Nel linguaggio comune, il sostantivo coppia indica una certa stabilità nel tempo della relazione fra due persone (iniziata con un rapporto sessuale), mentre, per misurare la qualità di questa relazione, si usano svariati aggettivi: coppia ideale indica la perfezione.
La coppia ideale
Tutti ci siamo chiesti che cosa deve avere una relazione perché possa veramente funzionare e, visto che sono poche quelle che funzionano veramente bene, abbiamo spesso concluso che la risposta non è facile. Se però si considerano quelle che naufragano, si può facilmente verificare che le relazioni che durano a lungo nel tempo si basano su due soli fattori: la vera amicizia e il sesso. Questa conclusione non è superficiale se si tiene presente che le due componenti sono presenti contemporaneamente in poche relazioni, ed è proprio la contemporaneità che è difficile da trovare. È chiaro che se mancano completamente tutte e due non si capisce come la relazione possa durare (a dire il vero non si capisce come possa essere nata). Quindi:
coppia ideale = vera amicizia + ottima intesa sessuale.
Il legame fra le due variabili – Sul secondo punto influiscono molti fattori (vedasi Sesso e matrimonio), ma, per evitare da un lato tradimenti, dall’altro ipoattività sessuale, occorre comunque scegliere bene; è però sul primo punto, la vera amicizia, che casca l’asino. Ognuno di noi sa che non è facile (ma possibile!) trovare un vero amico, dipende dalle nostre caratteristiche e dalle esperienze interpersonali che facciamo. L’equazione della coppia ideale già ci dice che se una persona non sa farsi veri amici, probabilmente dovrebbe astenersi dalle relazioni troppo impegnative (come il matrimonio). Ci dice anche che non è opportuno fermarsi alla prima conquista, rapiti dall’entusiasmo della situazione, ma che è opportuno chiedersi:
se il partner fosse del mio stesso sesso, sarebbe vera amicizia?
Non si deve sottovalutare il termine “vera”, come fa la maggioranza della gente. Se chiedete qual è il segreto di un’ottima coppia, nella risposta molti inseriranno la parola compromesso: quando c’è la necessità di compromessi, la coppia non vive in un’atmosfera di vera amicizia, ma solo di amicizia parziale perché, di fatto, il compromesso rivela una qualche incompatibilità che viene superata con mutue rinunce.
Se ha bisogno di compromessi, la coppia può solo sopravvivere.
Quando non c’è vera amicizia, la coppia si forma per attrazione fisica; può essere il caso del colpo di fulmine con un partner bellissimo o, peggio, della strategia dell’ultima spiaggia.
Finita quella che i romantici chiamano “passione”, che accade? I componenti la coppia si vedono per quello che sono, si staccano e si allontanano. Ciò può avere ricadute anche sulla loro vita sessuale (quindi sulla seconda variabile dell’equazione) e accade, per esempio, che lei si porti il figlio nel letto per allontanare sessualmente il compagno o che lui si butti nel lavoro o negli hobby per dimenticare la femminilità di una compagna con cui non c’è piena sintonia (a volte è solo uno solo dei due che “soffre” sessualmente). In generale, quando cade il velo e si scopre che manca la vera amicizia la coppia scoppia: la deflagrazione può essere fortissima con furibondi litigi (l’insofferenza di vedere il partner diverso da quello che si vorrebbe) oppure quasi impercettibile. In questo caso subentra la noia, ci si sopporta “amichevolmente”, si sta insieme per i figli, si è discreti nel tradimento (se c’è) e naturalmente si continua a dire che si ama il proprio partner.

La coppia ideale è quella in cui la vera amicizia si accompagna all’intesa sessuale
Manca la vera amicizia – Rifacendosi a quanto detto sull’amicizia parziale e totale, è immediato capire che una semplice amicizia può naufragare in situazioni quotidiane in cui la visione della vita è differente.
Quanto più si è lontani dalla vera amicizia, quando manca la sessualità, restano solo i problemi derivanti dalle incompatibilità, si litiga spesso per un nonnulla o si finisce per ignorarsi per non litigare. Di fronte a questa situazione ci sono molti e diversi atteggiamenti.
Chi ha iniziato il rapporto basandolo sulla passione, quando questa viene meno e la sessualità non dà più quella grande spinta al rapporto, allora, visto che il partner incomincia a diventare insopportabile, conclude che è finita, che sa amare solo quando c’è la passione, che capita spesso che un amore finisca ecc. Certo, queste persone farebbero prima a capire che il loro atteggiamento non le porterà mai a nulla di duraturo e che amano il sesso (attraverso la passione che non è altro che una sessualità nutrita di nobili sentimenti), non il partner. Come faranno quando incomincerà il declino fisico e anche le passioni si smorzeranno?
Alcuni sono così masochisti da pensare che è così per tutti e accettano una vita di coppia fatta di liti e riconciliazioni o di distacchi (per avere il proprio spazio, la propria libertà che le incompatibilità con il partner toglierebbero). Addirittura per molti vale ancora il detto preistorico (nel senso che non è che una pietosa bugia) che l’amore non è bello se non è litigarello. A prescindere che il piacere della riappacificazione è pari al dolore dello scontro e precederà nuovi scontri e quindi nuovi dolori, ho conosciuto personalmente molte coppie che non hanno mai litigato e che erano da tutti additate come esempio di coppia modello. Mi correggo, da tutti tranne che dalle coppie che, incapaci di trovare un equilibrio, sostenevano che è impossibile non litigare mai. La loro invidia le accecava a tal punto che volevano costruire le regole del mondo sulla loro infelicità!
Poiché uno dei componenti dell’amore è la vera amicizia, è chiaro che non si può amare veramente una persona senza conoscerla. Chi lo fa può dirsi infatuato, ma la cosa non è certo positiva. In altre parole, innamorarsi non sempre è fantastico! Certo si può essere attratti a prima vista da una persona, ma poi deve esserci una valutazione razionale. Per i più passionali (i romantici), per quelli che sono abituati a vivere la loro vita a caso (irrazionali), la parola razionale suona male, ma l’amore è una cosa importante: se devo fare un trapianto di cuore mi preoccupo di cercare un bravo cardiochirurgo, non scelgo a caso un medico sulle Pagine Gialle, magari uno psichiatra o un otorinolaringoiatra. Se scelgo chi mi opererà in base a una bislacca regola sul numero di telefono (per esempio non deve contenere cifre pari) non sono che uno stupido. Quindi:
l’amore a prima vista è un potenziale suicidio esistenziale.
Manca il sesso – Per questo punto si veda Sesso e matrimonio.
Il partner come oggetto d’amore
Se non lo fosse, è ben difficile credere che la coppia possa consentirci di vivere al meglio. Infatti, il rapporto di coppia non è assolutamente necessario né per avere rapporti sessuali, né per avere una semplice amicizia. Purtroppo la maggior parte delle persone costruisce e vive la situazione perché è convinta che non ci siano alternative nel raggiungere un qualche proprio scopo, salvo poi sentire il peso di avere vicino a sé un partner che non si ama veramente. Passando in rassegna i casi più comuni, si scopre che la coppia sbagliata nasce sempre da una personalità non ancora perfettamente equilibrata. Ecco alcuni casi molto comuni in cui lo scopo porta alla creazione di una coppia senza vero amore.
La solitudine – Classica situazione originatasi dalla strategia dell’ultima spiaggia, si cerca di trasformare un’amicizia parziale o una relazione senza amicizia in rapporto di coppia.
Il sesso – Anche questo caso nasce dalla pigrizia: se ho un partner stabile, ecco che ho il sesso assicurato.
L’autostima – Avere un partner è visto come componente essenziale della propria autostima.
Il bravo ragazzo – Vittima dei condizionamenti sociali e religiosi, il soggetto vede la coppia come passaggio irrinunciabile per fare sesso o per, un domani, sposarsi e avere dei figli oppure per uno squallido avanzamento sociale. Questi scopi lo allontanano dalla vera comprensione che avere un partner stabile non è necessario per vivere bene, né per raggiungere molti degli scopi summenzionati (dare due genitori a un figlio è fondamentale, ma è anche fondamentale che vadano d’accordo, cioè che siano una coppia felice; inoltre avere figli non deve essere una condizione necessaria alla felicità). Ma soprattutto il bravo ragazzo non capisce che una coppia può essere uno degli oggetti d’amore dell’esistenza; in alcuni casi accetta il rapporto per dovere (pensiamo a chi un tempo doveva fidanzarsi per imposizione della famiglia), altre volte il suo amore è romanticamente assoluto e per esso è disposto a rinunciare a tante cose, fra cui alcuni suoi oggetti d’amore (ecco il dovere: un vero oggetto d’amore non deve essere penalizzante).
Non è necessario che la coppia ci sia, ma, se c’è e la si fa funzionare alla grande, come ogni oggetto d’amore aumenta la qualità della vita.
In altri termini,
il partner può solo essere un oggetto d’amore.
Si deve notare che una coppia ideale è formata dall’intrecciarsi di due oggetti d’amore (ognuno lo è relativamente all’altro). Tutti comprendono che se il mio partner è un oggetto d’amore mentre per lui io non lo sono, potrei avere dei gravi problemi (non escluso il fatto che l’oggetto d’amore mi lasci da un giorno all’altro…). Quindi perché tutto funzioni al meglio
la coppia deve essere un mutuo oggetto d’amore.
La limitazione della coppia
Molte personalità non equilibrate sono propense a limitare la portata del concetto di coppia. Per vari motivi (di cui i principali sono stati elencati nel paragrafo precedente), visto che “non è possibile” (errore di generalizzazione: ciò che succede a sé è traslato a tutti) formare una coppia ideale, accettiamo pure la coppia ridimensionata a semplice (e problematico) rapporto continuativo con una persona con tendenza complementare alla nostra.
Svogliati, inibiti, mistici, deboli, sopravviventi, insufficienti, indecisi, semplicistici, insoddisfatti e apparenti accettano un ridimensionamento, arrivando persino a una negazione della coppia, vista come inutile perché non può essere ideale.
Diverso è il caso di dissoluti e violenti. In essi c’è la tendenza a proporre soluzioni in cui la coppia è aperta (diverso è il caso del tradimento).
Il dissoluto non sa gestire il proprio corpo e in particolare è incapace di gestire la sua sessualità che prende il sopravvento. Non si comprende come possa definire ottima l’intesa sessuale con il proprio partner, se ha bisogno di esperienze con altre persone. Inoltre non riesce a definire né il numero, né i limiti di queste esperienze. Paradossalmente, se ogni sera sentisse l’esigenza (magari per un incontro fortuito) di un’esperienza al di fuori della coppia, l’intesa sessuale con la prima persona (l’originario partner) si ridurrebbe a zero. Non c’è cioè il requisito di stabilità (senza che l’oggetto sia cambiato!) che il Personalismo definisce essenziale perché si parli di oggetto d’amore, ma piuttosto c’è quello della novità che in campo personale si configura come egoismo (reciproco, se anche il partner è favorevole alla coppia aperta).
Il violento invece è favorevole alla coppia aperta per il semplice fatto che è una dimostrazione di forza e di dominio.