Aborto spontaneo è un’espressione con la quale si indica la perdita del feto (non causata da intervento esterno) prima della 22a settimana di gestazione o comunque prima del raggiungimento della vitalità del feto stesso, ossia la capacità di sopravvivere al di fuori dell’utero senza aiuti artificiali.
A seconda della ricorrenza, l’aborto spontaneo può essere definito sporadico, ripetuto o ricorrente. Si parla di aborto spontaneo sporadico qualora si verifichi un solo episodio abortivo nel corso di tutta la vita riproduttiva della donna; si parla invece di aborto spontaneo ripetuto se gli episodi abortivi sono due e di aborto spontaneo ricorrente (anche aborto spontaneo abituale) se gli episodi sono tre o più.
Pur essendo un evento piuttosto comune, non è facile determinare l’incidenza degli aborti spontanei poiché non tutte le donne che abortiscono si rivolgono al medico e a volte neppure si rendono conto di aver abortito, visto che può facilmente essere confuso con una normale mestruazione. Viceversa può essere erroneamente considerato aborto uno stato di emorragia uterina conseguente a un periodo relativamente lungo senza mestruazioni. Secondo alcune statistiche, comunque, il 10-30% delle gravidanze termina con un aborto spontaneo, prevalentemente nelle prime 10 settimane.
Gli aborti spontanei, secondo quanto affermato dall’American College of Obstetricians and Gynecologists è la tipologia di interruzione di gravidanza più frequente. La stessa associazione riporta che gli aborti spontanei che si verificano dopo la fecondazione artificiale rappresentano circa il 50% del totale; la gravidanza si interrompe dopo l’impianto causando un sanguinamento che si verifica intorno alla data prevista per il flusso mestruale.
Aborto spontaneo – Cause
L’aborto spontaneo può essere provocato da una vastissima tipologia di problemi, generalmente associati ad alterazioni dell’organismo femminile o a gravi anomalie dell’embrione che non consentono la naturale evoluzione della gravidanza. Le cause principali possono essere così sommariamente schematizzate:
- cause ovulari: circa il 70% degli aborti spontanei sono dovuti a questo genere di cause, riconducibili ad alterazioni che danneggiano inizialmente l’uovo (durante i primi tre mesi di gravidanza), rendendone impossibile lo sviluppo. Le aree maggiormente colpite dell’embrione sono quelle legate al sistema nervoso e ad alcuni organi interni, ma anche gli annessi ovulari (villi coriali o placenta per esempio) sono soggetti a questo tipo di cause. Le alterazioni dipendono solitamente da anomalie cromosomiche, già presenti inizialmente nell’ovulo o nello spermatozoo e che si verificano in fase di maturazione, di fecondazione o nelle successive fasi di divisione cellulare. Infine va ricordata come causa ovulare anche l’annidamento anomalo nell’utero;
- cause genetiche: in molti casi le anomalie genetiche possono interessare non solo i cromosomi sessuali, ma anche gli altri (atosomi), modificandone il numero canonico (ossia 46) o riarrangiando una parte del materiale genetico, provocando interscambi cromosomici o, nei peggiori dei casi, mutazioni che compromettono definitivamente la gravidanza;
- cause ormonali: fattori in grado di provocare aborto spontaneo sono anche l’insufficienza di ormoni estrogeni e/o di progesterone, difetto risolvibile con somministrazioni degli ormoni mancanti, ma non sempre riconoscibile se non tramite un esame accurato. Da segnalare anche le patologie tiroidee (ipotiroidismo e ipertiroidismo) e la sindrome dell’ovaio policistico;
- cause materne: moltissime le cause di questo tipo, riconducibili in generale a cause di tipo locale (alterazioni dell’apparato genitale) e cause di tipo sistemico (malattie dell’organismo). Tra le prime si possono citare l’insufficiente sviluppo e le malformazioni dell’utero, la retroversione fissa (stato in cui l’utero forma con la vagina un angolo aperto all’indietro) e l’antiflessione dell’utero, i processi infiammatori dell’endometrio, le infezioni delle tube e i fibromi dell’utero (possono ostacolare il normale sviluppo del feto). Cause sistemiche sono invece le carenze dietetiche (mancanza di sali minerali e di importanti vitamine come la A, la C e la E), le malattie infettive (infezioni da cytomegalovirus, herpes virus, parvovirus, rosolia, sifilide, tubercolosi o epatite acuta), le nefriti, le cardiopatie e le malattie del metabolismo (soprattutto il diabete). Alcune teorie vedono come causa dell’aborto anche i traumi, sia fisici che psichici. I traumi diretti sull’addome possono effettivamente provocare lesioni all’utero o all’embrione, mentre altri traumi fisici o psichici possono rendersi pericolosi solamente in casi di predisposizione neurovegetativa, in grado di stimolare contrazioni uterine intempestive;
- cause ambientali: si possono ricordare l’esposizione a elevate dosi di raggi X, che nel tempo causano morti o malformazioni del feto, ma anche gli effetti di alcuni farmaci come gli antibiotici o i citostatici. Ancora non perfettamente noti sono invece gli effetti di agenti esterni come l’inquinamento atmosferico, il fumo di sigaretta o i fattori geografici.
Corrono maggiori rischi di andare incontro ad aborto spontaneo le donne di età inferiore ai 20 anni e quelle di età superiore ai 35, nonché quelle che abusano di droghe o alcol, quelle che sono eccessivamente magre e quelle nelle quali sono presenti anomalie strutturali della cavità uterina che ostacolano l’impianto embrionale (fibromi, polipi ecc.).
Le percentuali di rischio
Le percentuali di rischio per l’aborto spontaneo nelle donne in età riproduttiva variano dal 10 al 25%; nella stragrande maggioranza delle donne sane la media si aggira fra il 15 e il 20%; con l’aumentare dell’età aumenta anche il rischio di incorrere in un aborto spontaneo.
Le donne che hanno superato i 35 anni di età hanno il 15% circa di probabilità di abortire spontaneamente; nel periodo compreso tra i 35 e i 45 anni di età il rischio aumenta considerevolmente (si va dal 20 al 35%).
Passati i 45 anni di età la percentuale di rischio arriva circa al 50%.
Nel caso in cui la donna abbia già avuto un episodio di aborto spontaneo, il rischio di incorrere in un secondo episodio abortivo è di circa il 25%, una percentuale non particolarmente più alta di quella che hanno le donne che non hanno mai avuto episodi di aborto spontaneo.
Aborto spontaneo – Sintomi e segni
I segni e i sintomi che possono manifestarsi in caso di aborto spontaneo sono diversi. Fra questi si ricordano: mal di schiena (la cui intensità può variare da lieve a grave), calo ponderale, perdite di muco di colore bianco-rosato, contrazioni (generalmente dolorose e avvertite con intervalli di tempo variabili dai 5 ai 20 minuti circa), perdite di colore marrone o rosso acceso associate talvolta a crampi, perdite ematiche simile a quelle delle mestruazioni con presenza di grumi sanguigni e riduzione improvvisa dei segni normalmente associati a una gravidanza in corso.

Si stima che una percentuale compresa tra il 15% e il 30% delle gravidanze si concluda con un aborto spontaneo.
Il sanguinamento vaginale è un sintomo molto frequente nel caso di aborto spontaneo; è necessario comunque ricordare che tale manifestazione è comune, soprattutto nelle prime settimane, in molte donne che portano regolarmente a termine una gravidanza. Ciò detto, in caso di perdite ritenute sospette è opportuno consultare al più presto il ginecologo di riferimento che effettuerà i dovuti accertamenti.
Diagnosi di aborto spontaneo
Secondo quanto riportato dalle linee guida della Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica (SIEOG, 2006), la diagnosi di aborto spontaneo viene posta se si verificano i criteri ecografici sottoriportati:
- l’embrione non viene visualizzato in una camera ovulare con diametro medio, uguale o superiore a 20 mm nel caso di esame per via transvaginale oppure con diametro uguale o superiore a 25 mm se l’esame ecografico viene eseguito per via transaddominale.
- Non viene visualizzata l’attività cardiaca in un embrione con CRL (Crown-Rump Length, lunghezza del vertice sacro) uguale o superiore a 5 mm se l’esame viene eseguito per via transvaginale oppure con CRL uguale o superiore a 10 mm nel caso di esame eseguito per via transaddominale.
Aborto spontaneo – Terapia
Quando una donna presenta emorragia e crampi all’inizio della gravidanza, può bastare la semplice prescrizione del riposo a letto per ridurre gli effetti, ma è sempre consigliabile effettuare un’ecografia per accertarsi che la gravidanza stia procedendo normalmente. Nel primo trimestre, infatti, un numero significativo di aborti spontanei è provocato da problemi risolvibili come l’incontinenza cervicale, curabile tramite sutura della cervice e somministrazione di farmaci miorilassanti.
Segni e sintomi chiari ed evidenti di un aborto spontaneo in atto consistono invece in dolori intermittenti di tipo colico, copiose perdite di sangue dalla vagina e dilatazione del collo dell’utero, quasi sempre associati a un aborto incompleto o inevitabile. In questi casi può essere necessario ricorrere al raschiamento, ossia all’eliminazione della mucosa (il rivestimento interno dell’utero), effettuato sotto anestesia e consistente nell’asportazione dei residui fetali più grossi tramite una pinza ad anelli, “revisionando” poi le pareti uterine con uno specifico cucchiaio smussato.
In molti casi, quando l’aborto appare completo (tutto il materiale fetale e placentare viene espulso), non è necessario ricorrere ad alcuna terapia. Se invece l’aborto è solamente interno si procede con l’induzione del parto, somministrando alla paziente farmaci per stimolare l’espulsione del feto.
Quando una donna subisce tre o più aborti spontanei consecutivi si parla di aborto spontaneo abituale, patologia dovuta a cause di tipo genetico o ormonale o a infezioni croniche e anomalie uterine.
Lo scopo primario della terapia è essenzialmente quello di prevenire le emorragie e/o le infezioni. Più la gravidanza è in una fase precoce, maggiori sono le probabilità che l’aborto spontaneo sia completo e che non si debba ricorrere a particolari interventi medici. Se invece si è dovuto ricorrere al raschiamento, è possibile che vengano prescritti medicinali atti a controllare il sanguinamento. È di vitale importanza tenere sotto controllo il sanguinamento anche dopo le dimissioni dalla struttura ospedaliera; nel caso in cui esso diventi più intenso o si avvertano brividi o febbre è assolutamente necessario rivolgersi quanto prima possibile al proprio ginecologo.
Aborto spontaneo – Cosa fare per la prevenzione
Cosa fare per prevenire un aborto spontaneo? Purtroppo si deve premettere che in alcuni casi vi sono pochissime possibilità di evitarlo; quello che si può fare per ridurrne i rischi è mantenere una stretta collaborazione con il ginecologo ed effettuare accurate visite che possano mettere in evidenza, qualora sussistano, le possibili cause, soprattutto quelle di tipo materno, mentre è assai improbabile riuscire a prevenire l’insorgenza di quelle ovulari.
Misure di prevenzione tipiche riguardano la sospensione, da parte delle future madri, di tutte le attività lavorative pesanti o comunque in grado di pregiudicare la gravidanza, la cura di tutte le possibili malattie infettive croniche o di quelle legate a cuore, reni e sistema endocrino e infine l’eliminazione delle alterazioni genitali (anomalie di posizione uterina, tumori benigni o lacerazioni locali).
Tra le misure igieniche di prevenzione vanno ricordate anche una sana alimentazione conforme allo stato di gravidanza e l’astensione dai rapporti sessuali in caso di mancate mestruazioni.
Fondamentale l’adozione di un corretto stile di vita.