Supponiamo di porre a un campione di persone la seguente domanda: “Chi fa parte sicuramente del nostro mondo dell’amore?”. Alcuni direbbero i familiari (i genitori, il partner, i figli, i fratelli e le sorelle), altri aggiungerebbero i parenti, altri gli amici. Alcuni direbbero (dimenticandosi del paradosso del medico o del missionario) tutti gli uomini. Tutte queste risposte sono profondamente errate, figlie di un’educazione ormai superata: il mondo dell’amore è popolato da chi migliora la qualità della nostra vita.
Innanzitutto la valutazione sul miglioramento esistenziale spetta solo a noi: un figlio può non amare i genitori se pensa che questi gli rendano la vita impossibile. Secondo la visione tradizionale delle cose un figlio deve comunque e sempre amare i genitori: ciò è palesemente assurdo in quanto non si può amare chi ci peggiora l’esistenza. Non importa se la valutazione è personale (d’altra parte è l’unica valutazione accettabile): non si può essere grati verso qualcuno che ci fa star peggio. Se si fosse obbligati ad amare sempre e comunque i parenti, allora dovremmo essere obbligati ad amare anche un nostro eventuale partner che ci ama alla follia. Perché invece tutti concordiamo che non si deve essere obbligati ad amare qualcuno che ci ama? Se si riflette bene, è proprio perché noi non proviamo nulla per quella persona, per cui non migliora la nostra vita.
La stessa cosa dicasi nei confronti di parenti. Nel terzo millennio i veri legami non sono di sangue o di compagnia, ma di qualità esistenziale: non c’è nulla di scandaloso nell’amare un amico più di un fratello, dipende solo da chi di loro migliora la mia esistenza. Un parente che vediamo una volta all’anno, senza nemmeno tanto calore, è praticamente uno sconosciuto: perché dovrebbe entrare nel nostro mondo dell’amore? Pensiamo a un cugino che mi chiede un prestito: “Perché, in fondo, non siamo parenti?”. Nel terzo millennio la parentela diventerà solo una relazione burocratica. Se con un parente abbiamo relazioni non buone o superficiali può diventare uno sconosciuto:
se un amico ci ama più di nostro fratello è il nostro nuovo fratello.

Il fatto che i parenti condividano il nostro stesso sangue non significa che debbano per forza far parte attivamente della nostra vita
L’implicazione del vecchio concetto di parentela – Per chi non fosse ancora convinto e ritenesse che i rapporti di sangue contino qualcosa, si deve considerare una degenerazione abbastanza naturale di questo concetto: la “famiglia”, intesa in senso mafioso. L’individuo non conta nulla, ciò che conta è la famiglia. Se vi pare un concetto moderno e che possa migliorare la nostra vita…