Il Capodanno può essere un buon indicatore esistenziale perché ci sono molti modi di passarlo, modi legati alla propria personalità.
Le personalità interessate alla discussione sono molte.
Lo svogliato, l’insufficiente e il debole possono partecipare perché trascinati da altri; l’irrazionale può scambiare ottimisticamente la speranza di un anno migliore per la certezza che ciò accada o può “credere” alle superstizioni legate al Capodanno; il dissoluto lo utilizza come occasione buona per esagerare; il sopravvivente per avere una “botta” di vita che di solito non ha; il violento può usarlo per dare sfogo alla sua irrequietezza; il romantico lo utilizza come scusa per vivere un momento speciale; l’apparente può utilizzarlo come occasione per sbandierare ai quattro venti come lo ha lussuosamente passato.
Il Capodanno da Top People
Le Top People sanno che non è necessario festeggiarlo e già questo le pone controcorrente, uscendo dagli schemi. Soprattutto se una persona top ha una vita da leggenda non si preoccupa di una giornata speciale quando ogni giorno è speciale.
Se festeggia il Capodanno, non butta via l’anno vecchio, non lo “brucia” come accade in certe tradizioni perché sa che solo chi è insoddisfatto della propria vita butta via il passato, di fatto festeggiando la vita che se ne va e quindi un po’ della propria morte.
Se lo festeggia, lo fa razionalmente, non ingenuamente “sperando che sia migliore”. Alla base del suo atteggiamento ci sono progetti ben definiti per il prossimo anno, esattamente come un atleta si pone l’obiettivo di battere un suo record nella prossima stagione allenandosi in modo efficiente. Senza progetti/obiettivi, la speranza di un anno migliore è quasi sempre un’adesione acritica a un cliché generale.
Se lo festeggia, non fa del Capodanno un’occasione per eccedere con alcol o, peggio, droga.
Se lo festeggia, può farlo in privato (ma allora sceglie amici molto stretti, non partecipa a un Capodanno con persone che conosce appena o che addirittura non sopporta, solo per “non stare da solo“) oppure in pubblico, scegliendo eventi comunque di un certo spessore, in sintonia con ciò che ama.

Il Capodanno è una delle “feste comandate” su cui gravano più convenzioni sociali
Il Capodanno del sopravvivente
Chi ha compreso il paragrafo precedente, non avrà difficoltà a comprendere che chi non rispetta uno o più punti sopraelencati è spesso un sopravvivente.
Il sopravvivente festeggia il Capodanno perché “si deve”, perché “tutti lo fanno”.
Il sopravvivente lo festeggia perché in parte non soddisfatto del passato, l’anno nuovo diventa un biglietto di una lotteria in cui spera di avere un premio migliore.
Il sopravvivente lo festeggia senza avere progetti chiari e definiti, spera semplicemente che sia migliore; avere progetti è facile per un giovane o per un adolescente, ma per una persona adulta che sa che il prossimo anno non sarà diverso da quello passato perché non vi sono grandi cose in vista che senso ha sperare in un miglioramento? Riprendendo l’analogia dell’atleta, è come un atleta che spera di diventare grande senza allenarsi: i progetti, i programmi, gli obiettivi, sfidanti, ma realistici, sono quelli che giustificano la speranza da festeggiare.
Anche se non è un dissoluto, il sopravvivente usa il Capodanno per eccedere; il cibo serve come gratificazione a un’esistenza non certo sopra le righe e l’alcol, beh… se non si eccede in queste occasioni, quando si può farlo; semel in anno licet insanire, una volta all’anno si può impazzire (traduco perché per il sopravvivente spesso il latino è barriera insormontabile). Consiglio la lettura del test della nonna.
Poiché spesso è coinvolto da altri, il sopravvivente può festeggiare il Capodanno insieme a persone che gli sono tutto sommato indifferenti, diventa una persona con cui fare numero a una tavolata disomogenea.
Detto questo e sperando di non avervi infastidito con critiche che non amate sentire, BUON ANNO!