Esistono cure per il cancro? La risposta è sì; la medicina ha infatti a disposizione molti strumenti per combattere il cancro. Quello che purtroppo accade è che molto spesso non si riesce a guarirlo definitivamente.
La ragione principale è che, come già spiegato nel nostro articolo Dal tumore al cancro, quando si parla di cancro non si parla di una specifica malattia, bensì di “tante malattie” spesso totalmente diverse fra di loro e che presentano gradi diversi di gravità e aggressività.
Quello che è certo è che nel corso dell’ultimo secolo la medicina ha fatto passi da gigante e se è vero che per diversi tipi di cancro non si hanno a disposizione trattamenti di una certa efficacia è altrettanto vero che per molte altre forme di questa malattia, soprattutto se la diagnosi è stata precoce, si è in grado di ottenere la cosiddetta guarigione completa.
Nel nostro articolo Cancro: prevenzione e diagnosi precoce abbiamo già accennato all’importanza che riveste una diagnosi tempestiva di tumore: tanto prima un cancro viene diagnosticato, tanto prima si può intervenire e tanto maggiori sono le possibilità di efficacia delle cure.
Ma quali sono le cure che vanno praticate nel momento in cui viene diagnosticata una forma tumorale maligna? La risposta dipende da molti fattori fra i quali ricordiamo la localizzazione della neoplasia, il suo grado di aggressività, la sua estensione, la presenza o meno di metastasi, l’età e le condizioni generali del soggetto che è stato colpito dalla patologia ecc.
A complicare il già difficile quadro che la malattia porta con sé ci si mette anche il fatto che, anche quando si sia in presenza della stessa tipologia di tumore, le risposte alle cure possono essere molto diverse da soggetto a soggetto; questo perché, con tutta probabilità, come abbiamo visto nel nostro già citato articolo Dal tumore al cancro, alcuni tumori pur essendo simili da un punto di vista istologico, sono decisamente diversi da un punto di vista genetico.
Tra i tanti fattori che abbiamo ricordato poco sopra, riteniamo importante soffermarci un attimo sulla questione metastasi: la presenza di metastasi è sicuramente segno di una certa serietà della patologia e senza dubbio essa aggrava il quadro clinico generale, ma, nonostante questo, non si può parlare in termini assoluti; esistono infatti forme tumorali che tendono a metastatizzare, ma che sono da considerarsi meno gravi di altre che invece raramente metastatizzano; il tipico esempio è rappresentato dal tumore al testicolo; i cancri al testicolo sono tumori che, nella stragrande maggioranza dei casi, rispondono molto bene ai trattamenti chemioterapici e si possono avere guarigioni complete anche se hanno dato luogo a processi di metastatizzazione. Vi sono invece altri tipi di cancro (vedasi quelli che colpiscono il sistema nervoso centrale) che difficilmente metastatizzano, ma la cui prognosi è quasi sempre infausta (per esempio il glioblastoma, la forma più temibile di tumore al cervello). In linea generale però, un tumore che ha dato luogo a metastasi è molto più pericoloso di altri anche perché, con tutta probabilità, si trova a un livello di stadiazione già avanzato (i processi di metastatizzazione generalmente non sono immediati).
Cancro: le diverse modalità di trattamento
Come accennato all’inizio, sono diverse le armi che la medicina può mettere in campo per combattere le patologie neoplastiche: tra queste armi ricordiamo la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e l’immunoterapia.
Le varie tipologie di trattamento non sono mutuamente esclusive, anzi, spesso, a seconda dei vari casi, possono essere utilizzate contemporaneamente oppure sequenzialmente.

La chemioterapia è una delle terapie più consolidate per la cura del cancro.
Prima di trattare in dettaglio le principali forme di trattamento dei tumori, rimandando agli articoli a esse dedicate, vogliamo fare un breve accenno a una tipologia di trattamento, se così può essere definita, nota come sorveglianza attiva. La sorveglianza attiva è una modalità che viene riservata a quei tumori maligni la cui crescita è lentissima (per esempio alcune tipologie di cancro alla prostata) e in cui si ritiene che il paziente tragga maggiori benefici dal “non intervento” piuttosto che da altri tipi di azione. Ovviamente, tale modalità comporta un monitoraggio frequente della situazione attraverso le diverse opzioni diagnostiche che si hanno a disposizione (strumentali o meno) per verificare che non vi siano accelerazioni del quadro patologico, nel qual caso si dovrà passare alle cure vere e proprie. Casi particolari a parte comunque, la stragrande maggioranza dei tumori maligni richiede le tipiche modalità di intervento cui accennavamo poco sopra.
Nella maggior parte delle situazioni l’opzione principale è quella chirurgica; fatti salvi determinati casi la chirurgia oncologica viene utilizzata in quasi tutti i tipi di tumori solidi*. In alcune circostanze, prima di intervenire chirurgicamente si devono utilizzare radioterapia e/o chemioterapia al fine di ridurre la massa tumorale e facilitare il compito del chirurgo. Dettagli su tale tipologia di cura sono reperibili sul nostro articolo Chirurgia dei tumori.
La radioterapia è un tipo di trattamento che utilizza le radiazioni allo scopo di ottenere la distruzione delle cellule tumorali; la radioterapia viene utilizzata soprattutto in campo oncologico, ma possono beneficiarne anche alcuni tipi di patologie non neoplastiche. La radioterapia può essere utilizzata come unica modalità di trattamento o in combinazione con altre tipologie di cura. Dettagli su tale tipo di trattamento sono reperibili sui nostri articoli Radioterapia e Adroterapia.
La chemioterapia è una modalità di intervento che utilizza farmaci di tipo citotossico. Generalmente l’effetto di tali farmaci è quello di bloccare la rapida replicazione cellulare che contraddistingue le forme tumorali maligne.
La chemioterapia è molto efficace in alcuni tipi di tumore (per esempio le leucemie), ma è caratterizzata anche da pesanti effetti collaterali dal momento che i farmaci citotossici non hanno la capacità di distinguere le cellule sane da quelle malate. Dettagli su tale modalità di cura sono reperibili sul nostro articolo Chemioterapia.
L’immunoterapia è una tipologia di trattamento basata sulla creazione di vaccini che hanno lo scopo di attivare le difese immunitarie dell’organismo contro le cellule tumorali. Attualmente esistono vaccini utilizzati contro il melanoma (a proposito, sapete come riconoscere un melanoma?), mentre per altri tipi di cancro siamo ancora in fase sperimentale. Dettagli su tale modalità di cura sono reperibili sul nostro articolo Immunoterapia.
Altre modalità di trattamento utilizzate in oncologia sono le terapie ormonali e i farmaci biologici.
Cancro: le terapie mirate
Le terapie mirate (targeted therapies) rappresentano una delle nuove frontiere delle cure contro il cancro. Lo scopo primario delle ricerche farmacologica e farmacogenomica relative a questo campo particolare è quello di creare dei farmaci che abbiano la capacità di colpire soltanto quei recettori cellulari che innescano lo sviluppo di cancro e ne favoriscono la crescita salvaguardando le cellule che non sono malate.
Le terapie mirate sono uno dei pilastri della cosiddetta medicina personalizzata il cui principio base è quello di individuare, per ogni singolo paziente, un rimedio appropriato che consenta di ottenere il massimo risultato riducendo al minimo gli effetti collaterali.
Queste particolari molecole hanno diverse caratteristiche che le accomunano, in particolar modo:
- agiscono selettivamente e specificamente contro le cellule cancerose;
- presentano una tossicità decisamente meno elevata rispetto ai farmaci che sono utilizzati per la chemioterapia tradizionale;
- possono essere utilizzate contemporaneamente ad altri tipi di trattamento (chemio- e/o radioterapia);
- possono in moltissimi casi essere somministrate oralmente con tutti i benefici che ne conseguono.
Visti questi punti è immediato intuire quali siano i vantaggi per i pazienti in termini di qualità della vita, tali terapie infatti sono meglio tollerate di altre e soprattutto possono essere autosomministrate eliminando gli svantaggi che caratterizzano le somministrazioni per via parenterale, anche se rimangono da valutare attentamente diverse questioni quali l’eventuale mancanza di assistenza immediata, il controllo del rispetto delle esatte prescrizioni mediche, la variabilità dell’assorbimento del medicinale ecc.
Sfortunatamente il raggio di azione di questa nuova classe farmaceutica è limitato a un numero di neoplasie non particolarmente elevato, ovvero a quei cancri per i quali sono note le alterazioni molecolari che li hanno originati e che diventano il bersaglio specifico del farmaco.
Le neoplasie per le quali attualmente sono disponibili le cosiddette targeted therapies (anche terapie biologiche a bersaglio molecolare) sono il cancro del seno, il cancro del colon-retto, il tumore stromale gastrointestinale, la leucemia mieloide cronica e il linfoma non-Hodgkin.
Esistono tre principali tipologie di farmaci a bersaglio molecolare:
- anticorpi monoclonali; questi farmaci possono agire contro specifici geni alterati oppure contro i fattori di crescita;
- inibitori di enzimi; sono farmaci inibitori delle tirosin-chinasi, enzimi coinvolti nell’invasività delle neoplasie;
- inibitori dei fattori di crescita; sono farmaci che agiscono in particolar modo sul meccanismo dell’angiogenesi.
La strada da compiere è comunque ancora molto lunga ed è importante capire che si deve proseguire con forza sulla strada della ricerca delle specifiche caratteristiche dei tanti cancri esistenti; si prenda per esempio il caso del gefitinib (una delle molecole appartenenti alla categoria degli inibitori delle tirosin-chinasi); la “storia” di questa molecola è emblematica: il farmaco veniva utilizzato nei tumori al polmone, ma non sembrava dare i risultati sperati; in effetti su molti pazienti non funzionava affatto; dopo diversi anni si è scoperto che tale farmaco poteva invece essere decisamente efficace sui pazienti affetti da tumore al polmone non a piccole cellule in fase avanzata che presentavano una specifica alterazione genetica (una mutazione del gene Egfr, il recettore per il fattore di crescita dell’epidermide), ma non su quelli che pur essendo affetti dallo stesso tipo di tumore non presentavano tale alterazione; quindi, più conoscenze avremo sulle specifiche caratteristiche di ogni tumore più saremo in grado di sviluppare terapie personalizzate e maggiormente efficaci.
La farmacologia biomolecolare rappresenta quindi, allo stato attuale, una delle strategie più promettenti per lotta contro il cancro.
La scoperta di farmaci sempre meno tossici e sempre più mirati potrebbe aiutare, per dirla con le parole del noto oncologo Umberto Veronesi “a portare avanti una strategia nuova: come per l’Aids, la nuova strada che la medicina sta tracciando è quella di rendere il cancro – quando non è possibile guarirlo – una malattia cronica per la quale ci si cura tutta la vita, come per il diabete o l’ipertensione. Convertire la malattia mortale in una malattia cronica è una tappa culturalmente importante nel cammino verso il controllo della malattia. Se i nuovi farmaci creati dalle conoscenze della genetica ci aiuteranno a progredire su questa strada, sarà anche una svolta importante a livello psicologico e sociale, perché l’intero capitolo del cancro perderebbe la sua congenita angoscia. Se si diffonde l’idea che il cancro può essere sì sconfitto, ma che in alternativa può anche essere tollerato per anni, allora la sua diagnosi diventa meno sconvolgente, e i pazienti possono affrontare le cure con più fiducia”.
Cancro: 5 strade per il futuro
Quali sono le nuove frontiere contro il cancro? Fra le diverse strade intraprese per la lotta contro i tumori ve ne sono cinque che sembrano essere particolarmente interessanti:
- nanoparticelle
- vaccini
- virus
- Rna-interferenza
- Trattamenti mirati contro le cellule staminali tumorali.
Nanoparticelle – È possibile somministrare delle cure facendo sì che il farmaco sia particolarmente efficace e centri l’obiettivo desiderato senza disperdersi nell’organismo? Secondo alcuni autori questi obiettivi potrebbero essere raggiunti in futuro non troppo lontano grazie alle nanoparticelle (particelle la cui dimensione si misura nell’ordine del nanometro o del micrometro, ovvero di un miliardesimo o di un milionesimo di metro). Attraverso una determinata programmazione le nanoparticelle dovrebbero essere in grado, grazie alla loro ridottissima dimensione, di trasportare i farmaci antitumorali direttamente sulle lesioni cancerose senza essere fermate dalle barriere biologiche; funzionerebbero quindi come “vettori specifici” del farmaco; un’altra strada potrebbe essere quella di non limitarsi a far agire le nanoparticelle come meri trasportatori del trattamento farmaceutico, ma come vera e propria arma contro le cellule cancerose; l’idea sarebbe quella di utilizzare nanoparticelle di oro o di ossido di ferro immettendole all’interno della lesione neoplastica per poi esporre l’organismo a un campo magnetico facendo sì che le particelle aumentino la loro temperatura fino al punto di distruggere le cellule cancerose.
Vaccini – Quando si parla di vaccini ci si riferisce generalmente a una forma di prevenzione che viene messa in atto allo scopo di tutelarsi contro una malattia; lo scopo primario di un vaccino è infatti quello di stimolare le cellule immunitarie e renderle pronte per un eventuale attacco virale. In virologia, la vaccinazione viene effettuata quando la malattia non è presente. Nel caso dei tumori invece i vaccini dovrebbero agire non come metodo preventivo, ma come metodo curativo. L’idea è quella di iniettare, nel soggetto affetto da cancro, determinati antigeni tumorali, ovvero quelle molecole che sono in grado di stimolare l’attività dei linfociti T citotossici, i deputati alla distruzione delle cellule malate. Ovviamente un approccio di questo tipo richiede l’identificazione degli specifici antigeni tumorali.
Un esempio di vaccinazione “anti-cancro” è rappresentato dal vaccino per il Papilloma Virus Umano, un vaccino composto da proteine L1 sotto forma di particelle simili al virus (VLPs, Virus-like particles); queste particelle non contengono il DNA virale e, di conseguenza, non possono né causare infezione né riprodursi né provocare malattie. Una volta che il vaccino è stato somministrato, il sistema immunitario della persona inizia a produrre anticorpi contro le particelle e, conseguentemente, l’organismo è in grado di riconoscere le cellule patogene neutralizzando un eventuale attacco virale. La prevenzione delle lesioni genitali pre-cancerose riduce la possibilità di sviluppare un tumore maligno (giova ricordare che alcuni genotipi, quelli ad alto rischio oncogenico, sono responsabili della stragrande maggioranza, 97% circa, delle neoplasie cervicali nel mondo).
Virus – L’idea di utilizzare dei virus per combattere il cancro non è nuovissima. Sembra risalire infatti ai primi anni del XX secolo quando alcuni ricercatori osservarono una regressione di un tumore del collo dell’utero in una paziente cui era stato inoculato un virus attenuato della rabbia. Ma prima di parlare di viro-oncologia vera e propria si è dovuta attendere la fine di quello stesso secolo. L’idea che sta alla base della viro-oncologia è quella di sfruttare le capacità oncolitiche di determinati virus che replicano soltanto nelle cellule tumorali danneggiandole.
È per esempio il caso del reovirus, un virus poco dannoso per l’uomo, ma che ha mostrato una notevole capacità distruttiva nei confronti delle cellule tumorali presenti nel cancro della prostata.
Il filone della viro-oncologia è promettente, ma i risultati ottenuti non sono ancora particolarmente eclatanti.
Rna-interferenza – L’RNA (acido ribonucleico) è un polimero chimicamente simile al DNA. Esistono tre tipi di RNA, uno di questi, l’mRNA (RNA messaggero) contiene le informazioni necessarie alla sintesi proteica. Nel caso dei tumori la sintesi proteica non funziona perfettamente e si ha una produzione di proteine patologiche. Nel 2006 è stata fatta un’importante scoperta, quella dell’interferenza dell’RNA, scoperta che tra l’altro ha fruttato il Nobel agli scienziati che se ne sono resi protagonisti. Attraverso le molecole RNA-interferenti potrebbe essere possibile bloccare la produzione delle proteine con caratteristiche anormali. Inoltre gli scienziati accarezzano l’idea di istruire l’RNA messaggero fornendogli le informazioni necessarie affinché le proteine siano riprogrammate in modo corretto. Il problema è però quello di passare dalla teoria alla pratica…
Trattamenti mirati contro le cellule staminali tumorali – Secondo alcune recenti ricerche, determinate caratteristiche dei tumori che li rendono patologie difficili da trattare (metastatizzazione, tendenza a recidivare e insensibilità ai trattamenti) sono dovute a particolari cellule (dette cellule staminali tumorali) dotate della capacità di crescere in modo illimitato resistendo alle aggressioni esterne ivi compresi i trattamenti radio- e chemioterapici. Per quanto molti meccanismi alla base della formazione dei tumori (e di certe loro caratteristiche che li rendono particolarmente aggressivi) siano ancora poco chiari, molti ricercatori ritengono che mettere a punto delle molecole in grado di aggredire le cellule staminali tumorali potrebbe essere la strada più promettente per distruggere il cancro alla radice impendendogli tra l’altro di dar luogo a recidive o processi metastatici.
Cancro: la guarigione
Quando si può parlare di guarigione dal cancro? Generalmente il concetto di guarigione dal cancro si lega al fattore temporale. Dal momento che, nella stragrande maggioranza dei casi, non si ha la certezza che la malattia sia stata totalmente debellata (vedasi fenomeni metastatici o recidive locali), si parla di guarigione quando, trascorsi cinque anni dalla fine del trattamento, il soggetto non manifesti più segni o sintomi della patologia che lo aveva colpito. Nel caso di alcune forme tumorali (per esempio i carcinomi polmonari) si parla di guarigione quando sono trascorsi almeno 10 anni dalla fine delle cure.
* Fra le varie classificazioni dei tumori, una di carattere generale è quella che li distingue in tumori solidi e tumori del sangue.