La violenza sessuale è ancora vissuta in modi ormai datati, provenienti da educazioni superate o da inibizioni radicate. Riflettere sugli esempi riportati può servire a rimuovere le inibizioni e a vivere in maniera più matura il sesso.
Nei confronti del sesso, le posizioni dell’uomo e della donna non sono equivalenti; semplificando molto il discorso potremmo dire che l’uomo propone e la donna dispone. Questo assunto è vero anche quando è la donna a chiedere il sesso poiché si dispone istantaneamente a un’eventuale proposta dell’uomo. Non so se questa situazione cambierà con il tempo; certo è che fattori come la verginità, la contraccezione, la moralità in senso lato, il concetto di femminilità ecc., tutti concorrono a far sì che la donna tenda a essere corteggiata (anche quando ha deciso su quale uomo puntare) e che l’uomo corteggi. È pertanto comune parlare di violenza fisica dell’uomo sulla donna quando l’uomo impone o vuole imporre la sua sessualità a una donna che rifiuta il suo corteggiamento.
Violenza sessuale di tipo fisico
La violenza sessuale di tipo fisico consiste nel prendere con la forza il corpo della parte debole.
Fin qui dovrebbe essere tutto chiaro. Purtroppo, spesso i mezzi di comunicazione, quasi con morboso compiacimento, parlano con enfasi di violenza sessuale, intrecciando decine di casi dai contorni diversissimi. Le sentenze dei tribunali (spesso in disaccordo con l’opinione pubblica) aumentano poi la confusione. Tale confusione è causata principalmente dal fatto che ben pochi hanno una visione coerente della violenza sessuale e si lasciano trasportare dalla loro emotività, spesso immedesimandosi nella vittima o nello stupratore (vedasi l’articolo sullo stupro).
Nella definizione soprariportata esistono due elementi:
- la forza fisica
- la sessualità.
Siete convinti di ciò? Sì? In effetti questa è la definizione corretta, ma applicandola scopriremo che esistono casi in cui non si può parlare di violenza sessuale. Vediamo i più significativi.
Un cliente non paga una prostituta e questa lo denuncia per violenza sessuale. In realtà non si può parlare di violenza sessuale perché la prostituta stava lavorando, non stava vivendo la sua sessualità: il cliente al massimo può essere accusato di lesioni (se l’ha picchiata) e di appropriazione indebita. Molti concorderanno, ma saranno sorpresi dal prossimo esempio.
Un datore di lavoro chiede alla sua dipendente di andare a letto con lui (l’esempio vale anche a sessi ribaltati, quando è la manager rampante a chiederlo al suo subalterno: gli esempi li faremo sempre in senso classico di uomo contro donna perché più comuni); la dipendente accetta, anche se trova tutto ciò molto ripugnante. Dopo qualche tempo decide di denunciare l’uomo. Anche in questo caso non si può parlare di violenza perché c’è stato assenso: la dipendente poteva comunque rifiutare e cercarsi un altro lavoro. Sostanzialmente la donna si è prostituita per un prezzo molto alto (il suo lavoro): prostituirsi per cinquanta euro o per cinquantamila non dovrebbe fare differenza. Dovremmo pertanto accusare l’uomo di ricatto o di qualche reato in relazione alla legge sul lavoro o sulla prostituzione: viene condannato comunque, ma non si tratta (nonostante lo svolgimento) di un crimine di violenza sessuale.
Quest’ultimo esempio ha una valenza molto più ampia; vediamo di generalizzarlo. Se un uomo chiede a una donna che ha appena conosciuto di andare a letto con lui, rischia di essere accusato per atti di libidine; la donna spesso si sentirà offesa e desidererà punire l’uomo in qualche modo perché l’ha ritenuta (e l’ha trattata come fosse) di facili costumi. Se invece l’uomo con tattica molto più raffinata invia dei fiori, cui fa seguire un invito a cena, qualche passeggiata a cavallo nella sua tenuta, un finissimo gioiello, e chi più ne ha più ne metta, e solo dopo tutto ciò confessa alla donna di ardere di passione per lei e di desiderarla fisicamente, può comunque ricevere un rifiuto (magari temporaneo), ma la donna si sentirà importante, corteggiata e non proverà sicuramente astio nei confronti dell’uomo per la sua audace proposta. Tutto ciò dovrebbe appartenere al medioevo della sessualità eppure continua ad accadere. Una violenza psicologica (illecita) come quella del nostro datore di lavoro è del tutto paragonabile all’inganno (lecito) del nostro romantico corteggiatore che dopo i fiori, le cene, le passeggiate a cavallo, i chiari di luna sul suo yacht seduce e poi abbandona la povera ragazza che sognava già di cambiare vita, uscendo dal grigiore della sua quotidianità.
Si dovrebbe capire che c’è violenza solo se c’è costrizione con la forza fisica, qualunque altra forma di pressione può essere lecita (se rientra nel corteggiamento) o illecita, ma non ha nulla a che fare con la violenza sessuale. Ciò ha un’importanza fondamentale perché senza l’alibi morale della violenza sessuale la donna può subito dire di no, può subito denunciare atteggiamenti illeciti o comprendere situazioni in cui viene ingannata (nel caso del nostro corteggiatore la donna dovrebbe ragionare così: eliminiamo i fiori, le cene, le passeggiate a cavallo e tutto il resto, quest’uomo mi piace davvero, se me l’avesse chiesto subito avrebbe avuto una chance?).
Sostanzialmente chi è sessualmente maturo non ammette il concetto di molestia sessuale (sì, lo so, sto andando controcorrente, visto che tutti usano questo termine): c’è una semplice molestia o c’è violenza. La differenza sta solo nell’appropriazione con la forza del corpo altrui.
Se un uomo con fare rozzo e volgare chiede a una donna insistentemente di fare l’amore con lei (senza sfiorarla), si può parlare di molestia generica, del tutto simile a chi continua a fumare decine di sigarette in una stanza in cui c’è un non fumatore o a quella di un venditore che, una volta entrato in casa, non se ne vuole andare se prima non abbiamo comprato qualcosa. La donna che si scandalizza per una proposta volgare (proposta del tutto simile a quella di chi ci propone un affare in cui non abbiamo che da perdere) ha una sessualità in cui si annidano ancora delle inibizioni. Viceversa se un uomo, anche con fare galante, ruba un abbraccio, un bacio o altro (la classica pacca sul sedere), ecco questi sono intollerabili gesti di violenza sessuale (non di molestia!).

Il 21% delle donne in Italia ha subito nella vita una violenza sessuale
Violenza sessuale di tipo psicologico
La violenza psicologica si ha quando una donna (al maschile il tutto può succedere, anche se molto più raramente) si pone in situazioni tipiche dell’atto sessuale, ma poi lo rifiuta. In questo caso si esercita una violenza psicologica (direi una vera e propria truffa sessuale) sull’uomo.
È curioso notare come la legislazione in genere sembra stare sempre dalla parte del più violento: in caso di violenza fisica dell’uomo sulla donna, spesso lo stupratore la fa franca o la donna deve subire un secondo stupro durante il processo, mentre nel caso di violenza psicologica di una donna su un uomo è comunque quest’ultimo (la vittima) a soccombere. È il caso della moglie che dorme con il marito e non vuole fare l’amore con lui che occasionalmente; il marito chiede il divorzio.
Sentenze precedenti avevano addirittura assolto la donna, ma nel 2012 finalmente la Cassazione, ribaltando una sentenza di primo grado, ha stabilito che, quando il coniuge non ricambia le profferte del partner, il menage matrimoniale non si conclude con una pronuncia di separazione senza determinazione delle colpe, ma ci sono tutti gli elementi di accusa per acclarare la specifica responsabilità individuale (della donna in questo caso) nel fallimento della coppia.
Secondo le statistiche il 30% delle coppie italiane, anche under 40, vive un matrimonio bianco, senza sesso. La percentuale sale ancora se si considerano le coppie che hanno rapporti solo occasionali, del tipo una o due volte al mese. Spesso uno dei due coniugi (in genere con personalità debole, sopravvivente, inibita o mistica) subisce per anni, se non per tutta la vita, cercando sfogo in avventure, prostituzione, pornografia. Non sarebbe opportuno porre fine al rapporto per salvaguardare la qualità della propria vita?