Il termine ironia ha molti significati. Comunemente, con ironia si fa riferimento a un determinato modo di esprimersi dando alle parole un significato differente, spesso del tutto contrario, a quello letterale; è il tono di voce però che lascia capire all’interlocutore quello che in realtà si vuole esprimere.
L’ironia può avere diversi scopi; può essere scherzosa (ironia bonaria) o avere ben altri intenti (ironia pungente, ironia crudele ecc.), tanto da essere paragonabile a sarcasmo vero e proprio; può anche essere utilizzata per rendere l’amarezza o il dispiacere nei confronti di una determinata situazione ecc.
In determinati casi il significato del termine è paragonabile a quelli di derisione, scherzo crudele (del destino) ecc. Comunissima l’espressione “ironia della sorte”, utilizzata quando una determinata circostanza, oltre a essere contraria ai nostri desideri, sembra farsi beffe di noi.
Nel teatro greco, la locuzione ironia tragica indicava il presagio di una grave disgrazia, contenuto nelle parole di un personaggio che le pronunciava senza avere determinate intenzioni.
Ancora diverso il significato di ironia socratica, espressione con la quale si fa riferimento alla sottovalutazione che l’antico filosofo greco Socrate, un po’ per finta e un po’ realmente, faceva di sé stesso nei confronti di coloro con i quali stava discutendo (analoga alla sottostima che indica il termine inglese understatement)
Ironia e forza
L’ironia è collegata alla forza quando è usata per ferire intenzionalmente l’altro, quando diventa un’espressione di forza con cui si colpisce l’interlocutore. Può essere espressione di forza calma oppure di vera e pura cattiveria; un modo per distinguere i due casi, eticamente diametralmente opposti, è che l’ironia crudele (quella legata a una personalità violenta) non è giustificata dalla situazione, non è mai una risposta all’interlocutore (come invece è la forza calma) e spesso non ha che l’unico obiettivo di ferire l’altro.
Si deve notare il termine “unico” nel paragrafo precedente. Molto spesso l’ironia è utilizzata per caricare, enfatizzare una situazione (quindi è “giustificata”) e quindi l’eventuale ferimento dell’altra persona può dipendere semplicemente dal fatto che “l’interlocutore non capisce le battute”; possiamo trovarci di fronte a una personalità molto introversa o a un vero e proprio insofferente che si accende non appena si fanno battute su di lui.

L’ironia può essere molto utile a mettere in evidenza aspetti paradossali della realtà
Ironia positiva
Il caso che tratteremo è strettamente connesso con la qualità della vita;
l’ironia è quella capacità di scherzare, dando della realtà un’interpretazione particolare, a volte, fantastica, che genera comicità e quindi strappa un sorriso.
Un significato molto esteso che può tradursi nella capacità di fare battute sul mondo. Ovviamente le battute devono avere un senso ed essere divertenti. Per questo al termine ironia possono associarsi gli aggettivi più disparati: sottile, geniale, crudele, incomprensibile ecc.
L’ironia è condizione necessaria per la brillantezza, di una persona, ma non necessariamente identifica una personalità positiva. Abbiamo già visto che il violento può essere facilmente ironico (soprattutto con i deboli). Anche il permaloso può essere ironico (con gli altri), ma è scoperto dal fatto che difficilmente è autoironico.
Per approfondire, si veda il rapporto fra ironia e autoironia nell’articolo su quest’ultima.
Frasi famose
- La libertà comincia dall’ironia. (Victor Hugo)
- L’obiezione, la deviazione, l’allegra sfiducia, il desiderio di ironia sono segni di salute: tutto ciò che è assoluto rientra nella patologia. (Friedrich Nietzsche)
- L’ironia è il pudore dell’umanità. (Jules Renard)
- Non sono forse io un falso accordo nella divina sinfonia, grazie all’Ironia vorace che mi scuote e mi morde? (Charles Baudelaire)
- L’ironia è un elemento della felicità. (Jules Renard)
- L’ironia è l’occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza. (Søren Kierkegaard)
- Ironia: estrema punta della politica dello spirito. (Aldo Palazzeschi)
- L’ironia è cultura dello spirito. (Søren Kierkegaard)
- L’ironia è facile, la fede difficile, e nessuno si fa beffe di te se ironizzi, tutti son pronti a schernirti se reciti un atto di fede. (Oriana Fallaci)
- Per difenderci dalle prevaricazioni del bene e del male abbiamo una sola arma: l’ironia. (Joan Fuster)
- Mi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l’ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno. (Georges Bernanos)
- L’ironia, mi sento di dire, è un’alta forma di moralità. (Jean Stafford)
IL COMMENTO
Ironia e patosensibilità
C’è qualcosa su cui non vi va assolutamente di scherzare, di fare cioè una battuta, sapendo che trattasi di battuta, non certo di una verità? In teoria la risposta dovrebbe essere “su ciò che mi provoca dolore e sofferenza”: uso il condizionale perché in molti casi, se il dolore non è troppo grande, riderci su lo allevia comunque.
Purtroppo nella nostra società domina il buonismo (ricordiamoci che il buonismo non è che un’apparenza di bontà, nel significato che questo sito dà del termine apparente) e spesso l’ironia si scontra con esso, venendo tristemente soffocata. Vediamo uno scenario tipico.
Al passaggio di un’autoambulanza a sirene spiegate, in presenza di alcuni giornalisti, un uomo politico commenta: “deve essere un nostro avversario che ha appena preso coscienza del risultato delle elezioni”. Gli oppositori attaccano senza pietà l’ironico politico, parlando di “grande insensibilità”. Si noti che gli oppositori non abbiano contestato il contenuto, quanto semplicemente la poco “rispettosa” interpretazione della possibile (non si conosce la serietà delle condizioni del trasportato) tragedia. Quindi tutti toccati dal dolore della tragedia? Se la risposta è sì, beh, allora dobbiamo parlare di patosensibilità. Di essa in questo sito abbiamo parlato più volte, mi basta ricordare che patosensibilità e romanticismo sono due indicatori di scarsa razionalità, ma soprattutto di arretratezza civile.
La scarsa razionalità è dimostrata dal fatto che si diventa tristi solo per quanto sbattutoci in faccia da una conoscenza diretta, magari fornitaci dai media: sapete quante persone stanno morendo ora nelle corsie di un ospedale per cancro oppure per gli esiti di un incidente stradale, persone che hanno figli, coniugi, genitori, amici che li amano? Per rispetto loro non avete che due chance:
- essere tristi tutto il giorno perché qui e là qualcuno soffre;
- prendere atto del dolore che c’è nel mondo e con dignità vivere la propria vita.
L’arretratezza civile è dimostrata dal razzismo che c’è in quel dolore. Non è raro sentire “purtroppo fra le vittime 4 italiani”. Ma come, per gli italiani c’è maggior dolore che per gli altri? Non conoscete né gli italiani né gli altri, ma i primi sono di serie A e gli altri di serie B?
Riflettete: chi non sa ridere non sa vivere. Una risposta a un visitatore del sito:
Giusto il distacco dal dolore, giusto il concetto di ironia e di autoironia…ma, se mi metto al posto di una delle persone che ha un legame profondo il trasportato dall’ambulanza, molto sinceramente, non credo che le tue battute mi farebbero molto ridere…
Tu pensi che le barzellette sui mariti cornuti facciano ridere chi è stato appena tradito? La sciagura è un tramite conosciuto da tutti per colpire questo o quello. Non sono le mie battute che non piacerebbero ai parenti (ripeto), ma il fatto che nel momento del loro dolore si rida di questo o di quello (esempio due giovani che cantano allegramente passando davanti a un funerale). Spiegami perché io devo reprimere la mia gioia di vivere solo perché persone che non conosco stanno soffrendo o hanno sofferto. Certo, non vado a casa loro a sorridere, ma, permettimi, in casa mia posso farlo, altrimenti per tutto il dolore che c’è nel mondo, piangerei vita natural durante.