Il concetto di personalità critiche multiple si riferisce a soggetti che hanno un numero di personalità critiche elevato (solitamente maggiore di tre). L’esistenza di una personalità critica nella propria personalità è una condizione decisamente negativa; purtroppo non è raro scoprire che le personalità critiche sono più di una (vedasi il test di personalità di Albanesi): anziché una semplice sommatoria dei problemi esistenziali, si ha un’esplosione causata dalla sinergia negativa delle varie personalità critiche.
Mentre l’esistenza di una personalità critica può non degradare oltre misura la qualità della vita del soggetto, soprattutto se ci sono condizioni facilitanti, una personalità critica multipla (PCM) quasi sempre lo fa.
Per gli amanti della matematica, una personalità critica indica la probabilità che il soggetto abbia problemi esistenziali; ben si comprende come una PCM abbia un effetto moltiplicativo (e non additivo). Se con una personalità critica ho una probabilità su 5 di vivere decentemente (per condizioni facilitanti), con una PCM di secondo livello (due personalità critiche) questa probabilità diventa una su 25. Se poi le personalità critiche sono 3 o più è intuibile capire che non c’è condizione facilitante che tenga.
Risolvere una personalità critica multiipla
In questi casi l’approccio generale sul miglioramento di aspetti fondamentali della personalità (come autostima, forza di volontà anevrotica, forza calma ecc.) rischia di essere poco produttivo perché il soggetto non riesce a fonderli in un miglioramento comune, mentre sta annegando nei suoi problemi.
L’approccio più utile è quello estremamente pragmatico:
- si evidenziano quelle situazioni gravi e ricorrenti che minano l’esistenza del soggetto;
- si risolvono chiaramente
- e solo quando il soggetto è riuscito a risolvere gran parte dei propri problemi quotidiani allora si affronta l’aspetto generale della sua personalità.

Nel caso di personalità critiche multiple è più utile un approccio pragmatico rispetto a uno “teorico”
Per esempio, si consideri Mario che nel suo lavoro è una frana perché non sa dire di no a tutti coloro che vogliono sconti, non pagano o pagano in ritardo ecc. Mario è un debole, ma è anche un irrazionale (la sua passione è il Gratta&Vinci), un insoddisfatto, un insofferente ecc. Una politica basata sul miglioramento dell’autostima porterebbe pochi frutti perché il comportamento di Mario è talmente lontano dalla soglia di sufficienza che i miglioramenti minimi che si otterrebbero sarebbero vanificati comunque dalle continue frustrazioni lavorative derivanti dalle altre personalità critiche. Meglio “sostituirsi” a Mario e commercialmente preparargli un vademecum che deve “necessariamente” rispettare: non fare sconti, prima di accettare il lavoro farsi dare un congruo anticipo, stabilire chiaramente i termini di pagamento, sospendere i lavori in caso il cliente ritardi i pagamenti senza motivo ecc. Solo quando Mario avrà ottenuto un miglioramento lavorativo si potrà parlare di autostima e chiarire come “lui vale se impara a non farsi fregare” (una tale affermazione non avrebbe invece peso inizialmente, anzi, alla prima fregatura distruggerebbe ulteriormente l’autostima del soggetto.).
Consideriamo Carlo che a oltre 40 anni è ancora succube della madre che “tratta il suo bambino” come tale e gli impedisce di crescere e avere una vita tutta sua: lo chiama più volte al giorno, pretende che passi da lei ogni giorno alla fine della giornata lavorativa, vuole andare in ferie con lui ecc. Questo è il problema più grave della sua vita, anche se Carlo è anche un irrazionale, un debole (con gli altri), un romantico ecc. Impostare discorsi sul distacco e sulla necessità di risolvere la personalità succube sarebbe poco produttivo perché comunque uscirebbero le altre personalità e il rapporto con la madre sarebbe comunque micidiale per la qualità della vita di Carlo (personalità romantica: “ovvio che sia così attaccato a mia madre, non ho ancora trovato la donna della mia vita!”). Molto più utile impostargli un programma di “disintossicazione”: chiamare la madre una volta al giorno, passare da lei un giorno sì e uno no, non andare in ferie con lei ecc. Ovviamente i singoli punti vanno discussi e va vinta la resistenza del soggetto a cambiare stile di vita.
Risolvere personalità critiche multiple è un po’ come rimettere in sesto una persona che ha avuto un grave incidente automobilistico: prima occorre farlo sopravvivere e poi si penserà a farlo tornare come nuovo.