L’episodio depressivo è un’alterazione dell’umore valutata secondo una prospettiva trasversale, cioè considerando lo stato patologico del soggetto nell’esatto momento in cui questi viene osservato dal medico.
In base alla prospettiva trasversale si distinguono: episodio depressivo maggiore (anche depressione maggiore), episodio depressivo minore, episodio ipomaniacale, episodio maniacale ed episodio misto.
Episodio depressivo maggiore
È una delle tipologie di disturbi dell’umore clinicamente più interessanti.
All’interno dell’episodio depressivo maggiore si riconoscono diverse tipologie cliniche: depressione melanconica, depressione psicotica, depressione atipica e depressione catatonica.
Classicamente l’episodio depressivo maggiore ha una durata che supera le due settimane, ma che è sempre inferiore ai 18 mesi.
Il sintomo che caratterizza maggiormente questo disturbo è una notevole caduta del tono dell’umore, caduta che influenza in modo negativo le altre funzioni mentali e quelle somatiche.
In base alla sintomatologia si distinguono cinque ambiti principali: emotivo-affettivo, cognitivo-percettivo, psicomotorio, somatovegetativo e cronobiologico.
Nel primo ambito, il soggetto appare triste, disperato, sofferente; è facile alle lacrime e ha la tendenza a chiudersi in sé stesso.
Non sempre la persona che vive un episodio depressivo ha la consapevolezza di essere malata, ma avverte dentro di sé quella che può essere definita come morte interiore.
Tipico sintomo dell’ambito emotivo-affettivo è l’anedonia, termine che indica l’incapacità di provare piacere, neppure in quelle occasioni che prima erano in grado di renderlo felice. Il soggetto inoltre è tipicamente indifferente per il mondo circostante e verso le persone a lui più vicine. Tale indifferenza è osservabile anche nei gesti e nelle espressioni facciali.
Nel secondo ambito, quello cognitivo-percettivo, si osservano, secondariamente alla diminuzione del tono dell’umore, disturbi di tipo cognitivo, cali delle prestazioni intellettuali, disturbi mnemonici e percettivi. Tipici sono il calo della concentrazione e l’anedonia. Si osserva inoltre un notevole calo dell’autostima: il soggetto affetto da un episodio depressivo maggiore prova un senso di inferiorità verso le altre persone.
Il pensiero della morte è spesso ricorrente, sia in chiave ipocondriaca sia in chiave suicidaria. Si registrano anche allucinazioni di vario tipo (olfattive, uditive, gustative ecc.). In caso di depressione psicotica si possono avere idee persecutorie, gravi sensi di colpa ecc.
L’ambito psicomotorio si caratterizza per la presenza di rallentamento psicofisico. Il soggetto non si interessa a niente, non parla, spesso rimane a letto per lunghi periodi di tempo. Tipici sono lo sguardo fisso e il rallentamento della mimica e della gestualità. La mimica non è però inespressiva, ma appare come estremamente sofferente. In alcune occasioni si possono registrare episodi di agitazione psicomotoria.
Nel quarto ambito, quello vegetativo, la depressione che ha colpito il soggetto lo parta a somatizzare il suo stato. Si registrano calo dell’appetito (e conseguente riduzione ponderale), ma anche, al contrario, iperfagia e aumento ponderale. Altri sintomi ricorrenti sono la facile affaticabilità, l’astenia, il torpore, alterazioni del ciclo sonno-veglia. Tipici i disturbi del sonno: ritardato addormentamento, ripetuti risvegli notturni e risveglio precoce con la sensazione di un riposo di bassa qualità. Si registrano inoltre calo della libido e riduzione della potenza sessuale. Comuni anche sintomi di tipo cardiovascolare (palpitazione, senso di oppressione toracica), gastrointestinale (bruciore di stomaco, stitichezza) e urogenitali (disuria).
Nell’ultimo ambito, quello cronobiologico, si registra una sintomatologia caratterizzata da una periodicità circadiano-stagionale. Il soggetto si sente particolarmente depresso al mattino (generalmente il problema è legato all’insonnia), mentre avverte una notevole riduzione della sofferenza nelle ore serali.
Complicanze e decorso dell’episodio depressivo maggiore – Sono varie le complicanze legate alla depressione maggiore; una delle più frequenti è il suicidio. Si registrano inoltre abuso di alcolici o superalcolici o di sostanze stupefacenti. Spesso sono presenti altri disturbi a carattere psichiatrico che in alcuni casi sono successivi all’episodio depressivo (per esempio la demenza), mentre in altri sono concomitanti (disturbi dell’alimentazione, panico ecc.).
Il decorso della depressione può essere di tipo acuto oppure graduale. Spesso si registra un episodio scatenante che caratterizza in modo negativo l’esistenza del paziente. Episodi di depressione maggiore non trattati possono avere una durata più o meno breve, tipicamente si va dai 4 mesi ai 2 anni.
Se la malattia si protrae oltre i due anni si parla di depressione cronica; l’intensità dei sintomi genericamente si riduce. In base al decorso si possono distinguere la forma cronica di durata maggiore ai due anni e la forma depressiva stagionale; in quest’ultimo caso l’episodio depressivo si presenta stagionalmente durante lo stesso periodo dell’anno, dura alcuni mesi per poi scomparire.

Un episodio depressivo ha manifestazioni sia fisiche sia psicologiche
Episodio depressivo minore
Si classificano come episodi depressivi minori quegli episodi in cui la sintomatologia risulta meno grave rispetto a quella degli episodi depressivi maggiori, sia per quanto riguarda la gravità dei sintomi sia per quanto concerne la loro durata. È corretto precisare che la distinzione fra episodio depressivo maggiore ed episodio depressivo minore è di tipo esclusivamente sintomatologico e non ha niente a che vedere con le cause della depressione.
Da un punto di vista eziologico (ovvero, delle cause) si distinguono episodi depressivi minori di tipo reattivo (anche depressione psicogena), di tipo non reattivo (anche depressione endogena) e di tipo neurotico.
Gli episodi depressivi di tipo reattivo sono associati a eventi di carattere negativo (per esempio un grave lutto, una separazione, un divorzio, un fallimento professione, una delusione sentimentale ecc.); la sintomatologia in questi casi è spesso eccessivamente intensa e prolungata rispetto alla causa scatenante.
Si parla invece di episodi depressivi di tipo endogeno nel caso in cui non siano presenti (o comunque non siano evidenti) fattori determinanti di carattere esterno, siano essi psicologici o ambientali. Le cause sono da ricercarsi generalmente in problematiche di tipo biologico o costituzionale.
Si definiscono invece episodi depressivi neurotici quelli legati a profonde problematiche di carattere psichico.
Di norma la depressione minore ha un quadro sintomatologico piuttosto generico (a differenza di quanto accade con gli episodi depressivi maggiori) e pertanto non si ha una classificazione sintomatologica in ambiti.
Gli episodi depressivi minori di breve durata non sono mai considerati di tipo patologico; se invece risultano persistenti si parla di distimia (anche disturbo distimico) oppure si indirizza la diagnosi verso altre tipologie di depressione (come il disturbo bipolare per esempio).