Due sono le definizioni principali di odio; la prima, quella vera, rappresenta un sentimento che esprime un’avversione che si traduce nella volontà di distruggere l’oggetto odiato; la seconda, quella “derivata” rappresenta una presa di posizione che vuole semplicemente indicare la fuga da qualcosa.
Per esempio, la prima definizione si applica a una persona che ci ha fatto del male e a cui vogliamo “farla pagare”; la seconda a tante situazioni della vita quotidiana che non amiamo (“odio andare a lavorare quando c’è questo traffico!”).
Oggetto di questo articolo è l’odio nella sua forma distruttiva, non certo quello molto meno violento della semplice “fuga” da questo o da quello. Si differenzia pertanto dall’antipatia, dall’invidia, dalla semplice avversione o da altre forme di giudizio negativo perché in queste manca la volontà di comminare una punizione all’oggetto odiato.
Da notare che la “punizione” può essere
- Attuata o semplicemente augurata.
- Se attuata, può essere comminata da chi odia o da altra persona.
- L’attuazione può avvenire nel rispetto della legge oppure no.
Il primo punto ci dice che per esempio l’invidia si trasforma in odio quando noi “vorremmo” che la persona avversata subisse qualcosa di negativo, come una malattia o un licenziamento/declassamento.
Il secondo punto dipende dalle circostanze (pensiamo a un bambino bullizzato da un altro che cerca giustizia tramite i genitori o tramite gli insegnanti).
Il terzo punto è fondamentale. Spesso chi odia si sente in diritto di infrangere la legge pur di punire la persona oggetto di questo sentimento perché sente di agire “per giustizia” o comunque ritiene che l’eccezione sia valida per salvaguardare la propria persona. Se non c’è rispetto della legge, ci troviamo di fronte a un giustiziere della notte, quindi a un violento, probabilmente non criminale, ma sempre un violento.
Se c’è rispetto della legge, occorre valutare se il soggetto che odia è equilibrato o no: per farlo è necessario capire se il danno giustifica l’azione legale. Se no, siamo di fronte a chi è solito fare guerre per principio, una persona quindi dall’odio facile. Si deve anche rilevare che questo è uno dei casi in cui questa avversione può essere manifestata tramite una condotta niente affatto violenta; fare causa a una persona vuol dire comunque odiarla, anche giustamente per difendere i nostri interessi, esattamente come cercare di picchiare Tizio per un’offesa.

Secondo Fromm, l’umanità è più propensa all’odio che all’amore
Odio e personalità equilibrata
Secondo Fromm, l’umanità è più propensa all’odio che all’amore; cioè l’uomo riesce più a odiare che ad amare. La posizione è sicuramente discutibile, ma è evidente che non si può criminalizzare questo sentimento.
Esiste quindi un odio “giusto”? Può una persona equilibrata odiare? Certo, purtroppo il nostro mondo dell’odio può non essere vuoto, sperabilmente dovrebbe esserlo, ma l’interazione con gli altri può portarci a provarlo verso qualcuno. Cominciamo con il dire che
una persona equilibrata non traduce sentimenti minori in odio.
Possiamo provare antipatia per Tizio, ma il nostro equilibrio deve portarci o a evitarlo oppure a confrontarci apertamente con lui, senza per questo volerlo “punire”. Se il nostro capo è una persona sgradevole, francamente antipatico, ci confrontiamo con lui, esercitando i nostri diritti con forza calma. Se ciò non fosse possibile, è auspicabile pensare di cambiare lavoro perché, se l’antipatia si trasforma in odio, la nostra giornata lavorativa diventerà penosa.
Un altro punto da tenere presente è che in una persona equilibrata
l’odio si deve attuare sempre secondo la legge.
Ovviamente non è necessario adire le vie legali, basta non infrangere la legge. Se per esempio, sul lavoro, un concorrente si è comportato malissimo, è stato molto scorretto ecc. ovvio che possa adottare contro di lui mezzi che possano portare alla sua “distruzione”, è sufficiente che i “mezzi” siano conformi alla legge.
E, coerentemente con il punto precedente,
l’odio ha senso solo se il danno subito o previsto è reale e tale da incidere pesantemente sulla nostra qualità della vita.
Questi punti smantellano la tesi buonista che “non si dovrebbe odiare nessuno”, che “ogni uomo è mio fratello” e sciocchezze simili. Anzi sono proprio queste sciocchezze logiche e disumane che portano l’odio ad aumentare nella società (per esempio, il separatismo è una risposta pratica per evitare che l’interazione fra gruppi incompatibili si trasformi in questo sentimento).