L’ernia del cavolo è una malattia provocata dal fungo Plasmodiophora brassicae. Si tratta di una malattia molto grave che non va assolutamente sottovalutata poiché non solo può portare alla distruzione dell’interno raccolto, ma anche impedire la coltivazione delle Brassicacee (Crucifere) per molti anni (7-8 circa).
L’ernia del cavolo, più raramente detta ernia delle Crucifere o tubercolosi del cavolo, può colpire qualsiasi ortaggio appartenente alla famiglia delle Crucifere come per esempio il cavolo cappuccio, il cavolo nero, il cavolo riccio, il cavolfiore, il broccolo, la rapa, la verza ecc. La malattia può manifestarsi sia sulle piante coltivate in campo aperto sia su quelle coltivate nelle serre.
Il Plasmodiophora brassicae è un fungo molto resistente in grado di sopravvivere a lungo nei terreni; penetra poi nelle radici della pianta sotto forma di zoospore che con il passare del tempo sverseranno il loro contenuto nelle cellule della pianta. Il passo successivo è lo sviluppo di un plasmodio che man mano si diffonderà nelle radici causando formazioni che ricordano piccole masse tumorali.
Favoriscono la diffusione dell’ernia del cavolo alcune condizioni quali terreno molto umido, temperature comprese fra i 18 e i 30 °C, forte acidità del terreno, terreno ricco di potassio. Più difficilmente aggredibili sono i terreni calcarei e con un pH neutro o basico. Le basse temperature tendono a interrompere il ciclo di riproduzione delle spore.

Radice danneggiata da Plasmodiophora brassicae in una pianta di colza
Ernia del cavolo – Manifestazione della malattia
Manifestazioni che possono indurre a sospettare che una pianta sia stata colpita dall’ernia del cavolo sono l’appassimento, il deperimento e l’ingiallimento della vegetazione (segni comunque piuttosto generici); lo sviluppo della pianta inoltre appare poco vigoroso; questi indizi (determinati dai danni subiti dalle radici) non forniscono però la certezza della diagnosi; per essere davvero sicuri che gli ortaggi sono stati colpiti dal Plasmodiophora brassicae è necessario estirpare una pianta e verificare con attenzione le condizioni dell’apparato radicale; se sono presenti delle “ernie” (piccole formazioni rotondeggianti dal colore biancastro) è decisamente probabile che la malattia sia proprio l’ernia del cavolo. Una malattia che può dare manifestazioni simili è quella provocata dall’Agrobacterium tumefaciens; con un po’ di esperienza si potrà però distinguere fra le due malattie.
Con il passare del tempo, le ernie tendono a ingrandirsi e ad assumere una colorazione più scura; in seguito marciranno insieme alle radici e ciò porterà alla morte della pianta.
L’ernia del cavolo può talvolta interessare anche la parte bassa del fusto della pianta.

Radici invase dal Plasmodiophora brassicae
Ernia del cavolo – Prevenzione
Come accennato nella prima parte dell’articolo, l’ernia del cavolo è una malattia molto grave e l’arma più efficace è sicuramente la prevenzione; infatti, una volta che la malattia si è manifestata, ben poco possono i trattamenti antifungini.
Dal momento uno dei fattori favorenti l’insorgenza dell’ernia del cavolo è la forte acidità del terreno, nel caso in cui il pH del terreno sia inferiore a 6 (esistono sonde, non troppo costose, facilmente reperibili nei negozi specializzati oppure online), si può provvedere rendendo il terreno meno acido; tale obiettivo può essere raggiunto arricchendo il terreno con litotamnio, una polvere ottenuta dalla macinazione meccanica di sedimenti calcarei marini; si tratta di un prodotto per lo più composto da carbonato di calcio; è facilmente reperibile in commercio ed è spesso utilizzato nell’agricoltura biologica.
Altro nemico da combattere per prevenire l’ernia del cavolo è l’eccessiva umidità del terreno; occorre quindi una certa attenzione nelle procedure di irrigazione (a tal proposito si consulti l’articolo Irrigazione dell’orto) evitando i deleteri ristagni idrici, una delle concause di molte malattie provocate da funghi.
Può essere anche d’aiuto la pratica della rotazione colturale; infatti, coltivare continuamente le medesime colture nel solito appezzamento di terreno può causare diversi inconvenienti, non solo l’insorgenza di malattie parassitarie, ma anche la riduzione della fertilità del suolo e un maggiore sviluppo di erbe infestanti. Per approfondire questo punto si consulti l’articolo Rotazione delle colture.
È buona pratica, inoltre, al momento dell’acquisto delle piantine, verificare che queste siano perfettamente sane (non è poi così infrequente che la malattia si sviluppi nel vivaio).
Un suggerimento che arriva dall’agricoltura biologica è quello di seminare delle piantine di menta fra una pianta di cavolo e l’altra; gli stoloni delle piantine di menta, infatti, producono sostanze che combattono il Plasmodiophora brassicae.
Se, sfortunatamente, ci si dovesse rendere conto che alcune nostre Crucifere sono state colpite dalla malattia, è necessario rimuoverle immediatamente dal terreno e bruciarle in un luogo distante dall’orto.
Le piante circostanti che non mostrano segni di malattia dovrebbero essere trattate con anticrittogamici a base di zolfo.