L’impegno sociale può essere compatibile con la crescita individuale che propone il Neocinìsmo? Sicuramente sì, anzi, deve esserlo! Infatti alla domanda: “La dimensione sociale del Personalismo non rischia di dare troppo rilievo a chi fa parte del nostro mondo neutro?” si deve rispondere: “L’azione sociale non c’entra nulla con l’amore; non si tratta di riproporre il vecchio adagio di amare tutti (e quindi anche il mondo neutro), ma di organizzare la società in cui si vive per viverci ancora meglio“.
Il Personalismo è reso possibile da condizioni sociali avanzate; limitarsi a servirsene è sicuramente un atto individualistico che pone un freno alla propria crescita e ciò per il Personalismo è un limite della persona. Ovviamente
(1) l’impegno sociale non deve penalizzare la qualità della propria vita e quindi deve armonizzarsi con la propria esistenza.
Trovare questa armonia non è sicuramente facile, ma è tipico della persona intelligente. Vediamo alcune situazioni non ottimali.
L’arrivato (felice) – Non si occupa della politica, tanto lui è felice. È una persona miope e lo è quanto più è giovane. In una generazione il salto sociale è enorme. Se ha 80 anni la sua posizione è ragionevole, ma se ne ha 25, pensi a come era la società nel 1960 e capirà che in 50 anni sono cambiate tantissime cose che hanno permesso un significativo cambiamento.
L’arrabbiato (insofferente) – Non gli va bene nulla, la società è uno schifo, vorrebbe cambiare tutto (alcuni arrabbiati sono “rivoluzionari”). Non si accorge che la maggioranza della popolazione non la pensa come lui (a differenza di quanto accade per le grandi rivoluzioni) e quindi la sua azione è destinata a non ottenere alcunché di significativo. Per di più, la qualità della sua vita è scadente, visto che non sa adattarsi al mondo in cui vive, ma pretende che questo si adatti al suo ideale di mondo.
Il martire sociale – Il martire sociale può essere definito semplicemente come colui che antepone il bene della comunità o della società in cui vive alla propria qualità della vita. Spesso sono i condizionamenti ricevuti che indirizzano la personalità verso il “martirio”: la necessità di avere una società giusta, di fare del bene, di eliminare la povertà, di promuovere il processo culturale ecc. sono valori che il martire sociale amplifica, ottenendo in cambio un’autostima forte basta su valori che per lui sono eccelsi.

Per il Personalismo l’impegno sociale deve accordarsi con una corretta comprensione del significato della politica
Valgo perché mi basta promuovere il progresso sociale per sentirmi buono. Questa idea irrazionale è tipica del patosensibile idealista, ma può anche essere di derivazione romantica o semplicistica. L’irrazionalità dell’idea consiste nel fatto che il martire sociale non verifica minimamente se il progresso che lui auspica è fattibile in tempi brevi, se è libero da penalizzazioni gravi alla sua vita e se soprattutto non diventa una condizione necessaria alla sua felicità.
Probabilmente questo è il punto più critico perché il martire tende a diventare un utopista (quando continua ad agire differendo a un tempo imprecisato la riscossione del frutto delle sue azioni) oppure un insoddisfatto quando si rende conto che la società, nonostante i suoi sforzi, non è come vorrebbe. Solo se non è dotato di molto spirito critico si saprà accontenterà di successi modesti.
Poiché in genere non è un insofferente, raramente il martire sociale diventa un arrabbiato sociale.
Impegno sociale e politica
L’impegno sociale non può prescindere dalla valutazione che il Personalismo dà della politica.
I politici sono lo specchio della società; sostanzialmente si possono identificare principalmente diverse motivazioni che portano una persona a fare politica:
- Il desiderio di arricchirsi a spese della società
- Il senso di potere
- L’ambizione personale
- La comunanza di idee con un insieme di persone
- La promozione dei propri ideali
- Avere un lavoro.
Se nei primi tre casi le motivazioni sono sicuramente negative e da condannare, la quarta non può che sposarsi che con una parte della popolazione; ciò è corretto (vedasi la regola dei due terzi nella pagina sul significato della politica) e di fatto è il riferimento che il soggetto fa al potere forte che comunque ne condiziona l’azione.
Se è l’unica motivazione, il quinto punto è sicuramente il più ingenuo, confondere l’azione politica con un’etica sociale che di fatto non esiste perché, se esistesse, ci sarebbero politici che avrebbero ben più dei due terzi di cittadini che li supportano, cosa che accade spesso solamente quando la democrazia è messa in pericolo.
L’ultima motivazione può sposarsi con la terza, la quarta e la quinta, ma deve essere la prevalente. Fare il politico è come fare il poliziotto, il magistrato, il medico o l’insegnante.
Di fatto
per il Personalismo l’impegno sociale deve accordarsi con una corretta comprensione del significato della politica.
pertanto, rimandiamo alla pagina sulla politica per capire come stanno le cose!