.Cce2 Dc5 27.Dd1 Ce4 28.Cxe4 Axe4 29.Cg3 Ag6 30.De2 d3 31.cxd3 cxd3 32.De8+ Rh7 33.Ae3 Dd5 34.Ad2 Axb2 35.f3 Ae5 36.Ce4 Axe4 37.fxe4 Dd4+ 38.Rh1 Df2 0–1
Come si vede, una differenza di 120 punti Elo circa è stata comunque compensata e il Nero ha vinto nonostante l’apertura “inferiore”.
Con il Bianco: l’apertura Tartaruga
Vedendo il lavoro di De Santis, mi è venuto in mente che la stessa cosa si può fare con il Bianco. Anche se con i pezzi bianchi si è meno propensi a essere passivi, vale la pena indagare un’apertura simile all’Ippopotamo per evitare di studiare un mare di teoria?
La posizione a cui tendiamo è la seguente:
La chiameremo apertura Tartaruga. Valgono le stesse considerazioni strategiche fatte per l’Ippopotamo, basta ragionare a colori invertiti.
Per esempio, giocandola con Shark (profondità 25), ecco la situazione dopo le 10 mosse:
1. g3 d5 2. Ag2 e5 3. d3 Cf6 4. Cd2 Ac5 5. e3 0-0 6. Ce2 Te8 7. a3 a5 8. b3 Af5 9. Ab2 Cc6 10. h3:
Il vantaggio che Shark (con il Nero) si dà è di 0,24, circa un quarto di pedone. A parte la correttezza della valutazione del computer, anche in questo caso si può pensare che il vantaggio medio del Nero, per l’avere il Bianco giocato un’apertura come la Tartaruga, molto passiva, non superi i 100 punti Elo. Infatti questa è proprio la posizione di una partita Haub-Remmler (Wiesbaden 1996) dove la differenza di Elo fra il Bianco e il Nero era di 120 punti Elo (la partita finì patta).
Ricapitolando:
- non è certo consigliabile giocare uno schema come la Tartaruga;
- tale apertura dimostra però che non è possibile acquisire un vantaggio decisivo solo perché l’avversario ha giocato un’apertura inferiore, ma giocabile.
Gli schemi di apertura funzionano?
Possono sicuramente funzionare quando se ne comprendono i limiti, cioè quando non vengono giocati sempre e in maniera meccanica, acritica. Per esempio, come mette in guardia Hillarp Persson, l’Ippopotamo funziona solo quando il Bianco non può giocare agevolmente la spinta f4 (cioè ha già giocato Cf3).