I finali di Re e pedoni si basano sui movimenti reciproci dei due monarchi; infatti il Re tende a ostacolare i pezzi avversari (Re e pedoni) e, nei casi più semplici, il raggiungimento dell’obiettivo deriva solo da considerazioni di natura geometrica. Esistono cioè particolari geometrie del movimento del Re che occorre conoscere per giocare al meglio una serie di finali elementari.
Oltre allo spazio, è fondamentale anche il tempo perché spesso l’esito della partita si decide per un tempo di vantaggio; curioso negli scacchi è poi lo zugzwang cioè quella condizione nella quale l’obbligo di muovere peggiora la posizione. Dopo queste semplici considerazioni dovrebbe essere chiaro che è fondamentale prendere confidenza con i movimenti geometrici del Re.
Quando i Re si fronteggiano e sono separati da un numero dispari di case si dice che sono in opposizione. Ha l’opposizione chi non ha la mossa perché costringe l’altro Re a perderla.
L’opposizione può essere verticale (in genere la più importante perché il Re deve avanzare portando i pedoni a promozione), orizzontale o diagonale; è detta vicina se la separazione è di una casa, altrimenti è detta lontana.
N
Nel diagramma soprastante, se il Bianco ha l’opposizione e il Nero deve muovere, il Bianco potrà avanzare perché a 1…Rd5 segue 2.Rb4 e a 1…Rb5 segue 2.Rd4.
Un caso particolare di opposizione orizzontale è il pendolo; ecco come viene usata dal Nero per impedire che il Bianco promuova:
N
1…Rf6 2.Rh7 Rf7 3.Rh8 Rf8 4.Rh7 Rf7 e patta evidente.
Nel considerare la strategia che porta ad avere l’opposizione è necessario prestare attenzione alle case negate, cioè al fatto che il bordo della scacchiera o i pedoni possono rendere inaccessibili alcune case. Ecco uno studio di Drtina (1907):
B
Il Bianco potrebbe avere l’opposizione lontana con 1.Re1, ma non riuscirebbe mai a trasformarla in vicina perché la casa e5 è negata al Re bianco dal pedone nero. La direttrice giusta è la colonna f che è libera da case negate. Quindi la soluzione è: 1.Rg2 (oppure 1.Rg1) Rf6 2.Rf2!. Si deve osservare che il Re nero può giocare mosse diverse da Rf6: il Bianco deve essere pronto a replicare alla mossa successiva con la conquista dell’opposizione, per esempio se 1…Re8!? le uniche che vincono sono 2.Rg3! o 2.Rg1.
Se ora il Re nero avanza, il Re bianco conserva l’opposizione e poi occupa una casa critica (vedasi il concetto di casa critica nei finali di Re e pedone contro Re e pedone) del pedone nero sul lato di Donna: 2…Re5? 3.Re3 Rf5 4.Rd4 e poi c5. Se il Re nero si sposta a destra, il Re bianco è in vantaggio nella corsa sull’ala di Donna: 2…Rg6 3.Re3 Rf7 4.Rd4 Re7 5.Rc3 Rd7 6.Rb4 Rc7 7.Ra5 (opposizione diagonale) Rb7 8.Rb5 Rc7 9.Ra6 conquistando una casa critica del pedone nero. Non resta pertanto che 2…Re7 3.Rg3 Rf7 4.Rf3! Re7 5.Rg4 Rf8 6.Rf4! Re7 7.Rg5 Rf7 8.Rf5! e vince.
Si tratta di quella procedura mediante la quale, sfruttando l’opposizione, si è in grado di attaccare sul lato lasciato sguarnito dal Re avversario. L’aggiramento è un importante metodo di avanzata verso il controllo delle case di promozione. Nel primo esempio dell’articolo dopo 1…Rd5 il Bianco con 2.Rb4 esegue un aggiramento sul lato di Donna.
Vedremo che l’aggiramento è un’arma molto potente per la conquista della casa critica di un pedone bloccato.
Occorre notare che per motivi geometrici non sempre l’opposizione può tradursi in un aggiramento. Caso classico quello del pedone di Cavallo in cui l’aggiramento deve essere eseguito dalla colonna di Torre per evitare che l’avversario usi lo stallo come arma difensiva. Ecco un esempio classico:
B
Se il Bianco giocasse 1.Rc6?, il Nero giocherebbe 1…Ra7 2.Rc7 Ra8! e se ora 3.b6?? il Nero sarebbe in stallo; al Bianco non resta che giocare 3.Rb6 e dopo 3…Rb8 giocare la mossa giusta. Infatti nella posizione del diagramma il Bianco deve aggirare a sinistra: 1.Ra6! (1…Rc7 2.Ra7 e vince) Ra8 2.b6 Rb8 3.b7 e vince.
Si dice triangolazione la manovra con cui il Re perde un tempo e passa la mossa all’avversario. Lo sfruttamento della triangolazione è possibile perché l’avversario è obbligato a fare due mosse ritornando nella casa di partenza, mentre torniamo con tre mosse nella casa di partenza, passando di fatto la mossa all’avversario.
B
Nel diagramma soprastante (Dvoretzky), il Nero non può che muovere da d7 a c6, altrimenti segue l’avanzata del Re bianco o la spinta del pedone c. Il Bianco muovendo in d4-c4(e5)-d5 guadagna l’opposizione grazie a una triangolazione: 1.Rd4 Rc6 (1…Rd8 2.Re5!; 1…Rc8 2.Re5) 2.Rc4 Rd7 3.Rd5! A questo punto la vittoria è elementare: 3…Rc8 4.Re6 (opposizione diagonale) Rd8 5.Rd6 (opposizione verticale).
Si tratta di case di zugzwang reciproco: chi le occupa per primo perde. Abbiamo già visto i casi dell’opposizione che in presenza di case critiche evidenzia case corrispondenti; stesso dicasi per la triangolazione. Resta da esaminare il caso delle case minate. Gli esempi più comuni sono rappresentati dai pedoni affiancati o da quelli contrapposti con i Re a una traversa (colonna) dal proprio pedone.
B
Non è difficile accorgersi che avvicinarsi al pedone porta all’immediata sconfitta perché l’altra parte occupa l’altra casa minata e poi conquista il pedone.
Per completezza, si può parlare di case corrispondenti anche nel caso di coppie di pezzi (si veda l’esempio nell’articolo sui finali di Alfieri dello stesso colore e pedoni).
Alcuni autori come Paoli (Il finale negli scacchi) dedicano molte pagine a esaminare casi in cui è possibile definire case corrispondenti; purtroppo (come ha osservato Dvoretzky) tali casi non sono granché utili, perché occorre studiare la posizione molto in dettaglio e alla scacchiera, durante la partita giocata, è possibile arrivare al successo solo in un numero limitato di casi. Si usa il metodo delle approssimazioni successive, complicato dal fatto che basta la spinta o la cattura di un pedone per cambiare le corrispondenze. Dvoreztky dà come esempio uno studio di Grigoriev (1921):
N
Esso è uno dei casi più semplici perché è immediato notare che la casa critica che il Bianco vuole conquistare è b3, dopodiché il Nero sarebbe spacciato. Altre case critiche sono e2 ed f2 perché se il Bianco le conquista il Nero deve retrocedere e si arriva a conquistare una casa critica del pedone nero con sua successiva caduta. Il compito del Nero sembra arduo perché deve difendere tre case critiche; ovviamente ha a disposizione le due mosse 1…Re3 e 1…Rf3. Con esse blocca l’accesso a e2 e a f2, ma come bloccare quello a b3? Dovrà portarsi sull’ala di Donna, ma se gioca 1…Re3 dopo 2.Rd1 dovrebbe giocare 2…Rd4 3.Rc1 Rc5 4.Rb1 Rb4: l’accesso a b3 è negato, addirittura con una mossa d’anticipo. Peccato che il Bianco giochi 3.Re2! e conquisti un’altra casa critica. Dopo 1…Rf3 nel viaggio sull’ala di Donna il Nero può sfruttare il tempo che aveva comunque in più con 1…Re3, ma dopo 2.Rd1 Re3 il Bianco è bloccato nel suo ritorno sull’ala di Re.
Le corrispondenze sono perciò; e1-f3, d1-e3, c1-d4, b1-c5, a2-b4.
Una formazione molto utile da conoscere è quella mostrata nel prossimo diagramma:
B
Il Re nero è bloccato dai due pedoni passati uniti, ma nemmeno il Re bianco può muoversi liberamente per catturare i pedoni neri. Il cammino e2-f1-g2 (minacciando g3) darebbe il tempo di giocare il pedone nero in e3 con facile vittoria del Nero. Non resta che 1.Re2 Ra6 3.Re3 Rb5 patta.
Sulla scacchiera non vale il principio per cui un percorso in linea retta è la sola distanza più breve fra due punti, potendosi verificare che anche un percorso a zigzag ha la stessa distanza (in termini di case). Lo zigzag viene usato per evitare uno scacco possibile in qualche variante (in altri termini, se devo andare da A a B posso passare per C – sulla retta AB – oppure per D al di fuori della retta AB; in alcune varianti se sono in C prendo scacco e perdo un tempo, ma non se sono in D).
Ecco illustrato il concetto con uno studio di Grigoriev (1928, il Re per andare da c4 a c2 passa per d3 senza perdere tempi):
B
1.Rc3 Ra3 2.Rc4 Ra4 3.g4 b5+ 4.Rd3! Ra3 5.g5 b4 6.g6 b3 7.g7 b2 8.Rc2 Ra2 9.g8=D+ con matto alla mossa successiva.
Per guadagnare tempi non si deve considerare solo il proprio percorso, ma anche quello del Re avversario: la spallata consiste nell’ostacolo offerto al Re avversario dalla presenza ingombrante del nostro. Ecco uno studio di Moravec (1940) dove la “naturale” mossa 1.Ra2 non dà che la patta, come il lettore diligente può facilmente verificare.
B
La strategia vincente non è solo quella di avanzare, ma anche di ostacolare il Re avversario: 1.Rb1 Rg2 2.Rc2 Rf3 3.Rd3 Rf4 4.Rd4 Rf5 5.Rd5 Rf6 6.Rd6 Rf7 7.b4 Re8 8.Rc7 b5 9.Rc6 e vince.
Può un Re fermare tre pedoni uniti e affiancati (con il Re avversario bloccato per fermare nostri pedoni e quindi impossibilitato a intervenire)? La regola è che il Re può bloccarli solo se riesce a fronteggiare (cioè essere sulla stessa colonna) quello che avanza, arrivando a contatto solo del pedone più avanzato, in modo che la spinta successiva provochi il collasso della falange.
Come corollario, se i tre pedoni sono affiancati, il Re deve fronteggiare quello centrale (ma a distanza di due) per fronteggiare poi quello che avanza. Questa semplice regola è spesso disattesa anche da forti giocatori; nella Nunn-Friedlander (Islington 1968) la situazione sull’ala di Donna è bloccata:
B
In partita probabilmente il Bianco fu confuso dal fatto che i tre pedoni non sono affiancati e giocò la poco riflessiva 1.Rf2?? h4! e il Bianco non poté più fronteggiare; 2.Rf3 h3 3.Rg3 g4 4.a5. Il Bianco è stato costretto ad alterare l’equilibrio sul lato di Donna e il Nero pareggia con: 4…f5 5.Cb4+ Rxc5 6.a6 Rb6 7.Cxd5+ Rxa6 8.c4 Rb7 con i giocatori che si accordarono con la patta. Il Bianco avrebbe potuto vincere con 1.Rh2! (o 1. Rg2) perché così può sempre rispettare la regola (1…h4 2.Rh3!; 1…g4 2.Rg2!; 1…f5 2.Rg2 ecc.). Per esempio: 1.Rh2 f5 2.Rg2 e ora a 2…g4 segue 3.Rg3!, a 2…h4 segue 3.Rh3! e a 2…f4 segue 3.Rf3!. In tutti i casi la falange nera è in zugzwang e il Nero è costretto a muovere il Re, permettendo al Bianco di avanzare sull’ala di Donna.
Lo stallo interviene come mezzo di salvezza in molti finali (non solo di Re e pedoni) ed è un’importante risorsa difensiva. Ovviamente può essere previsto con un’analisi attenta della posizione e, se possibile, la parte forte cerca di evitarlo. Esistono due condizioni che possono essere classificate a parte perché con caratteristiche proprie.
Diventa un’importante arma per l’attaccante quando il Re è in stallo, ma restano mosse di pedone (si parla di semistallo).
B
Nella Marshall-Reti (New York 1924), se non ci fossero i pedoni a est, il Nero si rifugerebbe nello stallo: 1.g5 Rc6 2.Re5 Rd7 3.Rd5 Rd8 4.Rc6 Rc8 5.d7+ Rd8 6.Rd6 mette il Re in stallo, ma al Nero restano mosse di pedone e il pedone bianco promuove.
La seconda condizione particolare si ha quando il Re debole si pone in stallo senza che la parte forte possa impedirlo (autostallo). Questo un esempio citato da Paoli:
B
Il Bianco non può impedire che il pedone h del nero promuova e quindi la situazione sembra disperata: 1.Rb2 h4 2.Ra3 h3 3.Ra4 h2 4.a3 h1D stallo!