L’acufene (più raramente, tinnito)* è un disturbo che consiste nella percezione di rumori di varia natura: fischi, ronzii, crepiti, pulsazioni o fruscii, percepiti in modo persistente o intermittente, in assenza di stimoli acustici, da uno o da entrambi gli orecchi, con intensità variabile e con effetti spesso molto fastidiosi sia dal punto di vista fisico che psichico; in alcuni casi, infatti, il rumore percepito è così insopportabile che può minare la qualità della vita di una persona, portandola a vere e proprie alterazioni della psiche. Secondo molti autori i ronzii percepiti non sono altro che il frutto di un’immagine astratta del cervello, niente di più che una fantasia.
L’acufene è un disturbo di riscontro piuttosto frequente, soprattutto nei soggetti di sesso maschile; secondo alcune fonti ne soffrirebbe una persona su dieci.
Poco più di un quinto (22% per la precisione) di coloro che accusano ronzii agli orecchi, avvertono il problema unilateralmente (acufene laterale); circa il 34% dei pazienti percepiscono rumori della medesima entità in entrambi gli orecchi (acufene bilaterale); il restante 44% riferisce acufene bilaterale, ma il ronzio in un orecchio è decisamente più fastidioso che nell’altro (solitamente è l’orecchio sinistro quello in cui si avverte maggiore fastidio).
Quando si può parlare di acufene?
In determinate situazioni (per esempio una stanza con silenzio assoluto), il 95% delle persone over 40 avverte sensazioni uditive anomale come ronzii, fischi ecc. Si parla però di acufene quando il soggetto ritiene decisamente fastidiosi questi rumori.
Il problema riguarda soprattutto le persone ansiose, gli ipocondriaci, coloro che soffrono di squilibri vari; in questi soggetti la soglia d’innesco dell’acufene è particolarmente bassa; di fatto, coloro che sono intolleranti a ogni fastidio diventano alla lunga incapaci di gestire i rumori di fondo della chiocciola. I soggetti equilibrati, al contrario, nel normale background quotidiano, non sentono nulla.
A chi non ne fosse convinto consigliamo di visionare questa interessante videointervista al dottor Enrico Fagnani (audiologo all’IRCCS Policlinico di Milano).
Acufene: cause
Le cause principali dell’acufene possono essere ricondotte a numerosi fattori interessanti l’orecchio interno, il nervo acustico e alcune strutture anatomiche adiacenti, soggette frequentemente a stimoli esterni in grado di danneggiarle.
Fra questi fattori, quelli ritenuti come certi sono:
- la perdita dell’udito (presbiacusia e l’ipoacusia improvvisa)
- l’esposizione prolungata a forti rumori
- il tappo di cerume
- i processi infiammatori o infettivi a carico dell’orecchio (in primis l’otite)
- l’otosclerosi
- alcune lesioni neurologiche (neurinoma del nervo acustico, tumori cerebrali, sclerosi multipla)
- difetti vascolari
- difetti dell’articolazione temporo-mandibolare
- l’assunzione di determinate sostanze (per esempio i salicilati, i FANS, alcuni farmaci ad azione antibiotica, i diuretici dell’ansa e alcuni chemioterapici)
- i traumi cranici e quelli del collo
- disturbi tiroidei (in particolare l’ipotiroidismo)
- la sindrome di Menière.
Alcuni di questi punti meritano un breve approfondimento.
Alcuni autori ritengono che la perdita dell’udito, condizione fortemente correlata all’avanzare dell’età, sia la principale causa della comparsa di acufene che si spiegherebbe col fatto che il sistema uditivo, nel tentativo di reagire alla perdita di funzionalità uditiva, diventerebbe sempre più sensibile e si attiverebbe anche in assenza di stimoli sonori.
L’esposizione a forti rumori è in grado di causare danni alle cellule ciliate (le cellule che si trovano nella coclea, una componente dell’orecchio interno) le quali hanno una limitata capacità rigenerativa. Il danneggiamento provoca una perdita della capacità uditiva e, conseguentemente, con lo stesso meccanismo esposto nel punto precedente, alla comparsa di acufene. Nel caso di esposizioni di breve durata (il classico esempio è quello di un concerto), il danno è generalmente limitato e il disturbo tende a scomparire in maniera spontanea dopo poco tempo; se, invece, l’esposizione a forti rumori è prolungata nel tempo, il danno può essere permanente e conseguentemente, l’acufene può diventare cronico. Secondo alcuni studi, un’esposizione continua al rumore durante le ore di lavoro aumenta di 1,7 volte il rischio di acufeni; nei soggetti che hanno superato i 40 anni di età il rischio risulta leggermente aumentato (2 volte).

Le cause dell’acufene sono moltissime e non sempre identificabili con chiarezza
Il tappo di cerume causa una temporanea riduzione della capacità uditiva è può irritare l’orecchio; ciò può determinare la comparsa di acufene.
I processi infiammatori e infettivi a carico dell’orecchio possono talvolta causare l’insorgenza di acufene; in alcuni casi, poi, anche dopo che la patologia è stata risolta, la percezione di rumori può perdurare ancora a lungo.
L’otosclerosi è un processo degenerativo sclerotico la cui manifestazione clinica principale è la perdita progressiva dell’udito; altro sintomo riferito dal 70% dei soggetti colpiti dalla malattia è la comparsa di acufene; il problema tende a crescere d’importanza man mano che aumenta la gravità della patologia.
Le lesioni neurologiche rappresentano un’altra causa frequente di comparsa di acufene; in questi casi si verifica un danno alle vie nervose che trasmettono gli impulsi uditivi. Tali lesioni sono causate da vari tipi di patologia fra cui i tumori cerebrali, il neurinoma acustico ecc.
Alcuni difetti vascolari quali dilatazioni o restringimenti delle arterie che si trovano nelle vicinanze dell’orecchio possono determinare la comparsa di acufene.
Eventi traumatici o alcune patologie possono causare difetti a carico dell’articolazione temporo-mandibolare e ciò favorisce la comparsa di acufeni.
Anche i farmaci possono essere causa di acufene; sono infatti centinaia i principi attivi che annoverano questo disturbo fra i loro effetti collaterali. In alcuni casi il problema si presenta poco dopo l’inizio del trattamento, mentre in altri casi la comparsa di acufeni avviene dopo che la terapia è stata terminata.
Tra i fattori ritenuti come probabili troviamo l’assunzione di sostanze alcoliche o superalcoliche, gli stati ansiosi, la familiarità, l’obesità e il fumo.
Acufene oggettivo e acufene soggettivo
Sono vari i modi in cui possono essere classificati gli acufeni; una prima distinzione è quella li divide in due grandi categorie: acufene oggettivi e acufeni soggettivi.
Acufene soggettivo – Gli acufeni soggettivi sono molto più diffusi di quella oggettivi e si presentano in modo molto diversificato anche nel genere di sensazioni sonore percepite. Il fattore caratterizzante dell’acufene soggettivo riguarda la causa, che è sempre legata ad attività spontanee o patologiche connesse con l’apparato uditivo. A seconda della sede anatomica della lesione o della patologia gli effetti sono alquanto diversi, anche se è l’orecchio interno a essere maggiormente soggetto a questo tipo di affezione.
Orecchio esterno: causati dall’occlusione del condotto uditivo, queste forme lievi di acufeni, solitamente unilaterali, provocano un abbassamento dell’udito (ipoacusia), una sensazione di orecchio chiuso o anche il rimbombo della propria voce nell’orecchio (autofonia). Di solito basta la pulizia del condotto per risolvere il problema.
Orecchio medio: si tratta di ronzii auricolari provocati generalmente da otiti catarrali o stenosi tubarica (parziale chiusura delle tube di Eustachio). Gli effetti e le cure sono le stesse che vengono praticate per la cura degli acufeni relativi all’orecchio esterno.
Orecchio interno: sede principale dell’apparato uditivo, l’orecchio interno è anche l’organo più fortemente esposto ad acufeni. Questi sono dovuti sia a forti variazioni della pressione dei liquidi presenti all’interno del labirinto acustico o della loro composizione chimico-fisica, ma spesso la causa è dovuta a traumi esterni (a danno della scatola cranica) che si riflettono poi internamente.
In alcuni casi anche sostanze come il chinino, i salicilati, l’arsenico o il tabacco possono causare ronzii, così come possono verificarsi problemi in caso di riassorbimento di sostanze tossiche da parte dell’organismo negli individui soggetti a malattie epatiche. Un ruolo importante spesso lo gioca l’ipertensione arteriosa (la cosiddetta pressione alta) Purtroppo però l’origine della maggior parte di questi acufeni non è sempre facilmente individuabile ed è anche per questo che i farmaci utilizzati sui vasi sanguigni (vasodilatatori e antiaggreganti), sede più accreditata delle loro cause scatenanti, non sempre risultano efficaci.
In tempi recenti è stata proposta una categorizzazione degli acufeni soggettivi: otici e somatici.
Gli acufeni otici sono provocati da disordini a carico dell’orecchio o del nervo acustico, mentre quelli somatici sono causati da problemi non relativi a orecchio o nervo, anche se individuabili nella regione cranica o nel collo.
Acufene oggettivo – L’acufene oggettivo è decisamente più raro dell’acufene soggettivo; trova la sua causa in rumori reali e spesso percepibili anche da osservatori esterni. Si distinguono sommariamente in quattro gruppi:
- acufene di origine temporo-mandibolare: causato da lesioni di questa articolazione, adiacente all’orecchio e per questo in grado di trasmettergli ogni più piccolo fruscio delle proprie superfici.
- acufene cavitario: in questo caso l’area danneggiata è la cavità dell’apparato uditivo.
- acufene muscolare: provocato dalla contrazione dei muscoli di palato, faringe e della cassa timpanica.
- acufene vascolare: dovuto a malattie o irregolarità dei vasi sanguigni vicini all’orecchio, è la forma oggettiva più diffusa e si manifesta frequentemente con effetto pulsante (acufene pulsante).
Un’altra modalità di classificazione distingue fra acufene audiogeno (anche acufene endogeno) e acufene non audiogeno (anche acufene esogeno).
Viene considerato audiogeno quell’acufene in cui l’insorgenza deriva da un danno o da un malfunzionamento dell’apparato uditivo a livello di chiocciola o delle vie nervose dell’udito; viene quindi definito come endogeno perché, di fatto, l’orecchio registra e trasmette rumori che provengono in modo patologico dal suo interno.
Si definisce invece acufene non audiogeno quell’acufene la cui origine deve essere ricercata in malattie o disfunzioni non relative all’apparato uditivo; determinati rumori quindi vengono percepiti dall’orecchio che si comporta alla stregua di un microfono che trasmette il segnale al sistema nervoso.
Alcuni autori considerano acufeni audiogeni quelli provocati dalla presenza e dal movimento delle secrezioni mucose che si trovano tra la tromba di Eustachio e la cassa del timpano, mentre altri li considerano acufeni esogeni perché la patologia che provoca tali secrezioni è originata al di fuori dell’apparato uditivo.
Diagnosi
La diagnosi viene effettuata attraverso vari step. Prima di iniziare la visita vera e propria e dar corso agli esami, viene richiesto al soggetto che accusa il problema di compilare due questionari.
Nel primo questionario si richiedono informazioni relative alla localizzazione, all’epoca e alle modalità di insorgenza del problema; altre domande riguardano il tempo di persistenza, l’intensità, il fastidio percepito e le conseguenze psicofisiche.
Nel secondo questionario vengono richieste informazioni il più dettagliate possibile sugli effetti che l’acufene ha sul soggetto in questione. La compilazione dei questionari è ritenuta una fase molto importante, non solo per quanto riguarda l’aspetto informativo, ma anche per la valutazione che in seguito si farà degli effetti del trattamento terapeutico che verrà intrapreso.
Dopo la compilazione dei questionari inizia la visita vera e propria; in prima battuta viene effettuato un esame al microscopio dell’orecchio esterno e del timpano; questa prima indagine ha lo scopo di rilevare l’eventuale presenza di patologie a carico dell’orecchio esterno e dell’orecchio medio; nel contempo e possibile effettuare una rimozione del cerume.
Dopo l’esame microscopico vengono effettuate altre indagini tra le quali ricordiamo l’audiometria totale, l’audiometria vocale, l’impedenziometria, l’acufenometria (un esame che ha lo scopo di misurare in modo il più oggettivo possibile la frequenza e l’intensità dell’acufene), le prove di tollerabilità ai rumori forti e, infine, le fotoemissioni acustiche ad alta definizione.
Nel caso il medico lo ritenga opportuno possono essere richiesti altri esami fra i quali ricordiamo l’ABR (esame audiometrico a potenziali evocati), la risonanza magnetica, la TAC, esami ematochimici, esami posturali ecc.
Dopo l’esecuzione di tutti gli esami lo specialista dovrebbe essere in grado di formulare con una certa precisione un’ipotesi sulle cause che hanno portato alla generazione degli acufeni e, conseguentemente, di impostare un piano terapeutico.
Acufene: i rimedi
Il trattamento dell’acufene può avere durate non minimali ed è pertanto importante, durante questi periodi, effettuare varie visite di controllo durante le quali verranno compilati questionari ed effettuati test audiometrici.
Chi soffre di leggeri acufeni riesce a sopportarli quanto più riesce a entrare in sintonia con essi, percependoli come rumori di sottofondo non negativi, come il fruscio delle foglie oppure lo scorrere di un ruscello. Diversa è la situazione nel caso di acufene invalidante.
Da qualche anno è stato proposto di trattare il problema degli acufeni e dell’iperacusia con una nuova terapia definita TRT, acronimo di Tinnitus Retraining Therapy, terapia di riallenamento o di riprogrammazione dell’acufene.
Il principio cardine di questa cura si basa sul fatto che tutti i segnali presenti nelle vie uditive sono sottoposti a un controllo interno prima di essere percepiti con coscienza. A seconda del suono, il nostro sistema di difesa è in grado di attenuarne o di amplificarne la sensazione nel caso in cui venga avvertita la potenziale pericolosità del suono.
Questo avviene anche nel caso dell’acufene, anche se in sé l’acufene non è un disturbo pericoloso ed è proprio su questo che lavora la TRT, andando a riprogrammare i filtri cerebrali, attenuando o addirittura eliminando completamente il problema. In pratica, il paziente viene continuamente (per tutto il giorno) sottoposto a quello che viene definito “arricchimento sonoro”, cioè una costante stimolazione del sistema uditivo tramite generatori di suoni ambientali, naturali e neutri, che vengono presto assimilati da chi li ascolta, andando così a risolvere gradualmente il problema.
Il paziente deve essere seguito da un medico, che effettuerà visite periodiche per verificare l’adattamento all’apparecchio e alla terapia. Richiedendo un coinvolgimento piuttosto pesante del paziente, la terapia è indicata per gli acufeni invalidanti; nei pazienti che rispondono alla TRT, i tempi necessari affinché l’acufene possa essere accettato come un suono naturale e non più come una minaccia sono comunque piuttosto lunghi (12-18 mesi).
Detto questo, la TRT funziona? Personalmente ritengo molto poco; se ci fosse una vera e concreta cura per gli acufeni, non sarebbero più un problema. Leggiamo, a mo’ di esempio, la mail riportata alla fine dell’articolo.
Altre modalità di trattamento che vengono proposte per la cura dell’acufene sono la terapia farmacologica, la terapia chirurgica, la terapia con ossigeno iperbarico, i mascheratori, la dieta, la stimolazione elettrica ecc.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica c’è da rilevare che, al momento attuale, non esistono terapie considerate particolarmente efficaci per la risoluzione dell’acufene; in alcuni casi però l’assunzione di farmaci diventa necessaria in quei casi di acufeni altamente invalidanti che provocano al soggetto problemi di tipo psicologico; in questo caso quindi viene fatto ricorso a farmaci ansiolitici o, nei casi più gravi, a quelli antidepressivi.
L’acufene che insorge in modo brusco può in qualche caso essere trattato efficacemente con il ricorso a quei farmaci che vengono prescritti nei casi di sordità improvvisa.
La terapia chirurgica, fatti salvi gli interventi di drenaggio e aerazione e quello conseguente a otosclerosi, trova raramente giustificazione in caso di acufene.
La terapia con ossigeno iperbarico viene talvolta consigliata per il trattamento degli acufeni che spesso sono associati a improvvise perdite uditive; molti autori però manifestano diverse perplessità sull’efficacia di questo tipo di trattamento.
I mascheratori sono apparecchi che vengono posti all’interno dell’orecchio e che generano rumori ad alta frequenza che non interferiscono con l’udito. In linea generale i risultati dei mascheratori nel trattamento dell’acufene sono risultati alquanto deludenti.
La modifica della dieta viene consigliata in quei casi in cui si ipotizza che il problema sia relativo a allergie di tipo alimentare o all’assunzione di alimenti che potenzialmente sono responsabili dell’insorgenza di acufene.
Una modifica del normale regime dietetico viene spesso consigliata nel caso in cui la responsabilità dell’acufene venga attribuita a idrope endolinfatica (un meccanismo patologico caratterizzato dall’aumento di un liquido dell’orecchio interno, l’endolinfa, e si manifesta con disturbi dell’equilibrio e dell’udito) o alla sindrome di Menière.
La stimolazione elettrica si è dimostrata in alcuni casi di una certa efficacia nella riduzione e nell’abolizione temporanea degli acufeni; il problema principale è che, al momento attuale, non sono disponibili dispositivi esterni per stimolare indirettamente la coclea e che presentino la stessa efficacia della stimolazione diretta.
Acufene e cervicale
È da diverso tempo che si ipotizza l’esistenza di una relazione fra acufene e disturbi cervicali (si parla appunto di “acufene cervicale”). I problemi cervicali possono danneggiare più o meno seriamente nervi e muscoli delle orecchie favorendo la comparsa di acufene.
I problemi cervicali non sono certo un’evenienza rara; in alcuni casi sono legati a sforzi eccessivi effettuati tenendo il collo in posizione non naturale (si pensi per esempio all’imbianchino che dipinge un soffitto, a chi solleva pesi in modo scorretto ecc.).
Altre volte il problema è legato a eventi traumatici quali, per esempio, distorsioni e traumi a livello di testa e collo, colpi di frusta ecc.
Anche le posture scorrette causano cervicalgia (il classico esempio è quello dell’impiegato che siede per ore davanti al computer tenendo una posizione non adeguata).
Vi sono poi anche diverse condizioni patologiche che possono causare problemi cervicali come, per esempio, il prolasso dei dischi intervertebrali, le patologie degenerative alla colonna vertebrale, l’artrite del collo ecc.
L’acufene cervicale viene in genere risolto una volta che si è trattata con successo la causa sottostante.
* Il termine acufene deriva dal greco, dai temi delle parole udire e manifestarsi, mentre in latino e in inglese il termine è tinnitus).
LA MAIL
Acufeni: la TRT funziona?
Ma la TRT non funziona, assicuro!
È solo l’ennesimo business della medicina (medicina che, diciamolo francamente, è al 90% solo business). In effetti l’errore sta nel considerare i filtri inconsci come riprogrammabili secondo modelli di tipo informatico/algoritmico. In realtà l’inconscio, se avverte l’acufene come segnale di pericolo, riuscirà sempre a farlo distinguere al conscio dalla marea di suoni/rumori bianchi/ambientali a cui il paziente viene sottoposto. In effetti, in base a questo fatto, solo una piccola percentuale di pazienti guarisce con la TRT, mentre i più finiscono per doversi sottoporre nella maggioranza dei casi ad un intervento di microchirurgia (spesso perché l’acufene è generato da una “smielinizzazione” dei nervi dell’acustico).