Perché e quando utilizzare il Life Coaching? Desidero partire da qualche dato che aiuti ad avere un quadro del contesto:
- meno di 10 persone su 100 hanno una personalità complessivamente equilibrata;
- le persone che si dichiarano felici sono oggi solo 3 su 10 (e il dato è in tendenza peggiorativa);
- 9 volte su 10 la felicità dipende dalle proprie scelte;
- 9 persone su 10 dichiarano di soffrire di stress negativo, a vario livello, nella vita quotidiana;
- statisticamente, solo un matrimonio su 10 può essere definito completamente felice.
Partendo da questi pochi, ma significativi dati e dal grande ipotetico “bacino di utenza” che da essi si può desumere, vediamo di che cosa si occupa esattamente il Life Coach e perché può essere una scelta corretta farsi consigliare da lui nel proprio percorso esistenziale.
La parola coach trae origine da Kocs, un villaggio ungherese dove, intorno al 1550, si fabbricava un particolare tipo di carrozza (in inglese coach, cocchio) che poteva portare, appunto, da un luogo (figurativamente > una situazione) a un altro (altra situazione).
Il significato si è poi evoluto, passando nei college americani e inglesi, per indicare l’aiuto concreto di un professionista per raggiungere determinati obiettivi che lo studente da solo non sarebbe riuscito a raggiungere. Oggi il coaching è un metodo utilizzato nell’ambito lavorativo in molte aziende, ma si sta notevolmente affermando soprattutto sul piano dell’intervento individuale.
Si parla quindi di life coaching come di quel metodo di intervento/aiuto che può essere utilizzato in ogni aspetto della vita della persona, sia in momenti di passaggio nelle varie fasi della vita sia in un qualsiasi altro momento in cui la persona ne avverta l’esigenza.
Va da sé che più la persona da aiutare è giovane e più facili, significativi e veloci sono i risultati che si possono ottenere, sebbene a tutte le età si possano compiere importanti e stabili miglioramenti.
Sono ovviamente escluse dal coaching tutte quelle situazioni in cui la persona presenti sintomi patologici (psicosi, nevrosi…) per le quali la strada è ovviamente quella della terapia medica specifica (psichiatra, psicologo, psicoterapeuta).
Nella mia visione del coaching, l’obiettivo primario è la felicità del soggetto e infatti ritengo che qualunque intervento che si debba fare non possa prescindere dal conoscere preliminarmente la sua personalità (non si può intervenire in modo efficace su un motore senza sapere prima se si tratta di una Ferrari o di una Cinquecento o di un trattore!).
Dopo aver esaminato la personalità del coachee (la persona interessata) e aver discusso in modo approfondito di quali siano concretamente i problemi che lamenta e che vuole risolvere, il mio compito è quello di individuare con la persona gli obiettivi e le conseguenti azioni e i comportamenti concreti da realizzare per ottenere gli obiettivi stessi.
Desidero sottolineare che è sempre opportuno parlare di obiettivi, a volte anche molto sfidanti o eccellenti, ma comunque con probabilità concrete di essere raggiunti; non si tratta quindi di sogni che, invece, per loro stessa natura, non hanno sostanzialmente probabilità di avverarsi. Capire preliminarmente la differenza tra obiettivi e sogni da parte della persona, è una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per ottenere gli obiettivi stessi.
Il coach è pertanto quel professionista che affianca, stimola e aiuta concretamente la persona a vivere al meglio la sua vita.
La personalità va individuata in modo preciso perché solo così è possibile rimuovere quegli aspetti critici che sono alla base dei problemi lamentati.
Per capire esattamente la personalità, oltre al colloquio individuale, mi avvalgo del test di personalità di Albanesi, lo strumento di indagine della personalità messo a punto da Roberto Albanesi, il cui margine di errore è ormai prossimo allo zero e che è anche utilizzato da molti psicologi nel rapporto coi loro pazienti.
Dobbiamo considerare la nostra personalità complessiva come la somma di un sottoinsieme di diverse personalità parziali. Abbiamo tutti dei tratti più o meno marcati, per esempio, di personalità debole, piuttosto che romantica o irrazionale (queste 3 sono solo alcune delle 20 personalità parziali identificate nel test di personalità di Albanesi) ma, spesso, alcune delle suddette personalità prendono il sopravvento diventando critiche e condizionano in modo molto negativo la vita della persona, inducendola spesso a compiere scelte sbagliate e fortemente penalizzanti.
Mi piace considerare le personalità parziali come le componenti di una squadra. Com’è noto, in ogni squadra che voglia vincere, o almeno giocare bene, ciascun giocatore deve svolgere in modo corretto il suo compito, ricoprendo precisamente il ruolo assegnato dall’allenatore. Quindi, sulle eventuali personalità parziali critiche è necessario intervenire per rimuovere le criticità ed evitare che danneggino il gioco di tutta la squadra (ciascuno di noi è l’allenatore delle proprie personalità).
Il campo d’azione del coaching, quindi, in linea con la metodologia che utilizzo e avendo come obiettivo la felicità, non può che riguardare tutti gli ambiti di vita della persona: dagli affetti, alle relazioni d’amore, ai figli, al lavoro, agli aspetti economici, agli oggetti d’amore, allo stile di vita, praticamente ovunque la persona lamenti la presenza di problemi.
Non ci sono dubbi, infatti, che la presenza di criticità nella personalità produca effetti negativi su tutti i suddetti ambiti e che pertanto l’eliminazione delle criticità abbia contemporaneamente effetti molto positivi su tutta la vita della persona.
Insomma, senza comprendere preliminarmente la personalità, non è possibile impostare una strategia che consenta al soggetto di risolvere i suoi problemi e di capire a fondo il mondo in cui viviamo; questo la porterà ad avere un’ottima qualità della vita e ad avvicinarsi a grandi passi alla felicità.

Il life coaching è un metodo di intervento/aiuto che può essere utilizzato in ogni aspetto della vita della persona
In genere, le persone richiedono l’intervento del coach quando hanno problemi a:
- migliorare significativamente le loro relazioni d’amore (coniuge, partner…) o d’amicizia;
- risolvere specifici problemi esistenziali (ideali, credenze…);
- affrontare miglioramenti o cambiamenti nell’ambito lavorativo;
- raggiungere un obiettivo specifico;
- realizzare le proprie potenzialità;
- individuare le strade giuste per dare spazio alla propria creatività.
La persona, in sostanza, si presenta sempre con uno o più problemi reali da affrontare e il compito del Life Coach è proprio quello di indicare la strada per risolvere tali problemi, nelle modalità più adatte alla complessiva personalità del coachee.
Il vantaggio per la persona è che l’intervento del coach è completamente personalizzato e le soluzioni da adottare vengono preliminarmente condivise e poi puntualmente verificate.
Desidero qui sottolineare che, come linea generale, l’intervento del Life Coach non deve tendere a dare alla persona quello che chiede, ma quello di cui ha bisogno per raggiungere gli obiettivi (pensiamo al famoso drogato che chiede i soldi per acquistare la dose giornaliera: se gli fornissimo i quattrini necessari, lo faremmo felice al momento, ma non lo aiuteremmo certo a risolvere il suo problema. Per questo dovremmo indirizzarlo verso un percorso di disintossicazione).
I tempi dell’intervento del Life Coach sono generalmente brevi (nell’ordine di mesi) e non prevedono incontri ravvicinati. Ci sono situazioni particolari in cui addirittura la situazione si risolve in solo un paio di incontri.
Il mio intervento non mira a rendere la persona dipendente dal rapporto personale e neppure quello di effettuare incontri settimanali per lungo tempo e con costi elevati.
Se un intervento funziona lo si vede in breve tempo e poi sarà la persona stessa in grado di proseguire nella strada indicata, camminando, o addirittura correndo, sulle sue proprie gambe.
Una domanda retorica: considerato che della nostra vita abbiamo solo una possibilità, perché sopravvivere anziché vivere? Perché vivere una vita da 6 (a volte anche meno) quando si può viverla da 10?
Dobbiamo fare in modo che quella che vediamo ogni giorno davanti allo specchio e che ci accompagna per tutta la vita sia sempre la miglior versione di noi stessi.
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Tino Gallinari
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