Non è semplice dare una definizione di stitichezza (stipsi) nell’ambito della primissima età pediatrica. Parlando di neonati, infatti, non è possibile prendere in considerazione soltanto il numero di evacuazioni per settimana; si devono infatti prendere in considerazioni altri parametri quali, per esempio, la consistenza delle feci e la continenza fecale. Per esempio, anche nel caso di una sola evacuazione ogni cinque giorni, se le feci sono morbide e sufficientemente acquose, non si può parlare di stipsi vera e propria.
Stitichezza nel neonato allattato al seno
Nei neonati allattati al seno, il numero di evacuazioni può variare in modo considerevole; alcuni neonati, per esempio, evacuano dopo ogni poppati; altri lo fanno ogni 3-5 giorni; se però, come detto, le feci sono morbide e adeguatamente acquose, siamo sempre nell’ambito della normalità.
Le defecazioni del neonato
Le prime feci che vengono emesse dal neonato, il cosiddetto meconio, sono caratterizzate da un colorito bruno-verdastro e dalla consistenza vischiosa; esse sono costituite da materiale fecale, cellule epiteliali intestinali desquamatesi e liquido amniotico ingerito nel corso della vita pre-natale.
Le prime scariche di meconio avvengono solitamente nel giro delle prime 24 ore di vita; se ciò non si verifica, si devono effettuare accertamenti volti a verificare la presenza di condizioni patologiche quali il megacolon congenito agangliare (malattia di Hirschsprung) o la fibrosi cistica.
Trascorsi i primi 3 o 4 giorni, le feci del neonato acquisiscono un colorito più chiaro e diventano semiliquide o cremose arrivando poi ad assumere un colorito giallo coro con alcune sfumature verdastre.
Nel corso della prima settimana di vita, le evacuazioni del neonato possono essere particolarmente frequenti; sono infatti molti i neonati che defecano dopo ogni poppata; in alcuni casi, addirittura, si hanno neonati che defecano nel corso della poppata. Man mano che passano i giorni il numero di defecazioni tende a ridursi; difficilmente si va oltre le cinque defecazioni giornaliere. Questa riduzione non deve far subito pensare alla stitichezza; è abbastanza normale che trascorrano alcuni giorni fra un’evacuazione e quella successiva.
Alcuni genitori si allarmano perché notano che il loro piccolo sembra soffrire all’atto della defecazione; in realtà, ciò è quasi sempre spiegabile con il fatto che il neonato sta “imparando” a defecare; non essendo ancora in grado di gestire l’atto come fanno i bambini più grandi o gli adulti, contrae anche muscoli non necessari e ciò gli procura un certo grado di sofferenza; è alquanto usuale, infatti, osservare bambini molto piccoli che all’atto della defecazione arrossiscono in volto e si abbandonano a vere e proprie crisi di pianto.
La stipsi vera e propria
La stipsi vera e propria, ovvero evacuazioni poco frequenti, poco voluminose e dolorose di feci abbastanza dure è un problema che riguarda soprattutto quei neonati che vengono nutriti con il latte artificiale; è bassissima, invece, la percentuale di bambini allattati al seno che soffrono di stitichezza.
Nella gran parte dei casi, la stitichezza nel neonato è legata al fatto che il latte artificiale è diluito in maniera insufficiente oppure al fatto che si sono introdotti troppo presto i cibi solidi nella dieta.
Da alcuni studi recenti, inoltre, emerge una possibile associazione fra stitichezza e intolleranza alle proteine del latte vaccino.
Comunque sia, in ambito pediatrico, nella stragrande maggioranza dei casi la stitichezza è idiopatica in quanto non è possibile correlarla alla presenza di patologie, malformazioni congenite, assunzione di farmaci, alterazioni anatomiche ecc.

Nei neonati allattati al seno, il numero di evacuazioni può variare in modo considerevole; alcuni neonati, per esempio, evacuano dopo ogni poppati; altri lo fanno ogni 3-5 giorni.
Se si escludono le cause alimentari, la stipsi nei neonati e nei bambini piccoli può essere legata a fattori psicologici; per esempio la paura di provare dolore al momento dell’evacuazione.
Le sensazioni di dolore nei neonati sono spesso causate dalla presenza di piccole ragadi anali; si tratta di lesioni, magari minuscole, ma che possono risultare molto dolorose per il bambino che finisce per rimandare la defecazione sopprimendo lo stimolo con vari tipi di strategia (incrociare le gambe, sollevarsi sulle punte dei piedi ecc.).
Alla lunga, l’evitare il più possibile lo stimolo all’evacuazione conduce a un accumulo di massa fecale piuttosto voluminoso nell’intestino retto; qui le feci diventano più dure e sempre più difficili da evacuare; ciò aumenta la possibilità di formazione di ragadi; il bambino entra quindi in circolo vizioso nel quale il dolore genera stipsi e la stipsi genera dolore.
Nei bambini più grandi, la stitichezza può essere legata anche a eventi per loro stressanti dal punto di vista psicologico; l’educazione all’utilizzo dei servizi igienici, l’eventuale gelosia verso il proprio fratello o la propria sorella, l’inizio della frequentazione della scuola materna o elementare ecc.
È comunque di fondamentale importanza, insegnare ai bambini piccoli l’uso corretto dei servizi igienici; un corretto posizionamento (la posizione ideale è l’accovacciamento tipico che si assume nei cosiddetti bagni alla turca) favorisce infatti l’evacuazione e renderà meno doloroso e/o fastidioso l’atto; ciò può contribuire, in molti casi, in modo determinante alla risoluzione della stitichezza o comunque a un miglioramento del quadro.
Stitichezza nel neonato e ragadi anali
Come abbiamo visto, una delle ragioni che inducono la stitichezza nel neonato e nei bambini piccoli in genere è la presenza di ragadi anali; spesso queste lesioni guariscono in modo spontaneo, ma è possibile accelerare il processo di guarigione ricorrendo a prodotti in grado di ammorbidire la massa fecale (sodio dioctyl sulfosuccinato al dosaggio di 10-40 mg/die suddivisi in 1-4 dosi, per 7-10 giorni). Al momento non è stata dimostrata l’utilità dell’applicazione locale di pomate a base di corticosteroidi.