Stress è un termine che viene utilizzato in molti contesti e in molti ambiti, tecnici e no. Sicuramente è un termine molto usato anche nel linguaggio comune per connotare determinate situazioni negative (è tipica la frase “sono stressato!”) o per esprimere, anche scherzosamente, noia o nervosismo (“che stress!”).
Diverse fonti, erroneamente, indicano che la parola stress fu coniata nel 1936 da Hans Hugo Bruno Selye (1907-1982), considerato uno dei pionieri dell’endocrinologia; in realtà, la parola già esisteva da tempo; Selye la prese in prestito dall’ingegneria, ambito in cui con tale termine si indica la tensione cui si sottopone un determinato materiale (tra l’altro, detto per inciso, le accezioni della parola in questione sono numerosissime, in lingua anglosassone, per esempio, in grammatica e in musica la parola stress significa accento: the stress is on the first sillabe, l’accento cade sulla prima sillaba). Selye utilizzò questo termine in un suo lavoro pubblicato su Nature (A syndrome produced by diverse nocuous agents; n.138, 1936; p. 30-32); egli spiegò che lo stress è caratterizzato da due momenti fondamentali, uno stimolo e una risposta; per evitare ambiguità semantiche (stress può indicare sia il primo che la seconda), Selye definì stressor l’agente causale e lasciò stress (anche stress response) quale termine indicante la condizione che veniva a verificarsi in seguito.
Per quanto non tutti concordino se lo stress debba essere considerato una condizione fisiologica o una condizione patologica, la tendenza comune è quella di considerarlo in quest’ultimo modo.
Per amor di precisione si dovrebbe considerarlo come una risposta che può essere negativa (distress) o, al contrario, positiva (eustress); avrebbe quindi valenza neutra, stress è però usato quasi sempre come sinonimo di distress.
Stress e sindrome generale da adattamento
Selye ipotizzava che lo stress fosse una “risposta aspecifica dell’organismo a una qualsiasi richiesta”; l’insieme dei cambiamenti che si verificano nell’organismo a livello di struttura e composizione chimica prende il nome di sindrome generale da adattamento (SGA, talvolta anche GAS, acronimo dei termini inglesi General Adaptation Syndrome). Sono tre le fasi che caratterizzano la sindrome generale da adattamento:
- fase di allarme
- fase di resistenza
- fase d’esaurimento.
Analizziamo brevemente queste tre fasi.
Fase di allarme – In questa fase l’organismo percepisce, consciamente o inconsciamente, la presenza di un fattore stressante, l’arrivo di un qualcosa che, potenzialmente, è pericoloso o che comunque può metterlo in difficoltà. Il sopracitato fattore può essere ovviamente di varia natura, può cioè essere un problema di tipo psicologico (un litigio con una persona, una preoccupazione relativamente alla propria salute ecc.), biologico (un processo infettivo, un avvelenamento ecc) oppure fisico (un trauma, un’eccessiva variazione di temperatura ecc.). A prescindere dalla natura del fattore stressante, il meccanismo di reazione non varia.
In seguito a uno stressor si ha una reazione da parte dall’ipotalamo, reazione che provoca diverse modificazioni di tipo chimico ed elettrico; com’è noto, uno dei compiti principali dell’ipotalamo è quello di mantenere l’organismo in una situazione di equilibrio funzionale; cerca di mantenere cioè la cosiddetta omeostasi; l’ipotalamo quindi interviene quando determinati fattori di stress minacciano il normale equilibrio funzionale; è per esempio l’ipotalamo che ci fa sudare, allo scopo di raffreddarci, quando la temperatura supera certi limiti. Per far ciò l’ipotalamo agisce sia sul sistema nervoso autonomo sia sul sistema endocrino. Gli effetti prodotti dalla reazione dell’ipotalamo sono numerosi (secrezione di ormoni quali cortisolo, adrenalina ecc., stimolazione del sistema vascolare, stimolazione ghiandolare, produzione di endorfine ecc.).
Tutto ciò conduce ad altre reazioni che portano a un innalzamento del metabolismo; si registra quindi un aumento della frequenza cardiaca, un incremento della pressione arteriosa, un aumento della sudorazione, dilatazione delle pupille, accelerazione della respirazione, diminuzione della salivazione ecc. Insomma, in altri termini, si vengono a produrre tutti quei sintomi che caratterizzano quello che, popolarmente, viene definito come stress. Altre tipiche reazioni da “stress” sono la sensazione di nausea, la tensione muscolare, l’inquietudine, il raffreddamento cutaneo, la perdita di lucidità ecc.
Fase di resistenza – Percepito il fattore stressante, l’organismo tenta ovviamente di reagire. È durante la fase di resistenza che si attiva il cosiddetto asse ipotalamo-ipofisi-surrene (noto anche come asse HPA); nel momento in cui si attiva l’asse HPA si mettono in moto i diversi meccanismi che servono a rispondere al fattore stressante. Fondamentale in questa fase risulta essere l’iperproduzione di un ormone, il cortisolo, la cui conseguenza principale è la riduzione delle difese immunitarie; tale riduzione è di scarsa importanza se la sua durata si protrae per un periodo di tempo non particolarmente lungo, ma può rappresentare un serio problema se lo stress è cronico; le conseguenze di una protratta diminuzione del sistema difensivo dell’organismo sono facilmente immaginabili; il rischio di contrarre una patologia infettiva più o meno grave aumenta decisamente. In molti soggetti la fase di resistenza si prolunga anche quando, oggettivamente, le difficoltà incontrate sono state superate. Si tratta in genere di persone iper-reattive, spesso stressate a lungo; le tipiche persone che sembrano incapaci di rilassarsi, tant’è che alcuni autori li definiscono come i drogati dello stress. Non è un caso che molti di questi soggetti diventino dipendenti anche da sostanze come droghe più o meno pesanti; attraverso il consumo di determinate sostanze cercano di prolungare la fase di resistenza.
Per moltissime persone lo stress cronico sembra essere un problema inevitabile; è come se il soggetto fosse costantemente in guardia, in attesa perenne di un pericolo. Questa situazione non è certo facilitata dall’attuale situazione in cui si trova gran parte del mondo occidentale, la crisi economica mondiale rappresenta sicuramente per molti una fonte di stress psicofisico di non poco conto. Il problema principale è che un eccessivo prolungamento della fase di resistenza può danneggiare molto seriamente il sistema immunitario. L’organo che sembra risentire maggiormente del problema sembra essere il timo, una ghiandola che in presenza di stress riduce in modo non minimale le sue dimensioni rendendo inefficaci le produzioni linfocitarie e quindi le resistenze immunitarie.

Fuggire lo stress? Molto meglio è imparare a controllarlo, a gestirlo, a renderlo utile, proprio come la fatica che si fa durante un allenamento fisico…
La fase di esaurimento – Se il fattore stressante viene ritenuto superato o se l’energia generata da tale fattore inizia a decrescere si entra nella fase finale, quella dell’esaurimento. Scopo di tale fase è quella di consentire all’organismo il “meritato” riposo.
Generalmente, se la seconda fase è finita prima dell’esaurimento dell’energia da stress, la terza fase viene percepita con notevole sollievo, molto spesso associato a una riduzione d’energia, un senso di piacevole svuotamento.
Nel caso in cui, al contrario, la fase di resistenza abbia avuto una durata decisamente prolungata può darsi che il soggetto si senta esaurito per molto tempo perché l’organismo reclama un certo periodo di riposo, ha bisogno di rilassarsi molto a lungo. Il soggetto stress-dipendente, che vive fasi di resistenza eccessivamente prolungate, può arrivare a un punto tale che avverte la necessità di ricorrere a mezzi artificiali (sedativi, calmanti, bevande alcoliche ecc.) per poter passare nella fase di esaurimento.
Questa fase vede un decremento rapido degli ormoni prodotti dal surrene; tipica è anche la riduzione delle riserve di energia; questi meccanismi “depressivi” invertono i processi della prima fase al fine di riacquistare l’omeostasi, l’equilibrio.
Stress e salute
Negli ultimi anni sono stati effettuati diversi lavori per valutare le eventuali relazioni tra stress e rischio di sviluppare patologie di una certa gravità; diversi studi, per esempio, hanno indagato un’eventuale relazione tra stress e incidenza (sia in aumento che in riduzione) del rischio di sviluppare un tumore del seno. Come spesso accade, le risposte sono state contraddittorie; alcuni studi mostravano come in presenza di situazioni cronicamente stressanti vi fosse un incremento del rischio di contrarre la sopracitata neoplasia, altri dicevano esattamente il contrario. La contraddittorietà degli studi è probabilmente dovuta al fatto che i meccanismi attraverso i quali lo stress influenza la produzione ormonale e le modalità con le quali tale produzione induca modificazioni cellulari tali da causare un’alterazione neoplastica non sono ancora del tutto noti.
Una cosa sulla quale la maggior parte degli studiosi sembra però concordare è che lo stress incide notevolmente sulla produzione ormonale con la conseguenza che si verificano modificazioni del normale equilibrio dell’organismo. Non sempre però tali modificazioni hanno conseguenze negative ed è per questi motivi che si parla di stress negativo o positivo.
Il disturbo post-traumatico da stress
Il disturbo post-traumatico da stress (anche PTSD, acronimo dei termini inglesi Post-Traumatic Stress Disorder) è, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti e caratteristici disturbi legati all’esperienza di eventi traumatici. Esso rientra nella categoria generale dei cosiddetti disturbi d’ansia. Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo specifico.
Stress e stile di vita
Anche se viviamo in un’epoca in cui essere stressati è (quasi) la norma, è molto facile trovare nella popolazione un sottoinsieme di persone che non sono interessate dal problema; quindi il primo consiglio è:
anziché ritenere fortunato chi non è stressato, chiedetevi perché voi lo siete!
Infatti lo stress è un indicatore del fatto che non si ha un buon stile di vita. Non importa se non si fuma, se non si beve, se si sta attenti all’alimentazione ecc.: se la vostra vita è stressata, state vivendo male.
Non cercate scuse: un lavoro o un partner si possono sempre cambiare, magari evitando di cercare a tutti i costi la carriera, il successo e la ricchezza o di inseguire la persona per la quale si è provato un poco sensato “colpo di fulmine”.
Combattere lo stress
Si può praticamente concludere che è positivo lo stress che nel medio-lungo periodo fortifica il corpo, mentre è negativo quello che lo debilita. In termini sportivi, lo stress allenante è positivo, quello debilitante no. In base a queste considerazioni
senza stress non si impara a lottare, ma se è troppo non si può che finire a terra.
Poiché lo stress ha anche una funzione positiva, la soluzione di fuggire sempre da esso non è certo quella più logica. È una scelta che può essere facile, paragonabile a quella di chi non vuole procurare al proprio corpo nessuna fatica e che prende l’ascensore pur di evitare di fare una rampa di scale. Quel giorno che l’ascensore è rotto e si devono fare sei piani a piedi, al quinto piano sopraggiunge un infarto ed è la fine!
Poiché lo stress ha origini molto varie (lavoro, contatti personali, organizzazione della vita ecc.), non si può pensare di eliminarlo fuggendo dal mondo. Molto meglio è imparare a controllarlo, a gestirlo, a renderlo utile, proprio come la fatica che si fa durante un allenamento fisico e che serve a potenziare il nostro corpo.
Nella stragrande maggioranza dei casi lo stress è la conseguenza di scelte errate (dovute spesso a una scala di valori “stressante”) o di una personalità non ottimale.
Lo stress può avere cause oggettive oppure soggettive. Per distinguerle basta farsi la domanda: “ma tutti in questa condizione sono stressati?”. Se la sincera risposta è no (per esempio molti colleghi di lavoro non lo sono mentre il soggetto accusa stress da lavoro), la causa è soggettiva e allora si deve lavorare sulla personalità. Se la risposta è positiva allora si deve lavorare sulle scelte che abbiamo fatto (il classico caso di stress da lavoro in un ambiente “impossibile” dove tutti sono in fibrillazione dalla mattina alla sera: la persona pensa di non avere alternative, ma in realtà non accetta né tenta di cambiare, magari per non diminuire il suo tenore di vita che è barattato con lo stress) e chiedersi se la situazione è evitabile con scelte diverse. Se sì, cambiate!
Ovviamente il grado di stress che ognuno di noi riesce a sopportare non è infinito; è pertanto fondamentale che, oltre alla capacità di gestirlo, sappiate qual è il limite massimo tollerabile. Arrivare a incamerare una quantità di stress tollerabile e capire qual è la dose massima accettabile sono i due fattori che concorrono a creare le condizioni di una giornata veramente positiva.
Il video
In questo video cerchiamo di capire meglio cosa sia lo stress e di quali fasi esso si componga, concentrandoci soprattutto sull’ansia da lavoro e su quali siano i sintomi con cui si comincia a manifestare; vengono poi suggeriti alcuni utili rimedi per capire meglio come affrontarlo e cercare di limitarlo, o quantomeno come provare a evitarlo a partire da diverse situazioni nella vita di tutti i giorni.