Il titolo di questo articolo non è casuale (come superare le paure); infatti le altre varianti:
- come vincere…
- come affrontare…
- come sconfiggere… ecc.
sono meno efficaci a livello esistenziale.
Vincere/sconfiggere la paura di X, implica che X è battuto, ma non eliminato. Posso vincere la paura di volare prendendo un aereo e, con tecniche di rilassamento, vincere l’ansia che mi procura il volo, ma le tecniche sono una “medicina” equivalente al tranquillante che potrei prendere in dosi più o meno massicce. La paura del volo resta, a livello più o meno evidente.
La locuzione “come affrontare” è ancora peggiore perché di fatto indica una gestione della paura che comunque resta sempre presente. Si noti che non è necessario un articolo per spiegare come “affrontare” le paure. La maggior parte delle persone le affronta con la strategia della fuga:
- soffro di claustrofobia? Se devo fare una risonanza, ne cerco una “aperta” (non importa se devo fare 50 km per trovarne una siffatta in un ospedale attrezzato).
- Ho paura dei cani? Quando ne vedo uno, cambio strada!
- Ho paura della solitudine? Anche se ho 40 anni, continuo a vivere in famiglia!
Un’altra strategia utilizzata nell’affrontare le paure è la loro minimizzazione: perché devo vincere la paura X, visto che ora non entra nella mia vita? Quando arriverà l’affronterò! Peccato che prima o poi arriva e il soggetto si trova impreparato oppure deve ricorrere all’ultima strategia, quella del “buon viso a cattiva sorte”.
Quest’ultima strategia consiste nell’affrontare la paura, vincerla parzialmente, adattarsi a essa, anche se inconsciamente si preferirebbe una situazione diversa: il soggetto sopravvive.

La claustrofobia è una delle fobie maggiormente diffuse e conosciute
Cos’è una paura?
La definizione può essere diversificata, ma in questa sede, a livello psicologico, s’intende per paura
la sensazione di disagio, più o meno grande, causata da una situazione che non presenta pericoli reali.
In realtà si dovrebbe parlare di fobia che però è termine tecnico che non sarebbe compreso dai più. Come spiegato nell’articolo sulle fobie, non si può parlare di fobia di lanciarsi con il paracadute perché una certa dose di pericolo c’è. Analogamente, si può parlare di paura della morte nel caso di una persona giovane e sanissima che non fa altro che vedersi al suo funerale, ma è evidente che una persona che deve subire una delicata operazione al cuore possa provare paura senza essere definita fobica; così si può aver paura di un cobra, ma chi teme il contatto o la vista di un’innocua biscia d’acqua soffre di ofidiofobia (paura dei serpenti).
Come superare le paure
Visto il carattere pratico dell’articolo, esamineremo una strategia generale che può essere impiegata per superare le paure “normali”, tralasciando quelle più impegnative come la paura della morte o quella delle malattie.
In presenza di una paura, la strategia ottimale passa attraverso tre passi:
- la conoscenza
- la forza di volontà anevrotica che ci spinge a superare la paura aumentando la nostra autostima (il senso del ridicolo)
- la consapevolezza di un’occasione per migliorare la propria vita.
Molte paure si basano su conoscenze errate che mostrano pericoli dove non ci sono. Altre non vedono le grandi limitazioni che portano alla nostra esistenza. Il secondo punto è invece necessario di una spiegazione. Poiché la paura in genere non è globale, ma molto particolare, in genere il “pauroso” sorride delle paure di chi manifesta paure che lui non ha. Per esempio, se un soggetto, che chiameremo Fifone, non esce di casa perché ha paura delle persone in quanto ci sono per le strade assassini, stupratori, pedofili, rapinatori ecc., dubito che venga “assolto” da chi ha paure meno gravi e normali: può essere compatito (“poveretto!”), giudicato psicologicamente (“ha dei problemi”) ecc. Il punto è che per un soggetto equilibrato che non ha la paura di X il pauroso di X è del tutto uguale a Fifone. Quando il pauroso si rende conto di questa valutazione “oggettiva”, si rende anche conto che “non può aver paura di X” e compie una scelta di cambiamento motivata dal fatto che la paura di X entra nel computo della sua autostima, deprimendone il valore. Quindi si predispone a cambiare. Senza questa predisposizione, che si basa sulla forza di volontà anevrotica (non motivata da fattori esterni), non si arriverà mai a superare la paura. Vediamo alcuni esempi.
Animali
La paura dei cani, dei topi, dei serpenti ecc. deriva sempre da traumi particolari (che portano a generalizzazioni errate) o da conoscenze errate. Da piccolo temevo le cavallette perché mia nonna mi aveva raccontato che “portavano la febbre” (?). Razionalizzato che la cosa era una bufala enorme (anche allora c’erano le fake news), me ne sono passata una sul viso e da allora ho scoperto che fra una cavalletta e una libellula (animale per i più piacevole) non c’è nessuna differenza! Analogamente, chi ha paura dei cani non riesce a razionalizzare che non sono tutti uguali, esattamente come le persone nell’esempio sopraesposto di Fifone. Imparerà a rendere oggettivamente più logico il suo approccio ai cani e esaurirà il secondo passo. Il terzo e decisivo passo per superare queste paure potrebbe poi compierlo, accorgendosi di come il cane “giusto” potrebbe migliorargli la vita (o vedendo come l’ha migliorata ad altri), come compagno amorevole e fedele.
Amore
Pensiamo a un adolescente (ma la cosa succede anche agli adulti!) che ha una terribile paura di essere respinto dalla persona di cui si è innamorato.
La prima cosa che dovrebbe fare è conoscere i limiti della persona amata, solo per comprendere che non è l’unica possibilità della sua vita, che non è questione di vita o di morte, che ci sono altre possibilità. Il secondo passo è una “prova di coraggio”: se non riesco a dichiararmi, come posso essere una persona forte e matura? Ritorna il fantasma di Fifone, cosa tanto più evidente quanto penosi sono i trucchi che sono impiegati dal nostro Romeo per procrastinare la dichiarazione. Alla fine, quando riderà dei suoi stessi comportamenti, sarà pronto per il terzo passo, cioè capire che, se la persona amata accetta, è il massimo, ma, se non accetta, avrà fatto a Romeo un grande favore perché gli avrà fatto guadagnare molto tempo prezioso da dedicare ad altre più produttive relazioni. In genere, Romeo procrastina la dichiarazione per mettersi nelle condizioni in cui la probabilità di un sì siano maggiori. Peccato che deve capire che un sì così forzato (ottenuto con condizioni ottimali e spesso non ripetibili) nel tempo porterebbe a una relazione traballante. Tanto vale essere sé stessi, provarci subito, nel caso di un no, ringraziare comunque.
Esami
Quanti studenti passano notti insonni prima di un esame! Addirittura, ho persone adulte che mi scrivono che, prima di correre una maratona, non riescono a dormire! Dietro a questi comportamenti c’è la paura del fallimento, il mancato controllo della situazione che genera ansia.
Il primo passo, la conoscenza, passa attraverso la consapevolezza che l’importanza dell’esame spesso è sopravvalutata. Parliamoci chiaro: se un esame universitario va male, lo si ridà; se una maratona va male, cosa cambia nella nostra vita? Le occasioni veramente irripetibili sono proprio poche e la maggior parte di esse ha comunque un margine di variabilità limitato: l’esame di maturità è uno solo nella vita, ma è praticamente impossibile che uno studente preparato possa prodursi in un esame disastroso e, per esempio, fare scena muta all’orale. Il secondo passo è la semplice constatazione che l’esame può essere un buon allenamento per migliorare la nostra forza di carattere e l’incubo di Fifone torna ad aleggiare ogniqualvolta confondiamo l’esame con una questione di vita o di morte. Il terzo passo è dedicato agli studenti che comunque sono sufficientemente preparati: poiché non si studia per la scuola, ma per la vita, se l’esame va male dovremmo essere grati al professore di averci fatto notare il nervo scoperto nella nostra preparazione. Ogni partita che perdo a scacchi è un’occasione per capire dove ho sbagliato, dove posso migliorare, dove devo studiare ecc. La sconfitta diventa una grande opportunità per vivere meglio.
Solitudine
Questo paragrafo completa quello intitolato Solitudine: le strategie nel quale ci occupiamo di persone che non riescono ad avere amici. Qui ci occupiamo di persone che hanno paura della solitudine, che quindi riescono o possono riuscire ad avere amici, ma, se questi vengono a mancare (o non ci sono mai stati), la solitudine diventa un handicap estremamente penalizzante.
Il primo passo è quello di conoscere le motivazioni del disagio. A differenza dei casi precedenti, è un grande lavoro di introspezione e non può essere risolto sbrigativamente con la convinzione che “sì, io preferisco non stare solo/a, ma, se proprio fosse necessario saprei vincere la solitudine”. La conoscenza deve arrivare alla comprensione che “solo chi sta bene da solo, riuscirà a stare bene con un’altra persona accanto”. Infatti, senza questa comprensione, il soggetto non si rende conto che deformerà la realtà: il partner gli sembrerà migliore di quello che è (per forza, non vuole rimanere solo! Ved. la strategia dell’ultima spiaggia), i genitori gli sembreranno insostituibili (salvo entrare in crisi quando diventeranno vecchi o lo lasceranno), si scambieranno semplici “compagnie” per vere amicizie ecc. La seconda fase si realizza quando il soggetto deciderà di camminare finalmente con le sole sue gambe, l’autosufficienza piena (non all’80-90%) diventa un valore. La terza fase si concretizzerà quando, dopo le prime due fasi, al soggetto risulterà evidente che senza la paura (disagio) della solitudine è veramente libero.