La strategia di fuga consiste nell’abbandonare totalmente qualcosa a causa degli aspetti negativi della sua gestione: ci si scotta con il fuoco, si evita ogni contatto con esso.
La strategia di fuga è tipica soprattutto degli insofferenti (tipologia del fuggitivo) e degli inibiti (che per esempio possono fuggire tutto ciò che è sessuale), e può essere utilizzata occasionalmente dal debole (che le preferisce il compromesso) e dal mistico (fuga da ciò che metterebbe in crisi la sua fede).
Se vogliamo, molte personalità critiche sono una fuga da “qualcosa”: lo svogliato fugge quando si richiede troppa forza di volontà anevrotica, il vecchio e lo statico fuggono da ciò che è troppo moderno, il patosensibile dal dolore, il fobico dalla sua paura, l’insufficiente dalle situazioni in cui dovrebbe essere autosufficiente, il semplicistico da ciò che è complesso, il contemplativo da ciò che è rozzo ecc.
In realtà, si parla di strategia della fuga quando a un osservatore esterno non appare ben chiaro che trattasi di fuga e potrebbe apparire una scelta personale peraltro accettabile. Nelle personalità critiche sopraccitate si individua subito che la fuga è anomala:
- “cambia canale, non posso sopportare la vista di un serpente in tv”; svogliato
- “non parliamo di morti, per favore”; patosensibile
- “con le tue teorie mi fai venire il mal di testa” semplicistico
- “tutte queste novità non servono a niente” statico ecc.
Invece la strategia della fuga dell’insofferente può sembrare una scelta del tutto personale: a causa della mancanza di un piano di riserva che risolva la mancata aspettativa, nell’insofferente la fuga può essere una strategia classica di gestione della situazione. A volte si accompagna a un alibi e allora in questo caso può chiamarsi strategia della volpe e l’uva (non arrivo a prendere l’uva, l’uva non mi interessa più perché concludo che è acerba); in altri casi è la scelta dell’eremita che per fuggire le brutture o le violenze del mondo si rifugia su una montagna (o, anticamente, in un convento) “per cercare la sua spiritualità”.
Ovviamente anche le altre personalità critiche possono utilizzare la strategia della fuga; accade quando, invece di rivelare la loro intima natura (vedasi frasi sopraelencate), queste persone utilizzano la media della popolazione per far passare la loro fuga come “scelta personale”. Vediamo alcuni esempi in cui un fattore negativo che non si sa tollerare porta alla fuga.
- “Ho cambiato lavoro perché era troppo stressante”. A un’attenta analisi si scopre che per il 90% delle persone tale lavoro era del tutto “normale”.
- “Devo prendere degli antiacido ed evitare molti cibi perché purtroppo soffro di disturbi gastrici”. Se una persona soffre di disturbi gastrici può certamente evitare di prendere un cappuccino, ma forse è più opportuno che cerchi di capire perché il suo fisico è così debole da non sopportare tale bevanda.
- “Io passo, perché questo percorso è per atleti olimpionici”. In realtà anche un bambino ce la farebbe; il soggetto mente a sé stesso e fugge, anziché imparare a fortificare il proprio corpo, perché probabilmente nelle condizioni attuali anche aspettare l’autobus in città sotto il sole di luglio sarebbe un’esperienza terribile.
Gli esempi fatti dovrebbero evidenziare abbastanza chiaramente la perdita esistenziale che la strategia di fuga porta con sé. A poco a poco la persona “eredita” tratti di altre personalità: può apparire vecchia semplicemente perché rimuove le difficoltà tipiche di una vita attiva; può apparire insufficiente perché la fuga da questo o da quello la rende incapace di essere autosufficiente; può apparire debole o svogliata perché la fuga può sembrare una carenza di forza.
Nei rapporti interpersonali alle iniziali gentilezza, bontà, disponibilità ecc. (che ci si aspetta contraccambiate) può intervenire il distacco (fuga) dalla persona, una volta che questa manifesti tratti negativi (se vogliamo, la strategia di fuga è il contrario della strategia dello struzzo, nella quale il soggetto non vede i lati negativi dell’altro, ma solo quelli positivi). Alla fine il soggetto si isola o ha rapporti solo con persone che sa gestire senza problemi, che non gli creano problemi.
La strategia di fuga è una strategia che tende a cristallizzare la personalità perché all’inizio sembra essere comunque sensata e razionale e diventa critica solo quando con il passare del tempo il soggetto ha eliminato troppe cose dalla propria vita; fra l’altro, può non funzionare: quando la fuga è impossibile, ecco che l’incapacità di elaborare un piano di riserva sfocia nell’ansia e/o nella depressione.
Per combattere la propensione alla strategia di fuga, è necessario:
- imparare ad accorgersi quando un proprio rifiuto è una vera e propria fuga, distruggendo ogni alibi a sostegno della fuga;
- imparare a elaborare piani di riserva in caso l’aspettativa venga delusa.

Scappare dai problemi non serve: è meglio imparare a risolverli.