L’età mentale può essere definita come l’età desunta dal comportamento del soggetto a prescindere dalla sua età cronologica.
Con il termine comportamento si intende ogni azione, fisica o psichica. Anche attraverso il senso comune è usuale definire vecchio chi si atteggia come tale, pur avendo un’età cronologica non ancora nell’intervallo della vecchiaia.
Per il Personalismo esiste invece una differenza fondamentale fra vecchio e anziano, evitando ogni forma di confusione sul termine. Quindi per il Personalismo,
il vecchio è colui che ha un’età psicologica elevata, a prescindere dalla sua età cronologica.
Età mentale: il test del blocco
L’innalzamento dell’età mentale si attua attraverso una fase di blocco. La frase “ai miei tempi” può sembrare del tutto normale in una persona piuttosto avanti con gli anni; se la si analizza bene scopriamo però che rivela anche un parziale rifiuto del tempo “attuale” che viene visto (e spesso vissuto) come parzialmente estraneo a sé stessi. È pertanto definibile la data di blocco del soggetto adulto (cioè convenzionalmente un soggetto che abbia più di vent’anni) come quella a partire dalla quale si sono rifiutate o accolte solo in parte (e spesso forzatamente) le evoluzioni della società.
Per spiegare meglio il blocco consideriamo l’evoluzione informatica dagli anni ’80 in poi.
- C’è chi non sa usare il computer.
- Chi usa il computer, ma usa Internet e la comunicazione digitale solo al lavoro.
- Chi usa la Rete, oltre che al lavoro, per puro divertimento con i social media.
- Chi usa la Rete, oltre che al lavoro, per fare cose utili, ma sostanzialmente semplici, come per esempio la ricerca in Google.
- Chi usa la Rete per fare acquisti, per prenotare viaggi, per controllare il proprio conto ecc.
Il blocco (e quindi l’età psicologica) può essere studiato analizzando le scelte esistenziali del soggetto.
Un altro indicatore di blocco è la musica che il soggetto “conosce”, non tanto perché appassionato di un certo genere, ma semplicemente perché i “nuovi talenti musicali” sono proposti al pubblico dai media.

L’età mentale non si dimostra cercando a tutti i costi di apparire più giovani
Il blocco acuto – I vecchi non sono facilmente suddivisibili in tipologie; è però possibile effettuare una suddivisione in base a “come” sono diventati vecchi.
Spesso il blocco avviene lentamente, il soggetto scivola gradatamente verso la vecchiaia. Altre volte invece è improvviso, conseguenza di una scelta del tutto conscia.
Nel blocco acuto esiste una spia ben precisa trattata nell’articolo sull’invecchiamento.
Provate a scoprire la vostra età mentale con il test (che ci è stato copiato da diversi siti che non hanno riportato la fonte – molti hanno ancora la versione non aggiornata!) Calcola l’età psicologica.
I COMMENTI
Amore per la lirica
Come premessa al commento, devo dire che l’amore per la lirica può essere un indicatore esistenziale solo quando è alternativo ad altre forme musicali più moderne. Se invece è affiancato all’amore di tutto ciò che è musica (per esempio amo la lirica, ma amo anche il rock), può essere semplicemente il risultato della musica come oggetto d’amore (e allora nulla si può concludere sulla personalità del soggetto) oppure di una personalità contemplativa che apprezza i vari generi musicali solo perché espressioni culturali.
Consideriamo quindi il solo caso di chi apprezza soprattutto la musica lirica.
A essere franchi, se non ci fossero le sovvenzioni statali, la lirica non sopravvivrebbe, segno evidente che la gran parte della popolazione l’ha ormai superata. Non si tratta delle situazioni descritte nelle opere che rende la lirica superata, quanto proprio il modo di cantare (ben diverso è il caso della musica classica, della quale molte opere hanno ancora una validità contemporanea). Nessuno oggi canta così, con una grande difficoltà di comprensione del testo stesso. Senza le scenografie faraoniche di certe opere e la presenza di VIP, anche certi grandi spettacoli (vedi prima della Scala) sarebbero deserti.
Alcuni, come a suo tempo il compianto Pavarotti (un vero business man), hanno capito che isolando pezzi ancora attuali dalle opere liriche si riesce a esaltare e a mantenere in vita la lirica, con concerti che richiamano moltissime persone. Non a caso Pavarotti utilizzava anche pezzi non propriamente lirici per i suoi concerti che erano veri e propri show e non “opere liriche”.
L’aspetto negativo dell’amore per la lirica è quindi solo quello di rimanere attaccati a qualcosa che è ormai superato. Amare la lirica rende cioè più psicologicamente vecchi; c’è anche il rischio di diventare contemplativi, di ritenere cioè la cultura lirica come un plus rispetto ad altre forme più moderne di musica, viste come banali e/o superficiali.
Di male quindi nell’essere appassionati di lirica non c’è poi molto. È come avere a disposizione tanti vestiti moderni e andare vestiti ancora come 50 anni fa… Che male c’è? Però è preferibile calarsi nel proprio tempo.
Un test – Vorrei suggerirvi di leggere un bellissimo romanzo scritto in dialetto bantu: Obangu zangu.
Purtroppo non capirete nulla, ma è sicuramente un’opera da non perdere, un capolavoro immortale. Impazzito? Non direi, visto che i media ci hanno propinato l’apertura della Scala in mille salse. E che cos’è oggi un’opera lirica se non un’opera artistica che nessuno riesce a comprendere? Certo si può leggere il libretto, ma chi vedrebbe la versione televisiva di Obangu zangu (ripeto, una pietra miliare nella storia della cultura mondiale) con i sottotitoli in italiano? E la lirica farebbe la stessa fine del kolossal bantu se non ci fossero i fondi statali a sostenerla, perché realisticamente è una forma culturale ormai superata dai tempi.