In ambito medico si definisce ritardo di crescita intrauterino una situazione nella quale il peso del feto è inferiore al 10° percentile* per l’età gestazionale. Nella definizione si tiene conto sia dei feti costituzionalmente piccoli (per esempio quelli generati da genitori di statura bassa).
Quando si parla di ritardo di crescita intrauterino (anche ritardo di crescita fetale) si fa riferimento a una crescita del feto rallentata rispetto ai quella verificata con i controlli precedenti; è ovviamente importante riuscire a distinguere un feto “normalmente” piccolo da un feto che è affetto da un rallentamento della crescita.
Il problema interessa dal 3 al 7% circa delle gravidanze.
Il ritardo di crescita intrauterino è considerato lieve quando la sua determinazione biometrica è compresa tra il 3° e il 10° percentile, e severo quando cade sotto il 3° percentile.
È di notevole importanza riuscire a diagnosticare per tempo un ritardo di crescita intrauterino; una diagnosi precoce, infatti, consentirà una migliore gestione della gravidanza e del parto.
Cause del ritardo di crescita intrauterino
Le cause di un ritardo di crescita intrauterino possono essere le più disparate; peraltro non è sempre facile identificare con esattezza la causa; tant’è che nel 50% dei casi circa non si è in grado di dare una risposta precisa sui motivi che hanno determinato detto ritardo.
In modo molto pratico si possono distinguere due categorie: cause materne e cause fetali.
Fra le prime si ricordano anemia grave, celiachia, consumo abituale di alcol, sostanze stupefacenti o farmaci, diabete pre-gravidico, ipertensione arteriosa, malformazioni uterine, malnutrizione, patologie cardiache, renali o infettive (per esempio toxoplasmosi o infezione da citomegalovirus), placenta previa, tabagismo ecc.
Rientrano invece fra le seconde le anomalie congenite, i disordini genetici e le anomalie del cariotipo, l’insufficienza placentare e la gravidanza gemellare.
Diagnosi
La diagnosi richiede l’esecuzione di un’ecografia, anche se lo specialista ginecologo, attraverso la palpazione dell’addome della gestante e la misurazione approssimativa della lunghezza dell’utero attraverso la distanza sinfisi-fondo può farsi un’idea della crescita del feto.
Per la diagnosi di ritardo di crescita uterino è comunque indispensabile essere in possesso di un’ecografia che fornisca una datazione precisa della gravidanza attraverso la misurazione della lunghezza vertice-sacro nel corso del primo trimestre di gravidanza oppure del diametro biparietale o, ancora, del diametro trasverso del cervelletto prima della ventiduesima settimana.
Nel caso in cui tutti i parametri biometrici (addome, cranio e femore) siano ridotti si parla di ritardo simmetrico; se invece è presente soltanto una riduzione marcata della circonferenza dell’addome, si parla di ritardo di crescita asimmetrico.
Solitamente (anche se non sempre), un ritardo precoce è simmetrico, mentre uno tardivo è asimmetrico.

Il ritardo di crescita intrauterino interessa dal 3 al 7% circa delle gravidanze
Terapia del ritardo di crescita intrauterino
Una volta diagnosticato il ritardo di crescita intrauterino, si può intervenire con diverse modalità.
Il riposo assoluto a letto è considerato fondamentale; molta importanza viene attribuita anche all’ottimizzazione alimentare (in genere viene suggerito un regime alimentare in cui si aumenta la quota lipidica – dieta ricca di acidi grassi polinsaturi – e si riduce quella di carboidrati semplici.
Fra gli interventi suggeriti va ricordata l’infusione di soluzioni glucosate e aminoacidi.
La terapia farmacologica (sulla cui opportunità non tutti gli autori sono concordi) si basa sull’associazione di aspirina e dipiridamolo ed è mirata alla prevenzione delle patologie trombotiche.
La somministrazione di eparina a basso peso molecolare ha mostrato una certa efficacia nell’irrorazione placentare.
Anche sull’iperossigenazione materna i pareri degli esperti sono allineati.
Fondamentale è ritenuto un assiduo controllo della gravidanza tramite esami ematochimici e strumentali (biometria fetale, grading placentare, flussimetria delle arterie ombelicali, dell’arteria cerebrale media ecc.).
Nelle situazioni di ritardo di crescita intrauterino particolarmente gravi è necessario programmare il parto cesareo non appena il feto ha raggiunto la piena maturità polmonare (accelerabile tramite la somministrazione di betametasone).
* I percentili (o centili) di crescita sono dei diagrammi nei quali sono presenti diverse curve; ognuna di queste è indicata da un numero (per esempio 3°, 10°, 25°, 50°, 75°, 90° e 97° oppure 5°, 50° e 95°).
La curva viene costruita attraverso indagini statistiche che hanno seguito un campione di bambini per un periodo di tempo pari alla lunghezza del grafico stesso e rappresenta il percorso di crescita per l’intervallo temporale indicato.
Dire, per esempio, che un bambino, in base al suo peso, si colloca al 25° percentile significa che su 100 bambini dello stesso sesso e della stessa età, 25 avranno un peso inferiore al suo e 75 avranno invece un peso superiore. Va precisato che il 50° percentile non rappresenta il “peso ideale” che ogni bambino di quella età deve avere, ma indica che 50 bambini su 100 hanno un peso inferiore e altri 50 ne hanno uno superiore. I grafici dei percentili aiutano a comprendere ampiamente la variabilità individuale e il peso è ritenuto nella norma se compreso tra il 3° e il 97° centile.
Nel caso dei feti, per esempio, dire che un bambino che si colloca al 5° centile, significa che su 100 feti di una determinata età gestazionale, il 95% sono più grandi.