L’emarginazionismo è la risposta ai problemi e alle incoerenze che proibizionismo e antiproibizionismo portano con sé quando si parla di droghe (per una trattazione di questi problemi si veda l’articolo Droghe).
Come visto nell’articolo sopraccitato, la soluzione non è facile perché almeno il 90% della popolazione ha nei confronti della droga un atteggiamento incoerente e qualunque legge si attui, se non è “vissuta” dalla maggioranza, fallirà. A mio avviso, la soluzione è già scritta nel diritto per gran parte dei comportamenti sociali.
Non è corretto arrogarsi il diritto di definire illegali comportamenti individuali quando l’atto in sé non provoca un grave danno diretto (come un omicidio, un furto ecc.). Così facendo si discrimina una parte della popolazione e si è fondamentalmente violenti (se vogliamo, l’analogo del razzismo). Con questa strategia ognuno potrebbe censurare e punire il diverso.
Nel caso di lievi danni indiretti (tolleranza sociale) o incerti*, può invece scattare l’emarginazione. Il termine incerti sta a indicare il fatto che potenzialmente il comportamento potrebbe creare un danno, ma non è detto che lo faccia.
L’emarginazionismo (non cercate il termine sul dizionario, è un neologismo di questo sito) è comunemente usato nel diritto. Pensiamo all’emarginazione dell’automobilista che non può parcheggiare davanti a un passo carrabile, a quello del cacciatore che non può cacciare vicino a case o strade, a quello del comune cittadino che non può gettare i rifiuti per strada ecc. Si tratta di emarginazionismo anche quando si vieta a una prostituta di esercitare per strada oppure a una persona con gravi deficit fisici di guidare ecc. Così è emarginazionismo vietare il fumo nei luoghi pubblici oppure lo è quando si nega la patente a un drogato.

L’emarginazionismo è la risposta ai problemi e alle incoerenze di proibizionismo e antiproibizionismo
Praticamente, emarginare significa penalizzare un comportamento.
Il modo più semplice è di usare divieti. Si penalizza, ma non si punisce l’essere in sé. Si punisce solo se l’emarginato tenta di aggirare la penalizzazione.
L’emarginazionismo salva la diversità, proteggendo la società.
Ovviamente la diversità che non crea danni sociali non va emarginata; d’altra parte si deve evitare che diventi proibizionismo (basta emarginare su tutto!) o che sia di fatto inesistente, trasformandosi in antiproibizionismo. L’emarginazionismo è cioè il punto di partenza per una legislazione moderna e civile.
Per esempio il disegno di legge (2016) sulla legalizzazione della cannabis è un pessimo esempio di compromesso fra proibizionismo e antiproibizionismo; la liberalizzazione avrebbe senso solo se fosse ampia, ma accompagnata da un’emarginazione. Vediamo un esempio.
- Viene istituito un registro dei consumatori di cannabis (tutti quelli beccati a scuola, dalla polizia, da personale autorizzato).
- L’iscrizione nel registro dura almeno 3 anni e il nominativo viene cancellato solo dopo esame medico.
- Agli iscritti al registro non è consentito di lavorare nella pubblica amministrazione e ogni azienda privata ha il diritto di licenziare il dipendente iscritto nell’elenco.
Dopo questo, se uno vuole drogarsi sono fatti suoi…
* Semplicisticamente molti sono convinti che un comportamento contrario alle loro idee generi sempre un danno. Di fatto, questo atteggiamento è tipico di chi fa crociate. Pensiamo al sovrappeso e all’obesità. Come è già stato fatto in alcuni stati degli USA, si potrebbe pensare di punire (con una tassa, con una notte al mese in carcere ecc.) chi è fortemente in sovrappeso, usandolo come deterrente. Ciò è scorretto perché l’affermazione che tali persone provocano un danno alla società per gli alti costi sociali è molto semplicistica. Supponiamo che magicamente tutti diventino morigerati. Cosa accadrebbe? Fallirebbero molti ristoranti (crollo dei pranzi socializzanti) e molte aziende che fanno prodotti ipercalorici, tutta la filiera degli alcolici. Un disastro. In realtà la soluzione passa attraverso un graduale convincimento della popolazione, senza criminalizzare chi è sovrappeso: se lui lo è, mi dispiace per lui, ma io sono felice lo stesso!