Saper leggere le etichette dei fertilizzanti è il miglior modo di sfruttarli al meglio. I fertilizzanti sono prodotti comunemente acquistati per migliorare le caratteristiche e la salute delle piante che decidiamo di coltivare e crescere. Ciononostante, si tratta di prodotti che difficilmente il consumatore impiega al meglio e che possono risultare anche dannosi per la pianta qualora siano impiegati nelle modalità scorrette.
Sull’etichetta dei fertilizzanti sono riportate in genere tutte le informazioni che, assieme all’esperienza personale, permetteranno di sfruttare al massimo i benefici del prodotto e di limitare i problemi.
Le etichette dei fertilizzanti sono regolate da normative specifiche. In particolare, i fertilizzanti rientrano in quell’insieme di prodotti chimici la cui etichetta deve attenersi al regolamento CLP, che è descritto, nelle sue caratteristiche generali, nell’apposito articolo. Di seguito sono invece riportate le informazioni specifiche per i fertilizzanti (comprendenti anche concimi e ammendanti).
Modalità di impiego
L’informazione praticamente più importante è sicuramente quella relativa alle modalità d’impiego che generalmente indica la tipologia di piante per cui il prodotto è appropriato, il periodo in cui è maggiormente consigliato l’utilizzo (per esempio, nei mesi invernali), le dosi di impiego a seconda della modalità di utilizzo (per esempio, un cucchiaio in 5 l d’acqua se usato nell’acqua dell’annaffiatoio, oppure un cucchiaio in un vaso di diametro 20-25 cm se usato direttamente a contatto col terreno). Questi aspetti sono particolarmente rilevanti perché se è vero che un fertilizzante può essere molto utile per rendere più rigogliose le nostre piante, è anche vero che un uso scorretto perché troppo frequente o perché il prodotto è stato usato troppo concentrato può invece arrecare danni alla pianta. In questa sezione sarà probabilmente anche indicato se il fertilizzante è presente in soluzione liquida, in granuli da sciogliere in acqua o da spargere direttamente sul terreno ecc.
La sigla NPK
Anche l’indicazione NPK è particolarmente rilevante e consiste generalmente in una sequenza di tre numeri. Questi numeri fanno riferimento al titolo di azoto (simbolo chimico N), fosforo (simbolo chimico P) e potassio (simbolo chimico K), ovvero ci fanno sapere in che quantità questi tre elementi sono presenti nel fertilizzante. Per esempio, la dicitura “NPK 7,5-3-6” indica che su un sacchetto da 1 kg di fertilizzante ci sono 75 g di azoto, 30 di fosforo e 60 di potassio. Potete constatare che la somma ovviamente non è un chilogrammo perché ci sono anche altre sostanze nel fertilizzante. Le piante hanno infatti bisogno di diverse sostanze per poter crescere al meglio. L’importanza di azoto, fosforo e potassio è tale che spesso si fa riferimento a questi elementi chiamandoli “macroelementi” per differenziarli dagli altri elementi, pur importanti, ma in quantitativi decisamente più bassi (come zinco, manganese, rame, boro ecc.). Con un paragone con l’etichetta alimentare, potremmo dire che se in una confezione di latte sono indicati, per 100 g, 4 g di grassi, 5 g di carboidrati e 3,5 di proteine (i macronutrienti) allora la loro somma è 12,5 g. I restanti 87,5 g sono nel caso del latte quasi completamente acqua, ma ci saranno anche calcio, fosforo ecc.
Un consiglio molto grossolano, ma utile come primo orientamento, è che i fertilizzanti ricchi di azoto sono indicati per le piante verdi che si vogliono rendere di un verde più intenso e far crescere, mentre fertilizzanti ricchi di fosforo e potassio sono maggiormente indicati per le piante che stanno sviluppando i frutti e i fiori e per lo sviluppo delle radici.
Qualora sia riportato anche il rapporto C/N questo indica le proporzioni fra la quantità di carbonio e azoto. È bene che questo valore sia inferiore a 30, in quanto valori superiori possono risultare meno efficaci nel migliorare la crescita delle nostre piante.

I fertilizzanti sono sostanze il cui scopo principale è quello di migliorare la fertilità del terreno di coltivazione
Composizione chimica
Per chi si intende un po’ di chimica (non importa avere una laurea in questa materia, bastano le basi!) può risultare interessante consultare anche la composizione chimica delle sostanze presenti nel fertilizzante. Per intenderci, abbiamo detto che la sigla NPK ci indica le quantità di azoto, fosforo e potassio presenti nel fertilizzante, ma non la loro forma. Infatti, l’azoto può essere, per esempio, presente come urea, ammoniaca (NH3) oppure sotto forma di sale. Le diverse forme chimiche in cui può essere presente uno stesso elemento possono influire su caratteristiche come la facilità di assorbimento ecc. La lettura di questa parte dell’etichetta può aiutarci a farci un’idea più precisa del prodotto da noi acquistato e a maturare esperienza relativamente all’impiego dei fertilizzanti. Diciture quali “ad alto tenore di” o “a basso tenore di” indicano che il fertilizzante è particolarmente ricco o povero di talune sostanze. Per esempio, la dicitura “a basso tenore di cloro” indica che il fertilizzante contiene una quantità minima di questo elemento chimico.
pH
Un’altra indicazione importante è quella relativa al pH. Infatti, le sostanze chimiche nutritive per la pianta, contenute nel fertilizzante, sono più o meno accessibili per la pianta stessa in relazione all’acidità del prodotto e del terreno. Il pH dà proprio un’idea di quanto acido è il prodotto: quanto più questo valore è basso quanto più acido sarà il prodotto. Un pH inferiore a 7 indica infatti un prodotto acido, mentre un pH maggiore di 7 uno basico. Un’indicazione generale è quella di orientarsi preferibilmente su prodotti aventi un pH pari a 6, a meno che non si stiano coltivando piante “acidofile” come le azalee, le ortensie o la lavanda, che invece prediligono terreni e prodotti più acidi. Se si è in dubbio oppure si ha paura di sbagliare è sempre bene chiedere consiglio agli addetti del vivaio o al fiorista da cui ci siamo recati per effettuare l’acquisto.
Nota finale
Leggere le etichette dei fertilizzanti è sicuramente importante per usare questi prodotti al meglio e per migliorare col tempo l’esperienza nel loro utilizzo, ma in ogni caso, specie se si è alle prime armi, si può sempre chiedere consiglio agli operatori del vivaio a cui ci si sta rivolgendo, dettagliando le proprie necessità.