Presbiacusia è un termine con il quale si fa riferimento, in senso generico, alla perdita uditiva, bilaterale e progressiva e a carattere permanente, causata dai fenomeni di invecchiamento degli organi uditivi; si tratta di un fenomeno molto comune nella popolazione anziana e che, in certo qual modo ha una certa analogia con la presbiopia (un disturbo visivo che è legato al fisiologico indurimento del cristallino e/o dall’indebolimento del muscolo accomodativo che si verificano con l’avanzare degli anni).
La presbiacusia è una delle tante forme di ipoacusia.
La comparsa della presbiacusia si verifica generalmente a partire dalla V-VI decade di vita; il fenomeno comincia a essere abbastanza evidente dopo il superamento dei 65 anni; con l’avanzare dell’età sono le frequenze più alte a essere colpite; sono i soggetti di sesso maschile a essere maggiormente interessati dal fenomeno.
Va precisato che la presbiacusa, che possiamo definire come “sordità da invecchiamento”, varia da persona a persona a seconda di vari fattori (ereditarietà, tipo di occupazione, esposizione nel corso della vita a sostanze tossiche ecc.); non è poi così infrequente riscontrare persone molto anziane (80-90 anni) con un buon udito e soggetti 55-60enni in cui la perdita dell’udito è piuttosto marcata.
Uno dei più grossi problemi della presbiacusia è rappresentato dal fatto che il soggetto perde, a causa del suo deficit, la capacità di partecipare pienamente alle discussioni con i familiari e/o con i conoscenti o gli amici; ne consegue una progressiva tendenza all’isolamento che può sfociare, nei casi peggiori, in vere e proprie forme depressive.
Addirittura, in alcuni casi, fortunatamente piuttosto rari, l’anziano inizia a pensare che le persone attorno a lui parlino piano allo scopo di non farlo partecipare a discorsi o a decisioni importanti, senza rendersi invece conto che gli altri parlano sempre nel medesimo modo.
Presbiacusia: un fenomeno da non trascurare
La presbiacusia, considerato il prolungato invecchiamento della popolazione, sta diventando un vero e proprio problema sociale. Basti pensare ai dati forniti dall’Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità, secondo i quali un’over 60 su 3 è affetto da ipoacusia; le cifre, già importanti, diventano eclatanti nel caso degli over 85; circa il 60% di questi, infatti, soffre di deficit uditivi. Per quanto riguarda il nostro Paese, le stime parlano di circa 7 milioni di ipoacusici; ciò si traduce in una spesa di 3,6 miliardi di euro all’anno.
I sintomi
La perdita dell’udito ha come conseguenza un innalzamento della soglia uditiva quantificabile in almeno 40 decibel, inizialmente alle alte frequenze e che in seguito si estende, lentamente, ma in modo inesorabilmente progressivo anche alle frequenze più basse.
Diversamente da quanto accade con altre condizioni patologiche, la presbiacusia ha una sintomatologia silente, nel senso che è caratterizzata da un qualcosa che viene perso, non da qualcosa che viene percepito; per molto tempo infatti il paziente non si rende conto del suo deficit che invece viene notato da coloro che lo frequentano (parenti, amici, conoscenti, colleghi ecc.).
La presbiacusia, come già accennato in apertura di articolo, è un fenomeno progressivo, ingravescente, che generalmente peggiora di anno in anno; lo dimostra il fatto che i controlli audiometrici annui sono raramente del tutto sovrapponibili, anche se va precisato che differenze cliniche significative si notano in intervalli di tempo più lunghi (3-4 anni).
Il calo uditivo coinvolge all’inizio le frequenze più alte; la principale conseguenza di ciò è la difficolta nella chiara percezione del parlato quando la persona si trova in un ambiente rumoroso (locali affollati, stazioni ferroviarie ecc.).
Con il passare del tempo si assiste a un coinvolgimento delle frequenze medio-alte; ciò si traduce nella difficoltà a percepire determinate consonanti (per esempio la c, la f, la k, la t e la p); come facilmente si può intuire, diventa problematico per il soggetto seguire correttamente una conversazione anche in ambienti normali, come quelli domestici per esempio.
Alla fine, il deficit uditivo si estende alle frequenze medio-gravi.
Chi è affetto da presbiacusia “sente”, ma non “capisce” e, con il passare del tempo, il trovarsi a conversare in determinate situazioni, quelle più difficili, inizia a rappresentare un vero problema; così com’è un problema seguire bene una conversazione nella quale più persone parlano nello stesso momento.
Le difficoltà diventano sempre numerose; inizia a essere difficile, infatti, riuscire a percepire determinati suoni (il telefono che squilla, una sveglia che suona, un campanello, un allarme acustico ecc.) e talvolta non si è in grado di effettuare con precisione la localizzazione spaziale di una fonte sonora.
Altri tipici segnali della presbiacusia sono la necessità di richiedere all’interlocutore di parlare più lentamente, in modo più scandito e più forte e quella di alzare il volume di televisione, radio, stereo ecc.
In alcuni casi, ad aggravare la situazione, si hanno manifestazioni quali la sensazione di mancanza di equilibrio, un senso di pressione all’interno dell’orecchio e il tinnito (anche acufene, percezione del suono in uno o in entrambe le orecchie senza la presenza di uno stimolo esterno).
Diagnosi di presbiacusia
La diagnosi di presbiacusia è piuttosto semplice. È necessario a tale scopo un controllo da parte di un audiologo o di un otorinolaringoiatra.
Una volta effettuato l’esame anamnestico, il medico effettuerà un’otoscopia, un esame che consente la visualizzazione del condotto uditivo esterno e della membrana timpanica. Lo strumento con il quale si effettua l’otoscopia viene detto otoscopio.
Seguirà poi un esame audiometrico (audiometria tonale), un’indagine diagnostica che viene effettuata in una cabina silente (si devono infatti evitare interferenze causate da rumori esterni).
L’esame audiometrico non è fastidioso; il paziente dovrà indossare delle cuffie oppure un piccolo vibratore che verrà appoggiato sulla zona ossea presente dietro il padiglione auricolare.
L’esaminando dovrà segnalare al medico o al tecnico audiometrista se avverte o no gli stimoli acustici che man mano gli vengono inviati tramite un apparecchio detto audiometro.
Lo scopo dell’audiometria è quello di individuare la minima intensità, misurata in decibel, percepita dal soggetto; in altri termini, si deve misurare la soglia uditiva.

La presbiacusia non dev’essere trascurata ma va attentamente valutata fin dai suoi esordi
Si deve tenere presente che l’innalzamento della soglia uditiva è un fenomeno fisiologico che si verifica con l’avanzare dell’età; è un fenomeno caratterizzato da una certa regolarità; nel soggetto affetto da presbiacusia però, l’innalzamento di tale soglia è eccessivo, patologico.
Oltre all’audiometria tonale, viene effettuato un altro test, la cosiddetta audiometria vocale, un esame con il quale si indaga l’aspetto della comunicazione.
Si tratta di un esame che consiste nel far ascoltare al paziente una serie di parole o frasi pronunciate a diverse intensità. L’esaminando deve ripetere ciò che sente; il medico riporterà su un grafico la percentuale di parole o frasi ripetute in modo corretto.
L’audiometria vocale è un esame fondamentale perché nel soggetto presbiacusico la percezione verbale è quasi sempre compromessa a un livello che non sempre i risultati dell’audiometria tonale potrebbero far credere.
La percezione verbale può essere misurata inserendo anche, durante l’ascolto delle parole e delle frasi, un sottofondo rumoroso (registrazione del brusio di un locale affollato o di una conversazione fra più persone).
Terapia
Come detto in apertura di articolo, la presbiacusia è un problema a carattere permanente con il quale si riesce a convivere abbastanza bene nelle sue primissime fasi; in seguito si raggiunge un livello di perdita uditiva che porta a un progressivo peggioramento della qualità della vita.
Attualmente, la terapia più indicata per la condizione in questione è il ricorso ad apparecchi acustici, strumenti che consentono un’amplificazione dei segnali acustici. A questo proposito si rimanda al nostro articolo Apparecchi acustici che tratta la questione in modo particolarmente dettagliato ed esaustivo.
Gli apparecchi acustici non sono i soli accessori per l’ascolto a disposizione per il paziente presbiacusico. Vanno infatti ricordati alcuni strumenti che possono essere utilizzati da soli o in associazione alle audioprotesi.
Ci riferiamo in particolar modo alle cuffie wireless per l’ascolto della televisione o dello stereo e agli amplificatori per il telefono.
Considerando il tipo di patologia, vanno presi poi in considerazione altre tipologie di accessori quali gli avvisatori luminosi da collegare a campanelli o a vari tipi di allarme (allarmi antifurto, antifumo ecc.).
Considerando infine che molte persone anziane passano diverse ore davanti alla televisione, è importante il ricorso ai sottotitoli quando disponibili; alcuni studi hanno infatti dimostrato che il loro utilizzo in combinazione con gli apparecchi acustici o con altri accessori d’ascolto contribuisce a migliorare notevolmente la percezione dei programmi televisivi.