Con ipossia cerebrale si fa riferimento a una condizione caratterizzata da un ridotto apporto di ossigeno al cervello; nel caso di assenza totale di ossigeno si parla invece di anossia. Secondo uno studio di alcuni anni fa (2014), la diminuzione anche minima di apporto di ossigeno al cervello, è in grado di compromettere le risposte comportamentali e i livelli allerta.
Sintomi di ipossia cerebrale
La mancanza di ossigeno al cervello può dar luogo a diversi sintomi; a seconda dei casi il soggetto è più o meno confuso, spaesato; si possono avere anche disturbi visivi quali percezione sbagliata dei colori, riduzione del campo visivo, perdita della visione centrale; tipici anche i capogiri; un’assenza di ossigeno che perduri oltre i 30 secondi può causare perdita di coscienza.

Anche una ipossia di leggera entità può causare una ridotta riposta comportamentale e una riduzione del livelli di allerta
In linea generale, l’ipossia cerebrale è una condizione di una certa serietà perché quando il cervello viene privato dell’ossigeno necessario al suo funzionamento possono verificarsi lesioni che nei casi peggiori sono permanenti e anche di notevole gravità.
Cause
Le cause di ipossia cerebrale possono essere varie; molto spesso il problema è conseguente a un problema respiratorio di notevole entità come nel caso di:
- annegamento
- asma
- soffocamento
- strangolamento
- schiacciamento della trachea.
Un’altra nota causa di ipossia cerebrale è il cosiddetto mal di montagna (AMS, Acute Mountain Sickness), una condizione patologica che è provocata dal mancato adattamento dell’organismo alle grandi altitudini (per la precisione, è dovuta alla più bassa pressione atmosferica); generalmente il problema si verifica quando si superano i 2.500 m sul livello del mare, ma soggetti più sensibili possono avvertire sintomi da ipossia anche ad altezze inferiori.
Una grave e abbastanza frequente causa di ipossia cerebrale è quella che si verifica in seguito a una ridotta irrorazione di sangue al cervello; è ciò che si verifica, per esempio, nel caso di ictus cerebrale o di TIA (attacco ischemico transitorio).
Classificazione
La carenza di ossigeno al cervello può essere classificata in base alla gravità delle sue conseguenze:
- ipossia cerebrale diffusa (si ha una menomazione delle funzioni cerebrali che può essere di lieve o di moderata entità);
- ischemia cerebrale focale (in questo caso, l’ipossia cerebrale interessa una zona limitata del cervello; può verificarsi a seguito di un aneurisma cerebrale o di una trombosi o di un’embolia);
- ischemia cerebrale globale (in questo caso si ha la totale assenza di irrorazione sanguigna al cervello);
- infarto cerebrale (è la situazione più grave; si ha la necrosi del tessuto cerebrale; è ciò che si verifica quando la distribuzione di sangue non viene ripristinata).
Conseguenze dell’ipossia cerebrale
Le conseguenze dell’ipossia cerebrale sono diverse a seconda dei tempi che il cervello trascorre senza il giusto apporto di ossigeno; dopo 30-40 secondi di assenza di ossigeno il soggetto può perdere coscienza; se trascorre più di un minuto i neuroni possono subire dei danni, ma un’eventuale riperfusione consente generalmente il recupero totale delle funzionalità del cervello.
Se trascorrono più di 4 minuti si possono avere danni estesi e anche in seguito a riperfusione si avranno danni irreversibili alle funzionalità nervose; se si superano i 10 minuti il rischio di decesso è molto alto e, in caso di sopravvivenza, è molto probabile che il soggetto rimanga in uno stato di coma continuo.
Ipossia cerebrale neonatale
L’asfissia neonatale è una condizione caratterizzata da ipossia e acidosi del sangue; tale condizione può determinare alterazioni a uno o più organi; quando vi è un interessamento del cervello (encefalopatia ipossico-ischemica) si possono avere problemi particolarmente gravi quali deficit cognitivi o paralisi cerebrale.