Scienziati è una parola che dovrebbe indicare le persone che fanno parte della comunità scientifica; purtroppo il termine “scienziato” è spesso usato a sproposito per ottenere autorevolezza. Rimandando all’articolo che descrive la vera scienza, in questa sede impareremo a distinguere alcune figure di scienziato che si devono considerare deviazioni dal vero significato: scienziato = persona esperta in un determinato campo della scienza e che usa metodi scientifici nell’effettuare ricerche scientifiche.
Il filosofo della scienza
È colui che si preoccupa soprattutto di costruire una teoria razionale con cui spiegare i fenomeni che studia. Deduce leggi a partire da una teoria. Non gli interessa che la teoria sia dimostrata, ma piuttosto che sia coerente. I più concreti “scienziati filosofi” tentano di applicare anche le loro teorie per ricavarne qualche utilità. Esempi sono le interpretazioni sulla nascita dell’universo e, in campo salutistico, molte discipline alternative orientali (ayurveda, agopuntura, reiki ecc.). Le basi di queste discipline sono entità filosofiche che nessuno ha mai visto, né l’adepto si propone di ricercare sperimentalmente. Il maggior difetto è che il valore scientifico è nullo perché le basi di partenza non hanno spessore scientifico.
Un atteggiamento filosofico è giustificato quando non si hanno i mezzi sperimentali per andare oltre, altrimenti è sempre sinonimo di una mentalità semplicistica che tende a descrivere la realtà senza studiarla. È anche tipico delle menti semplicistiche aderire a questa classe, perché sembra di capire tutto e di essere onnipotenti con quattro semplici concetti.
Quando poi si cade nel soprannaturale, si devono sempre evitare coinvolgimenti; ognuno di noi dovrebbe avere una “dignità cerebrale” per credere solo in ciò che vede o in ciò che risulta sperimentalmente.
L’osservatore
Gli “scienziati osservatori” sono coloro che osservano la realtà sperando di ricavarne leggi generali. Deducono leggi a partire dalle osservazioni personali o della loro scuola. Il campo delle loro osservazioni può essere scelto in base a ricerche proprie o di altri o in base a realtà scientifiche consolidate. L’osservatore non si pone il problema di capire perché un dato fenomeno avviene (o, meglio, questa preoccupazione è secondaria), piuttosto raffina tutti gli strumenti per “vedere” sempre meglio. Esempio di osservatori sono molti economisti che propongono modelli di sviluppo osservando cosa succede nella società. In campo medico, l’omeopatia è un fenomeno di osservazione che successivamente è stato oggetto anche di ricerca.
Il maggior difetto di questo approccio è che l’occhio dell’osservatore può essere miope, proprio come nel caso dell’omeopatia dove si vedono guarigioni dovute alla cura quando in realtà sono dovute ad altre circostanze (effetto placebo, effetto tempo, effetto coincidenza ecc.).Poiché si propone di arrivare a qualcosa di concreto, l’osservazione è positiva nel
momento in cui non pretende di essere considerata scienza o ricerca (anche se ha l’ambizione di evolvere le osservazioni in ricerche e verità scientifiche) e nel momento in cui non vuole assumere posizioni onnipotenti.
Si deve diffidare invece degli osservatori “scimmia”, di coloro i quali cioè si limitano a “copiare” (senza averli capiti…) gli insegnamenti del caposcuola. Tranne rari casi, chi non impara a vedere con i propri occhi, trascura sempre piccoli dettagli, piccole differenze che però sono fondamentali. In altre parole le informazioni possono essere trasmesse, la capacità d’osservazione no (o, meglio, ci vogliono anni per farlo…).
Il ricercatore
Gli “scienziati ricercatori” sono coloroi che effettuano esperimenti che hanno una tesi ben precisa da dimostrare. I limiti della ricerca li abbiamo già affrontati nell’articolo corrispondente. Il ricercatore deduce leggi a partire da esperimenti personali (o del suo gruppo). I risultati a cui giunge vengono dati in pasto alla comunità scientifica perché diventino scienza.

In Italia, la percentuale di donne tra gli scienziati ricercatori è del 36% circa.
Anche in questo caso il ricercatore deve capire che la sua azione è utile, ma non è terminata finché le esperienze da lui condotte non diventano ripetibili. Infatti, è banale trovare ricerche che dimostrino una certa tesi e ricerche che dimostrino la tesi contraria (chi è in malafede diffonde la conoscenza solo di quella che gli interessa… e molti ci cascano): vuol dire che non si è ancora giunti a una verità scientifica. Troppo spesso il ricercatore tende a essere scienziato. Il ricercatore è credibile solo quando prende in considerazione anche leggi opposte a quelle che lui ha dedotto, nel tentativo di superare e capire i contrasti per arrivare alla scienza. È invece non credibile quando da singole ricerche pensa di aver capito tutto e confonde la ricerca con la scienza. Il vero ricercatore è sempre scettico e non s’innamora mai delle sue tesi.
Scienziati: come valutarli?
Innanzitutto di fronte a un personaggio o a un’affermazione è necessario capire a quale classe appartiene. Occorre notare che spesso il singolo è un cocktail delle possibili posizioni: solo così riesce a dare il meglio di sé. Per esempio nel nostro sito troverete spesso queste tre affermazioni (nelle quali crediamo fermamente):
- l’obesità è uno dei fattori di rischio cardiovascolare;
- il sovrappeso favorisce l’invecchiamento;
- il sovrappeso condiziona pesantemente il risultato della ricerca medica.
La prima affermazione è scientificamente vera; la seconda è suffragata da molte ricerche; la terza è frutto di un’osservazione diretta pluridecennale. Nonostante portiamo avanti ricerche in tal senso, difficilmente entrerà in tempi brevi a far parte della scienza perché non esiste ancora la cultura medica per differenziare gruppi normopeso (nel senso che s’intende nel sito) e gruppi generici. In altri termini, occorrerebbe una sensibilizzazione generale perché le esperienze siano “rifatte” su gruppi che comprendano solo soggetti non in sovrappeso. Se si adottasse questa nuova sensibilità, molte affermazioni della ricerca e anche della scienza verrebbero corrette: noi ne siamo convinti, ma la nostra convinzione appartiene al campo dell’osservazione. Sarebbe sciocco se pretendessimo di definirla una “conquista scientifica”.