Le immunoglobuline (Ig) sono globuline* implicate nel sistema immunitario; sono note anche come anticorpi.
Come agiscono le immunoglobuline
Le immunoglobuline vengono prodotte dai linfociti B nel loro stadio di differenziazione terminale (si trasformano in plasmacellule) allorquando il sistema immunitario entra in contatto con sostanze ritenute estranee (i cosiddetti antigeni); le immunoglobuline che vengono prodotte sono specifiche per quei determinati antigeni e hanno la capacità di legarsi con essi per renderli maggiormente visibili e facilitarne l’eliminazione da parte di fagociti e cellule citotossiche, gli altri attori del sistema immunitario.
La prima volta che determinati antigeni aggrediscono l’organismo, il compito delle immunoglobuline è più complesso perché occorre un po’ di tempo prima che possano riconoscere tali sostanze come pericolose; tuttavia, una volta che i microrganismi estranei sono stati eliminati, rimarranno nel circolo sanguigno delle “cellule di memoria” che permetteranno un riconoscimento immediato degli antigeni qualora questi si presentassero nuovamente; ciò consentirà una risposta più rapida e più potente da parte del sistema immunitario. È su questo tipo di comportamento che si basano i vaccini.
IgG – IgM – IgA – IgE – IgD
Si distinguono cinque classi di immunoglobuline:
- IgA
- IgD
- IgE
- IgG
- IgM.
Le IgG (note anche come gammaglobuline a motivo della loro particolare conformazione che ricorda la terza lettera dell’alfabeto greco) rappresentano la frazione più abbondante (circa ¾) di tutte le immunoglobuline presenti nel circolo sanguigno; si distinguono quattro sottoclassi di IgG (IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4); il ruolo delle IgG è di fondamentale importanza per la difesa dalle infezioni; sono infatti in grado di legarsi ai macrofagi e ai leucociti polimorfonucleati consentendo loro di individuare il bersaglio che deve essere fagocitato. Le IgG sono il fulcro della cosiddetta “risposta immunitaria secondaria” ovvero quella che si verifica nel caso vi sia stato un precedente incontro dell’organismo con determinati antigeni. Nel corso della gravidanza, la madre trasmette al bambino le proprie immunoglobuline G tramite la membrana placentare; ciò conferisce al piccolo un’immunità che ha una durata di alcuni mesi. Il loro valore di riferimento è 580-2.450 mg/dl; se è più elevato può indicare un’infezione di vecchia data.
Le IgM rappresentano circa il 10% delle immunoglobuline presenti nel circolo sanguigno. Si tratta di anticorpi associati alla risposta immunitaria primaria, ovvero quella che si verifica quando l’organismo viene a contatto la prima volta con un determinato antigene; la loro affinità è piuttosto bassa e sono le immunoglobuline che per prime intervengono nel caso di contatto con un microrganismo estraneo. Il loro valore di riferimento è 60-280 mg/dl; se è più elevato può indicare un’infezione recente.
Le IgA sono gli anticorpi maggiormente rappresentati nelle secrezioni esterne quali saliva, colostro, latte materno, muco intestinale e muco bronchiale, secrezioni genitourinarie ecc. Costituiscono, di fatto, il sistema difensivo delle mucose e sono un fondamentale mezzo di difesa contro le infezioni locali; esplicano la loro funzione impedendo la colonizzazione da parte dei microrganismi patogeni. Il loro valore di riferimento è 90-450 mg/dl.
Le IgE si trovano in modestissime quantità nel siero plasmatico, ma sono presenti sulla superficie dei basofili e dei mastociti; il legame simultaneo di due molecole di IgE da parte di un allergene può causare la degranulazione delle cellule, con il rilascio di mediatori chimici che provocano una risposta di tipo allergico. I livelli sierici delle IgE risultano elevati nelle patologie atopiche (quali, per esempio, asma allergico, febbre da fieno e dermatite atopica), nelle patologie parassitarie, nel morbo di Hodgkin in fase molto avanzata nonché nel mieloma monoclonale a IgE. Le IgE possono svolgere un ruolo positivamente importante nella difesa contro i parassiti, in particolar modo i vermi.
Le IgD rappresentano meno dell’1% di tutte le immunoglobuline presenti nel plasma, anche se sono abbondantemente presenti sulla membrana di molti linfociti B circolanti; il loro ruolo non è stato ancora del tutto chiarito; si ritiene che la loro funzione sia quella di restare adese alla membrana plasmatica dei linfociti immaturi e di consentire la loro attivazione una volta che siano venute a contatto con l’antigene per il quale sono specifiche; vengono prodotte soltanto in forma di membrana (diversamente da ciò che si verifica con le immunoglobuline M, che vengono prodotte sia in una forma monomerica di membrana sia in una forma pentamerica secretoria).

Le immunoglobuline vengono prodotte dai linfociti B nel loro stadio di differenziazione terminale (si trasformano in plasmacellule) allorquando il sistema immunitario entra in contatto con sostanze ritenute estranee (i cosiddetti antigeni); le immunoglobuline che vengono prodotte sono specifiche per quei determinati antigeni e hanno la capacità di legarsi con essi per renderli maggiormente visibili e facilitarne l’eliminazione da parte di fagociti e cellule citotossiche, gli altri attori del sistema immunitario.
Somministrazione di immunoglobuline
In determinati casi, per esempio per prevenire l’insorgenza di determinate malattie o nel corso di trattamenti di processi infettivi acuti o, ancora, in caso di insufficienza anticorpale, è possibile valutare la possibilità di somministrare preparati a base di immunoglobuline allo scopo di incrementare la quota degli anticorpi circolanti.
Approfondimenti: Anticorpi.
* Le globuline sono proteine semplici di origine animale e vegetale che, assieme alle albumine, sono presenti nel sangue, nel plasma, nel latte e nelle uova.
A seconda della grandezza delle loro molecole, le globuline sono classificate in alfa, beta e gamma globuline, queste ultime dette anche immunoglobuline.
Le prime favoriscono il trasporto di grassi e ferro, mentre le immunoglobuline costituiscono gli anticorpi e il loro numero aumenta in caso di malattie.
Le globuline vengono separate e dosate tramite l’elettroforesi, sfruttando la loro diversa velocità di migrazione in un liquido in presenza di corrente elettrica.