La potatura del susino è un’operazione che riveste una certa importanza nella corretta gestione di questa pianta; come spiegato nell’articolo generale Potatura delle piante da frutto, gli interventi di potatura hanno molteplici scopi: crescita sana e vigorosa, maggiore produttività, gestione dell’invecchiamento e delle avversità, migliore resa estetica.
Come nel caso di altre piante, anche per quanto riguarda la potatura del susino si possono distinguere due principali tipologie di intervento:
- potatura di formazione (o di allevamento)
- potatura di produzione.
Gli interventi di “formazione” sono quelli che vengono effettuati sulle piante giovani, ancora infruttifere, mentre gli interventi di “produzione” servono sostanzialmente a migliorare le capacità produttive della pianta.
Nei susini più vecchi si può inoltre intervenire con la cosiddetta potatura di ringiovanimento che si pone lo scopo, come facilmente si può intuire, di facilitare e stimolare la produzione di nuovi getti, di fatto “ringiovanendo” la pianta.
Nota – Per quanto riguarda la gestione generale della pianta si rimanda alla scheda Susino – Coltivazione.
Potatura del susino – Periodo
In riferimento alla potatura di allevamento, il periodo migliore per la potatura del susino è la stagione primaverile, prima che i germogli facciano la loro comparsa; questo intervento è utile sia per la prevenzione delle infezioni sia per cominciare a strutturare la crescita della pianta.
Nelle piante più adulte, si consigliano i seguenti interventi:
- potatura invernale, quando la pianta di susino è secca
- potatura primaverile-estiva, quanto la pianta è già rigogliosa.
Per quanto riguarda l’intervento di potatura invernale, in linea teorica si potrebbe operare in qualsiasi momento della stagione, ma nelle zone in cui è maggiore il rischio di gelate tardive, si consiglia sempre di aspettare la parte finale dell’inverno, valutare eventuali danni alle gemme, e intervenire di conseguenza. Febbraio è il mese più indicato per questo tipo di intervento.
Per quanto concerne invece il periodo primaverile-estivo, si può effettuare un primo intervento alla fine di maggio o agli inizi di giugno, diradando i frutti ed eliminando i cosiddetti “succhioni”.
Un secondo intervento va poi effettuato quando la stagione estiva sta per terminare, per arieggiare la chioma e rallentare l’attività vegetativa nelle specie particolarmente vigorose.

Pianta di susino (Prunus domestica)
Susino – Potatura di formazione
Al susino si può dare la forma a vaso oppure quella a piramide.
Forma a vaso – Al momento della messa a dimora, si interviene potando l’astone a 80-90 cm da terra. Dopo circa un anno è necessario cominciare ad allevare le branche principali, tre, inclinate ad almeno 30 gradi. Durante la stagione estiva si procede con la cimatura del getto principale che andrà poi eliminato in inverno. Sempre in estate, è necessario rimuovere tutte quelle ramificazioni che stanno crescendo al di sotto del punto in cui si sviluppano le branche principali. Durante il secondo anno si procede cimando le branche principali sopra la gemma dalla quale partiranno le branche secondarie; se vi sono succhioni eccessivamente vigorosi, dovranno essere eliminati. Il terzo anno, durante la stagione primaverile, si effettua una cimatura dei rami a una distanza di circa 80-85 cm dalle branche secondarie; servirà a favorire lo sviluppo di nuove ramificazioni.
Forma a piramide – Al momento della messa a dimora, si interviene potando l’astone a circa 115-120 cm da terra. Nel corso del primo anno dovranno essere scelti 5-6 germogli; il primo sarà quello necessario a far sviluppare la pianta verso l’alto, mentre i rimanenti saranno le branche principali che, rispetto all’astone, dovranno essere curvate di circa 60 gradi. Il secondo anno si procede cimando le ramificazioni laterali che stanno crescendo troppo dritte oppure orientate in altezza. Il terzo anno, se non si sono verificati problemi, dovrebbe essersi sviluppata una chioma di una certa dimensione e si dovrà intervenire lievemente con tagli di “contenimento”.
Susino – Potatura di produzione
È la potatura che si effettua sulle piante per migliorarne la produzione fruttifera e per garantire il giusto equilibrio tra produzione e vegetazione; è la potatura che si effettua dopo che l’albero è ben indirizzato sulla sua forma definitiva. Consta di vari tipi di intervento; si sfoltiscono i rami fruttiferi, eliminando quelli che si trovano eccessivamente vicini alla base o tra di loro; in particolar modo devono essere rimossi i rami che si incrociano e quelli che si stanno sviluppando all’interno della chioma. Si dovrebbe procedere con un diradamento dei frutticini; lo scopo principale è quello di evitare l’alternanza di produzione. Soprattutto nelle piante ancora piuttosto giovani si devono eliminare anche i succhioni e i polloni.
Fin qui le linee generali; è però bene precisare che si deve intervenire diversamente a seconda che si abbia a che fare con susini europei o con susini cino-giapponesi; nel primo caso si effettuano tagli di raccorciamento sui rami maggiormente vigorosi in modo da favorire la formazione dei cosiddetti “mazzetti di maggio” (rami di circa due anni con le gemme a fiori) e contemporaneamente si rimuovono i rami secchi e quelli rovinati; nel secondo caso sui rami più lunghi ed esili per stimolare la crescita di nuovi getti.
Nelle piante molto vecchie che stanno perdendo vigore, si può effettuare una potatura di “ringiovanimento”, ovvero una potatura che elimini i rami molto vecchi e/o malati e che riduca in modo piuttosto drastico la chioma.
Potatura del susino – Consigli
I tagli della potatura del susino devono essere netti e precisi; vanno evitate le sfilacciature; è fondamentale che tutte le operazioni siano effettuate con strumenti ben affilati e disinfettati; è il miglior modo di prevenire processi infettivi; si ricordi che la potatura, pur necessaria, è sempre un “trauma” per la pianta. Le ferite da taglio devono poi essere coperte con mastice da potatura o con una miscela di acqua e colla vinilica che svolge anche un’azione disinfettante e protettiva sulla pianta, per evitare l’insorgenza di malattie fungine e l’ingresso di parassiti.