I disturbi del sonno rappresentano un ampio capitolo della medicina e la letteratura che li riguarda è vastissima. Del resto non può essere altrimenti dal momento che si tratta di problematiche che interessano una parte sicuramente non minimale della popolazione generale; se si pensa che l’insonnia (che è solo uno dei tanti disturbi del sonno) interessa circa un terzo della popolazione adulta, non è difficile comprendere l’importanza che viene attribuita ai disordini del sonno.
Disturbi del sonno – Le tipologie
Nel corso degli anni, com’è facilmente immaginabile, sono state proposte decine di classificazioni dei disturbi del sonno; alcune sono praticamente sovrapponibili, altre soltanto parzialmente, come accade, per esempio, nel caso della cefalea, un disturbo di cui esistono numerose varianti e sottovarianti.
Non è negli scopi di questo articolo comunque discutere dell’una o dell’altra proposta di classificazione; quello che invece ci proponiamo è fornire un quadro più chiaro della materia ricordando quelle forme di disturbi del sonno che si riscontrano più o meno frequentemente nella popolazione generale. Possiamo quindi fare riferimento a una delle classificazioni più utilizzate dagli specialisti quando si parla di disordini del sonno, ovvero la classificazione ICSD (International Classification of Sleep Disorders) all’interno della quale sono compresi più di 80 disturbi diversi.
In base alla classificazione ICSD si distinguono quattro grandi categorie:
- dissonnie
- parasonnie
- disturbi del sonno associati a malattie mediche o psichiatriche
- disturbi del sonno “proposti”.
Le dissonnie sono disturbi caratterizzati dalla presenza di anomalie nella quantità, nella qualità o nel ritmo del sonno, mentre le parasonnie sono caratterizzate dalla presenza di comportamenti anomali oppure da eventi fisiopatologici che si verificano nel corso del riposo notturno, in particolari stadi del sonno oppure nel passaggio sonno-veglia.
Dissonnie – Fra le principali dissonnie si ricordano l’insonnia nelle sue varie forme (si rimanda all’articolo Insonnia per una trattazione dettagliata), l’alterata percezione dello stato di sonno (un disturbo difficile da trattare; il paziente lamenta insonnia, ma, di fatto, la polisonnografia e l’actigrafia – una metodica che permette un monitoraggio protratto del ritmo sogno veglia – risultano normali), la narcolessia (una patologia neurologica caratterizzata da ipersonnia; talvolta è associata a cataplessia, vedasi l’articolo Narcolessia con cataplessia), l’ipersonnia (un disturbo del sonno che si manifesta con un eccessivo stato di sonno del soggetto), la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (una condizione caratterizzata da ripetuti episodi di parziale o completa e/o prolungata ostruzione delle vie aeree durante il sonno), la RLS (un disturbo di cui esiste una forma primaria e una secondaria; per i dettagli si rimanda all’articolo che la tratta nel dettaglio, Sindrome delle gambe senza riposo), la sindrome da cambiamento del fuso orario (interessa coloro che viaggiano in aereo tra Paesi che hanno un fuso orario molto diverso fra loro; il problema è essenzialmente legato alla “sfasatura” fra orologio interno e l’orario del sonno nel nuovo ambiente in cui si viene a trovarsi; si tratta sostanzialmente di una forma particolare di insonnia caratterizzata da problemi nell’addormentamento, risvegli frequenti, sonno non ristoratore, calo di rendimento e sonnolenza in momenti poco opportuni) e disturbo del sonno legato ai turni di lavoro (è un problema tipico dei cosiddetti turnisti o di chi svolge un’attività lavorativa durante le ore notturne; chi ne è affetto ha problemi di insonnia, riferisce un sonno non ristoratore e accusa spesso sonnolenza durante le ore di lavoro; è associato a un maggior rischio di cardiopatie, disturbi a livello gastrointestinale e anche di dissensi coniugali).
Parasonnie – Fra le principali parasonnie vanno senz’altro ricordati il disturbo da incubi (si tratta di una delle parasonnie più comuni; si caratterizza per il continuo manifestarsi di sogni terrificanti che portano al risveglio del soggetto), il disturbo da terrore notturno (è noto anche come pavor nocturnus, e si tratta di un disturbo che prevalentemente interessa l’ambito pediatrico; per i dettagli si faccia riferimento al nostro articolo Terrore notturno), il sonnambulismo (un fenomeno di natura benigna e a risoluzione spontanea che interessa in particolar modo i bambini nella fascia di età compresa fra i 7 e i 12 anni; per i dettagli si faccia riferimento al nostro articolo Sonnambulismo), il disturbo dei movimenti rigidi (è noto anche come jactatio capitis nocturna; si manifesta in genere prima dei 18 mesi di età e si caratterizza per tre movimenti tipici: scuotimento del capo, rotazione della testa e movimenti ritmici del collo; si tratta di una condizione benigna e destinata a scomparire, ma è spesso fonte di notevole preoccupazione nei genitori), i sussulti nel sonno (più precisamente si avvertono al momento dell’addormentamento; si tratta di scosse improvvise e brevi che interessano gli arti inferiori e talvolta l’intero corpo; spesso il soggetto avverte la sensazione di cadere; è un fenomeno comunissimo e di natura del tutto benigna), il sonniloquio (forse è più noto con la locuzione “parlare nel sonno“; è un fenomeno di natura benigna che può si ritiene possa essere legato a stress emotivi, malattie febbrili o anche a depressione; può comunque presentarsi anche in soggetti perfettamente sani; di solito ha una durata molto breve, nell’ordine dei secondi), bruxismo (è la tendenza di un soggetto a digrignare i denti senza esserne consapevole; per quanto non possa essere considerato un disturbo particolarmente grave, il bruxismo non è un tic totalmente innocuo in quanto a lungo termine può provocare delle modificazioni nell’aspetto della dentatura; per i dettagli si consulti il nostro articolo Bruxismo) ed enuresi notturna (un tipico problema dei bambini d’età compresa tra i 5 e i 10 anni che consiste nell’incapacità di controllare la propria vescica, finendo così per bagnare il letto o i vestiti; per approfondimenti si consulti l’articolo Enuresi).
Disturbi del sonno associati a malattie mediche o psichiatriche – È un sottocapitolo molto vasto della medicina del sonno; si tratta di disturbi del sonno che accompagnano patologie che in diversi casi sono anche piuttosto gravi (se non addirittura gravissime, come nel caso della cosiddetta insonnia fatale familiare, una patologia fortunatamente molto rara a carattere progressivo ed esito fatale); tali patologie vengono generalmente distinte in tre grandi gruppi, ovvero disturbi mentali (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi da attacchi di panico, psicosi ecc.) disturbi neurologici (demenze, parkinsonismi, epilessia correlata al sonno e cefalea correlata al sonno) e altri disturbi medici (malattia del sonno, ischemia cardiaca notturna, asma e patologie polmonari croniche e reflusso gastroesofageo correlato al sonno).
Disturbi del sonno “proposti” – In questa categoria rientrano quei disturbi che risultano non classificabili nelle altre categorie o quelli in attesa di essere meglio definiti (magari perché rari e/o scarsamente documentati); fra questi vanno ricordati le allucinazioni ipnagogiche (si tratta di allucinazioni che si verificano durante la fase di addormentamento), il laringospasmo nel sonno (si caratterizza per il brusco risveglio associato alla sensazione piuttosto intensa di essere incapaci di respirare), il mioclono frammentario (frequenti lievi mioclonie, ovvero brevi spasmi di uno o più muscoli, nel corso del sonno N-REM), la sindrome da soffocamento nel sonno (il soggetto si sveglia frequentemente avvertendo la netta sensazione di soffocare), la sindrome della sub-vigilanza (incapacità a mantenere lo stato vigile nonostante la polisonnografia risulti del tutto normale) e la tachipnea neurogenica (aumento della frequenza respiratoria per tutta la durata del sonno).

L’insonnia, uno dei tanti disturbi del sonno, interessa circa un terzo della popolazione adulta.
Diagnosi
Vista la varietà dei disturbi del sonno, sono molti i tipi di indagine diagnostica a cui si può ricorrere; se in alcuni casi è generalmente sufficiente la descrizione del problema (il tipico caso è rappresentato dal disturbo del sonnambulismo, che viene diagnosticato in base al racconto di chi vi assiste dal momento che il soggetto non ha memoria dell’accaduto), in altri casi si fa ricorso a esami diagnostici di vario tipo; una tipico mezzo d’indagine è per esempio rappresentato dalla polisonnografia, un esame che registra l’andamento e le variazioni di determinati parametri fisiologiche nel corso delle varie fasi del sonno, sia quelle REM che quelle N-REM.
Un altro mezzo diagnostico è il Multiple Sleep Latency Test, un test che viene utilizzato per documentare la presenza di una sonnolenza eccessiva; si avvale di elettroencefalogramma, elettromiogramma (un esame che permette di verificare l’attività elettrica del muscolo) ed elettrooculografia (un esame con il quale si registrano i movimenti degli occhi utili nella stadiazione del sonno).
Altro test eseguibile è il test di mantenimento della vigilanza che serve a verificare il livello di abilità del soggetto nel restare sveglio.
Un esame a cui spesso si ricorre in soggetti che presentano comportamenti o movimenti anormali durante il sonno è lo studio video-polisonnografico.
Nel caso in cui si sospetti che il disturbo del sonno sia correlato a una patologia neurologica, lo specialista può richiedere l’esecuzione di una TAC, di una risonanza magnetica, di una PET o di una SPECT.
Coloro in cui il disturbo del sonno potrebbe essere collegato a un disturbo della respirazione vengono spesso sottoposti a un’elettromiografia dei muscoli respiratori.
Altri esami che possono essere richiesti sono quelli ematochimici.
Disturbi del sonno – Rimedi
I rimedi variano ovviamente in base al tipo di disturbo; alcuni disturbi del sonno non richiedono un trattamento specifico o perché si tratta di condizioni totalmente benigne (per esempio il sonniloquio) oppure perché destinate a risolversi spontaneamente (è per esempio il caso del pavor nocturnus, dell’enuresi notturna e del sonnambulismo); al più vengono messi in atto degli accorgimenti per limitare la sintomatologia (nei casi più severi si può ricorrere, se lo specialista lo ritiene opportuno, a una blanda terapia farmacologica). In molti casi, poi, il problema trova un enorme beneficio da un’adeguata igiene del sonno.
Nel caso di disturbi del sonno legati a determinate patologie, la risoluzione è legata al trattamento della malattia sottostante (il tipico caso è quello dei disturbi del sonno legati a patologie dell’apparato respiratorio), una volta risolta quest’ultima, automaticamente scompare il disturbo del sonno correlato.
Nel caso di disturbi del sonno particolari come la narcolessia o la sindrome delle gambe senza riposo, l’approccio è generalmente farmacologico.
Per quanto riguarda il trattamento delle insonnie rimandiamo all’articolo che tratta nel dettaglio dell’argomento: Insonnia.