La coltivazione idroponica (o semplicemente idroponica o metodo idroponico) è una metodologia di coltura che non utilizza il terreno come substrato per far attecchire e crescere le piante, bensì soluzioni acquose arricchite di sali minerali e altre sostanze utili per la sopravvivenza e la crescita dei vegetali. Il termine, infatti, deriva da due parole in greco antico che significano acqua (hýdor) e lavoro (pónos). Questa tipologia di coltura era conosciuta anche dalle civiltà antiche, ma solo alla fine del diciannovesimo secolo è stata ben teorizzata e sviluppata da un chimico (Sach) e un fisiologo (Knop). Lo scopo dei due studiosi era fare ricerche sulla nutrizione minerale delle piante. Ancora oggi, le principali soluzioni nutritive hanno formule che non si discostano molto da quelle originali e spesso sono indicate dai nomi dei due scienziati. Nel 1933 fu pubblicata una formula di soluzione di Hoagland, ancora oggi molto utilizzata. Essa comprende i principali elementi chimici utilizzati dalle piante: azoto, fosforo, calcio, potassio, zolfo, magnesio, boro, ferro, manganese, zinco, molibdeno e rame. La formula ovviamente precisa anche le quantità, ma fortunatamente sono in vendita soluzioni adatte nei negozi di giardinaggio e sul Web e non è necessario prepararla artigianalmente (anche se è possibile, con gli elementi di base e una minima conoscenza della chimica).
In linea di principio, è sufficiente una soluzione totalmente liquida, ma il perfezionamento della tecnica di coltura idroponica ha portato a utilizzare sempre più spesso un substrato inerte (cioè che non concorre ai processi fisiologici di vita della pianta), che ha lo scopo di dare sostegno alle radici. Il substrato può essere vario: argilla, ghiaia, sabbia, fibra di cocco, perlite, zeolite o altri minerali vulcanici, fino a combinazioni come il mapito (lana di roccia + fibra di cocco). Inoltre, il fondo dei contenitori che contengono la soluzione è scuro (o sono foderati con materiale plastico nero) in modo che le radici che trovano spazio nel substrato non siano raggiunte dalla luce.
Coltivazione idroponica: pregi e difetti
Il principale vantaggio di adottare una coltura idroponica è quello di avere sotto un perfetto controllo l’ambiente in cui la pianta cresce: infatti, non solo si possono tarare esattamente le percentuali degli elementi chimici disciolti nella soluzione acquosa, ma si possono facilmente mantenere costanti il pH, la temperatura e, in ambienti opportunamente predisposti (come le serre per la coltura idroponica commerciale), anche l’illuminazione. Così facendo si controlla esattamente l’alimentazione della pianta, riuscendo a somministrare la soluzione ottimale in base al tipo di vegetale coltivato.
Nonostante la coltivazione idroponica utilizzi principalmente l’acqua, consente di risparmiarla, se confrontata alla coltivazione in suolo, in cui si hanno dispersione ed evaporazione costanti. Inoltre, nei substrati e nei vasi non crescono altre piante infestanti, come avviene nel terreno, quindi l’utilizzo di diserbanti è sicuramente limitato rispetto alla coltura in suolo. Infine, tra i vantaggi è c’è quello che la coltivazione può essere fatta anche in condizioni climatiche avverse, perché le piante crescono in casa o in serre e non sono esposte alle condizioni metereologiche. Non a caso sono state realizzate coltivazioni idroponiche anche in Antartide.

Idroponica deriva dal greco e significa “che lavora con l’acqua”
Naturalmente non ci sono solo vantaggi. Il principale svantaggio è che il successo della coltivazione dipende da ogni decisione presa da chi realizza la coltura: un errore, anche piccolo, nella composizione o nel pH della soluzione, nell’illuminazione o nella temperatura può compromettere il raccolto e la vita stessa delle piante in poche ore. Nella coltivazione nel suolo spesso esistono meccanismi di retroazione più lenti in grado di riportare le condizioni più favorevoli alla pianta, con la presenza di microorganismi che possono ovviare a qualche errore di coltivazione, concimazione o condizioni climatiche avverse. Altro punto critico che ovviamente non si ha nelle coltivazioni più tradizionali, è la necessità di controllare la temperatura: occorre che non salga tipicamente oltre i 26 °C circa, altrimenti la crescita rallenta; sopra i 35 °C spesso le piante soffrono fino a morire. Ciò può comportare un notevole costo, nelle coltivazioni a scopi commerciali, perché occorre prevedere sistemi di condizionamento, che riescano ad abbassare il riscaldamento indotto dalle lampade d’illuminazione. Il costo iniziale di un sistema idroponico commerciale è quindi citato tra gli aspetti sfavorevoli, che però è evidente per le coltivazioni avviate a scopo di reddito. Volendo provare la coltivazione idroponica in casa, ovviamente il costo iniziale si riduce ai contenitori e alla soluzione in vendita anche presso i rivenditori di prodotti di giardinaggio o sul Web.
Coltivazione idroponica fai da te
Come visto parlando di aspetti negativi e positivi, esistono essenzialmente due tipi di coltivazioni idroponiche: quelle domestiche, in cui si utilizzano pochi contenitori in casa per far crescere piccole piante, generalmente a scopo culinario oppure ornamentale, e quelle commerciali, in cui nelle serre, invece di avere vasi o parcelle di terreno coltivato, si usa la tecnica idroponica per produrre quantità di piante e/o ortaggi. Anche se in linea di principio ogni pianta potrebbe essere coltivata in idroponica, esistono specie più adatte, ove la resa è maggiore. Per esempio, molte piante a foglia larga verde sono coltivabili con buoni risultati. Tra le specie ornamentali, vale la pena citare le piante da appartamento come il ficus, il pothos, alcune specie di dracena e il filodendro. Altre piante eccellenti per la coltura idroponica sono la maggior parte delle orchidee. Tra gli ortaggi, ottimi risultati si ottengono con pomodori, peperoni, cetrioli, con la maggior parte delle insalate e con alcune erbe aromatiche (principalmente prezzemolo, basilico, timo, aneto).
Per quanto riguarda i contenitori, per una coltura idroponica fai da te si possono usare semplici vasi o bottiglie di plastica, ma per risultati più professionali si possono acquistare contenitori appositi: i più semplici sono solo vaschette con opportuni substrati o la possibilità di controllare il livello del liquido. Sono però in vendita anche sistemi (kit fai da te) per la coltura idroponica molto tecnologici, dotati d’illuminazione a led e pannelli di controllo che avvisano quando occorre alimentare il sistema con la soluzione e che accendono e spengono automaticamente le luci. I kit più completi sono venduti addirittura corredati di semi.