La mononucleosi infettiva nei bambini ha caratteristiche nettamente diverse da quella che si manifesta negli adulti. Innanzitutto, il periodo di incubazione è decisamente più breve, una quindicina di giorni, rispetto al doppio o al triplo in soggetti adulti.
Mononucleosi nei bambini: sintomi
La malattia è detta anche malattia ghiadolare perché interessa le ghiandolare, le tonsille in particolare. Un altro nome della malattia è malattia del bacio, ma nei bambini la via di trasmissione preferita per il contagio è quella indiretta. Poiché il virus di Epstein-Barr è trasmesso soprattutto con le goccioline di saliva, nei bambini il contagio avviene per contatto con le mucose di materiale infetto, soprattutto giocattoli: per questo si deve loro insegnare a non portare a contatto con le mucose oggetti usati da altri.

La mononucleosi nei bambini è rara sotto ai 2 anni, avendo un picco di incidenza massima fra i 15 e i 24 anni.
Poiché i sintomi della malattia non sono sempre evidenti, più il bambino è piccolo e più difficile è la diagnosi. Nei bambini più grandie nell’adolescenza all’iinzio di manifestano sintomi di tipo influenzale, poi la malattia si evidenzia meglio; ecco i segni e i sintomi più comuni:
- infiammazione della gola che appare arrossata con le tonsille ingrossate, spesso ricoperte di placche che ostacolano la deglutizione che risulta dolorosa.
- Ingrossamento dei linfonodi del collo e, meno frequentemente, delle ascelle e dell’inguine
- Febbre anche alta (fino a 39 °C)
- In una percentuale non trascurabile di casi compare anche un esantema che ricorda quello del morbillo, dovuto sia alla malattia sia all’assunzione di un antibiotico, l’amoxicillina, del tutto inutile in una malattia virale (ovviamente inizialmente non diagnosticata come tale).
- Ingrossamento della milza e del fegato, soprattutto negli adolescenti.
Come si cura?
Per quanto riguarda la cura si rimanda all’articolo generale sulla mononucleosi infettiva.
Dopo alcuni giorni di scomparsa della febbre, se le condizioni generali sono buone (assenza di stanchezza, appetito ecc.), il bambino può tornare alla normale vita sociale. Per quanto riguarda il ritorno a scuola, è opportuno attendere un periodo più lungo, sia perché il bambino potrebbe essere ancora contagioso sia perché, debilitato dalla malattia, ha minori difese immunitarie.